SU VODAFONE UNA PIOGGIA DI SOLDI - L’USCITA DALLA JOINT VENTURE CON VERIZON PER 130 MILIARDI DI DOLLARI: CHE CI FARA’ COLAO? CHE NE SARÀ DI TELECOM ITALIA?

Francesco Spini per "La Stampa"

Per il momento c'è solo la conferma delle trattative e nulla più. Ma la possibile uscita di Vodafone dalla joint venture con Verizon negli Stati Uniti (la Verizon Wireless) galvanizza il mercato. Primo perché se il gruppo guidato da Vittorio Colao per la sua quota del 45% riuscisse a spuntare a Verizon l'astronomica cifra di 130 miliardi di dollari (poco più di 98 miliardi di euro) metterebbe a segno l'operazione più ricca mai vista dopo l'acquisizione di Mannesmann sempre da parte di Vodafone.

E poi - e questo al mercato interessa maggiormente - perché rilancerebbe una volta di più il processo di consolidamento in corso nel settore. In una ventina di giorni questa è la terza mossa sulla scacchiera dei telefoni. Grandi protagoniste Telefonica con la prenotazione della tedesca E-Plus da Kpn, e la América Móvil del magnate messicano Carlos Slim che vuole il 100% proprio di Kpn, appoggiando le mire spagnole in Germania.

Insomma il settore è in fermento e, secondo gli analisti, la prossima tappa sarà ancora in Europa. Del resto l'operazione di Vodafone riguarda anche l'Italia, se non altro perché nell'affare, secondo voci, rientrerebbe anche il 23% di Vodafone Italia in mano a Verizon e che tornerebbe invece alla casa madre londinese. Secondo diversi analisti, al termine delle manovre, Vodafone (che in Borsa è arrivata a guadagnare oltre l'8,3% e Verizon il 4%) si caricherebbe di cassa, tra i 35 e i 46 miliardi di euro.

Per fare cosa? In parte per remunerare i propri azionisti con un dividendo straordinario ipotizzato fino a 30 miliardi di dollari e programmi di buyback. In parte per rafforzare il business e giocare un ruolo nel consolidamento. Secondo Robin Bienenstock, senior analist alla Bernstein Research, per esempio, Vodafone e la sua cassa potrebbero finire nel mirino di At&T o di Softbank. O, a sua volta, aprire la stagione della caccia in Europa, con possibili target come l'italo-svizzera Fastweb, la spagnola Ono (i due valgono 8 miliardi di euro), e completare il quadro con la francese Sfr.

Le ipotesi si spingono a considerare strade mai battute finora, come quella di combinare, acquistandole, la brasiliana Gvt, messa in vendita da Vivendi, e la Tim Brasil che Telecom Italia giura però di non voler cedere. Ma è sempre una questione di prezzo. Scenari di un mercato che spera in prossimi sviluppi anche in casa Telecom. Tant'è che, sull'onda delle indiscrezioni dei colloqui Vodafone-Verizon (ma «non c'è certezza che l'accordo sarà raggiunto», hanno specificato da Londra) anche il titolo italiano ha avuto una fiammata fino al +3%, sgonfiandosi solo a fine seduta (+0,7%).

Il punto è che a settembre si aprirà la finestra per le disdette del patto di Telco, la scatola che controlla il 22,4% di Telecom Italia, da cui Mediobanca ha già detto di voler uscire. Lo stesso Generali, senza però specificare tempi e modalità. Gli effetti di tali disdette si avranno dopo sei mesi. Ma il mercato scommette in tempi più brevi per l'arrivo di un nuovo partner industriale a guidare il riassetto. Ed è possibile che della cosa si parli nelle prossime settimane, in vista del cda di Telecom del 19 settembre.

Il pressing del consolidamento mondiale potrebbe spingere l'eventuale pretendente di Telecom allo scoperto. I nomi? Sempre quelli: la América Móvil di Carlos Slim, in sintonia con Telefonica dopo il suo via libera su EPlus. Osservatori non escludono un passo in avanti dell'americana At&T, che già nel 2007 affiancò il miliardario messicano nella tentata conquista di Telecom, strada maestra per il pregiato mercato del Sudamerica.

 

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