ceccarelli presentazione libro

CAFONAL! IL BESTIARIO DI FILIPPO CECCARELLI - COSSIGA CHE A PAOLO VI DICE: “SANTITÀ, MENO MALE CHE NON È ENTRATO IN POLITICA: AVREMMO AVUTO UN POSTO DA PRESIDENTE DEL CONSIGLIO IN MENO” – CRAXI “MASTRO LINDO SENZA ORECCHINO", IL FILM CHE FELLINI VAGHEGGIO’ SUL CAV E 'I NOVISSIMI' RENZI, SALVINI E DI MAIO: 70 ANNI DI CLASSI DIRIGENTI - DA MARCO FOLLINI A CALOGERO MANNINO: LA PRESENTAZIONE A ROMA DEL LIBRO

Luciano Di Bacco per Dagospia

filippo ceccarelli marco damilano

Gian Antonio Stella per www.corriere.it

 

«Tutti li sogni cascheno, / mattone pe’ mattone, / e drento ar porverone / nun m’aritrovo più...», dice una vecchia canzone romana che sospira sulla demolizione, causa ristrutturazione, della «Casetta de Trastevere / casa de mamma mia». E così si sente Filippo Ceccarelli, sorridendo di sé stesso nel libro Invano. Il potere in Italia da De Gasperi a questi qua (Feltrinelli): non si ritrova più.

 

Oddio, non che l’acuminato e irridente osservatore della prima, della seconda e della terza Repubblica si sia mai sentito a «casa de mamma sua» in quella o quell’altra casetta politica. Anzi, centinaia di articoli su «Panorama», «Stampa» e «Repubblica» son lì a testimoniare quanto lui sia stato sempre estraneo a un giornalismo d’appartenenza. Ha visto, ascoltato, annotato, scritto. Con ironia, distacco, eleganza e una punta qua e là di garbata ferocia davanti a certe cose che, come direbbe il nonno Ceccarius, cultore della storia e della cultura popolare romana, proprio «nun se ponno fa…».

fabrizio roncone

 

«È sparito il prima. Sembra che tutto sia accaduto la settimana scorsa. Prima non è mai successo niente, prima è il vuoto assoluto, l’anno zero, la tabula rasa — scrive Ceccarelli —. C’entrerà la tecnologia, o il logorio della vita moderna, come diceva un antico carosello di un digestivo al carciofo, ma qui in Italia il passato se la sta svignando di brutto, l’esperienza nessuno la tiene più in conto, la storia si perde, la memoria evapora…».

 

Per questo ha scritto Invano. Per ricordare, invano forse, «in una società allegramente scordarella», come siamo arrivati fin qua. Con quali virtù, errori, colpe, sciatterie e quali statisti e quali «uomini, mezz’uomini, ominicchi, pigliainculo e quaquaraquà», per dirla con Leonardo Sciascia. Perché senza ricordi «si costruiscono case sotto il vulcano, vicino ai torrenti, in zona sismica. Si edificano ponti che crollano. Si va a fare ciao-ciao con navi da crociera rasente alle isolette. E poi tutti a piangere e a cercare i colpevoli».

 

elena polidori massimo teodori

Ed ecco Alcide De Gasperi che, mortificato dal rifiuto di Pio XII a una udienza privata perché aveva osato dire no a un’alleanza col Msi, risponde a schiena diritta: «Come cristiano accetto l’umiliazione; come presidente del Consiglio la dignità e l’autorità che rappresento, e della quale non mi posso spogliare, mi impongono di esprimere lo stupore per un rifiuto così eccezionale». E Giulio Andreotti che secondo Leo Longanesi aveva una stretta di mano disorientante («Un po’ fredda, un po’ umida, tenera come una braciolina di vitello») e per Henry Kissinger nascondeva coi «modi da professore (…) una mente politica affilata come un rasoio».

 

E Giovanni Battista Montini, Paolo VI, che «fu in realtà una specie di supermegasovrano di una Dc che del Sacro Soglio era l’emanazione terrena» e un giorno si sentì dire da Francesco Cossiga: «Santità, meno male che lei si è fatto prete e non è entrato in politica: avremmo avuto a lungo un posto da presidente del Consiglio in meno».

 

edoardo novelli pietrangelo buttafuoco filippo ceccarelli marco damilano

Solo aneddoti, amenità, curiosaggini della storia? Mica tanto. L’ambizione di «concentrarsi sulle caratteristiche umane, oserei dire antropologiche delle varie classi di governo» è nel libro funzionale a capire «come» nel tempo è cambiata la classe dirigente. E con questa la burocrazia, l’economia, la finanza, gli italiani, lo Stato. «Un mattone che pesa come una risma di extra-strong, e come tale può essere utilmente utilizzato come fermaporta nelle giornate ventose»: così Ceccarelli ride del suo voluminoso volume. Pesare sì, pesa. Ma perché è un grande almanacco dell’Italia, degli italiani e dei loro bestiari politici. Che fa capire più di pensosi saggi.

 

calogero mannino

C’è la «Weltanschauung» diccì spiegata dall’allora potentissimo Franco Evangelisti: «Nella Dc nun se butta gnente. Mai mettersi in testa di dettare i comandamenti del buon democristiano: primo, devi fare così; secondo, non devi fare cosà; terzo, parla così; quarto, questo; quinto, quello... No! Devi dire: fate come vi pare, basta che portate voti!». E l’irruenza di Bettino Craxi che prese il potere quando aveva solo 42 anni e sprizzava energia e pareva «una specie di Mastro Lindo senza orecchino» e prendeva il mondo a spallate e spinse Gianni De Michelis a dire, spericolato: «È cominciata un’epoca che ha un solo precedente nella storia, la Belle Époque, e noi dobbiamo soltanto preoccuparci di conquistare un posto in prima fila».

calogero mannino (2)

 

E l’intuizione del declino avuta dal diversamente lugubre Mino Martinazzoli che chiamavano «Lumino» ma era un uomo di raffinato umorismo che avvertì il passaggio dai valori ai venditori: «La nave è ormai in mano al cuoco di bordo e ciò che trasmette il megafono del comandante non è la rotta, ma ciò che mangeremo domani». E lo sfondamento di Silvio Berlusconi sul quale Federico Fellini vagheggiò un film col magnate «Bernuscotti» che dopo aver «comprato l’Arsenale, la chiesa della Salute, i principali alberghi e palazzi (…) scendeva in elicottero su piazza San Marco, accolto da consiglieri, nani e giocolieri…».

 

E poi Romano Prodi che del Cavaliere «incarnò la più spontanea, radicata, antropologica, esistenziale e, bisogna aggiungere, efficace alternativa». E Roberto Calderoli che disse che la ministra Cécile Kyenge gli ricordava «un orango» e fu ricambiato dalla notizia che «il papà della Kyenge, nel suo villaggio africano, aveva anche lui allestito un rito collettivo, impropriamente definito “macumba”, comunque ai danni di Calderoli» il quale da quell’istante fu investito da un sacco di guai.

andrea garibaldi federica re david

 

Ma i «nuovi», anzi «i Novissimi»? Sfinito dal passato, Ceccarelli scrive che non aveva fiato d’occuparsi di Renzi, Salvini e Di Maio: «In un paese di maschere, eccoli rispondere ai rispettivi soprannomi de “il Bomba”, “il Capitano” e “Giggino”: e già nel ripetermi questa piccola trinità mi risale alla mente l’espressione corrucciata della sora Lella in un film di Verdone: “Annamo bbene” e scuote la testa “annamo propio bbene!...”»

Poi ha ceduto. E li ha messi appunto tutti insieme: causa ed effetto. Diversi ma mica troppo: «Avendo il nulla alle spalle, si trovano a loro agio nel carnevale permanente che non di rado contribuiscono ad alimentare e a estendere. Ignorano gerarchie e cronologie. Confondono l’oggettività con l’impatto emotivo, l’attendibilità con la testimonianza, l’autorevolezza con la narrazione. Sono bravi a individuare capri espiatori e lesti a addossar loro le colpe».

 

pietrangelo buttafuoco calogero mannino

Peggio: «Immersi nella società dell’istante, hanno sempre fretta. Il tempo mediatico si divora da solo, la complessità impone loro di essere sbrigativi per cui già vivono il presente come passato. Questo obbligo di tempestività comporta riflessi pronti, battute pronte, soluzioni pronte e cappellate prontissime. Ma è meno grave di quanto si pensi per il semplice fatto che non c’è proprio il tempo di pensare. Assai più che offrire soluzioni e risolvere problemi, la politica significa imprimere un ritmo, possibilmente un’accelerazione».

 

pino corrias filippo ceccarelli

Ma, conclude Ceccarelli sbuffando esausto davanti alle «res gestae del trio» («Ce ne faremo una ragione», «non accettiamo lezioni», «non mi faccio fare la morale», «non ci perdo il sonno», «la pacchia è finita», «la mangiatoia è finita», «la musica è cambiata», «li spianiamo», «li asfaltiamo») questa corsa sfrenata sempre più vertiginosa e sovraeccitata non è detto possa durare a lungo.

 

«Anche l’usura, io credo, corre veloce, velocissima. I democristiani e i comunisti, di riffa o di raffa, sono durati quasi mezzo secolo. La parabola di Renzi si è bruciata in meno di tre anni. Nell’era dell’istantaneità il consenso è volatile e la ruota gira. È brutto dirlo, ma questa particolare velocità, per una volta, suona come motivo di speranza o di consolazione».

 

Gli incontri

stefano menichini

Filippo Ceccarelli incontrerà i lettori di «Invano» (Feltrinelli) il 17 novembre a Cuneo al festival Scrittorincittà con Luciano Fontana e Carlo Puca (ore 14,30) e a Milano, a Bookcity, il 18 novembre (ore 16, presso l’Archivio di Stato)

 

pino corrias massimo teodori betta scarpa elena polidorimarco damilano filippo ceccarelli edoardo novelliroberto cicutto giancarlo scarchilligiovanna casadio pietrangelo buttafuocoinvitatilibro presentatomarco follini massimo teodorimarco follini pietrangelo buttafuoco calogero manninomarco damilanomarco follini con marco damilanopietrangelo buttafuoco marco follini marco damilano filippo ceccarelli edoardo novellimarco ravaglioli roberto cicuttomaurizio meschinomarco follini pietrangelo buttafuocomarco ravaglioli bruno piattellimarco ravagliolimassimo teodorimarino sinibaldi bruno manfellottomassimo teodori paolo contimarino sinibaldi elena polidoristefano menichini marco damilano

Ultimi Dagoreport

nicola gratteri giorgia meloni magistrati magistratura toghe

DAGOREPORT – IN POLITICA IL VUOTO NON ESISTE E QUANDO SI APPALESA, ZAC!, VIENE SUBITO OCCUPATO. E ORA CHE IL CENTROSINISTRA È FRAMMENTATO, INCONCLUDENTE E LITIGIOSO, CHI SI PRENDE LA BRIGA DI FARE OPPOSIZIONE AL GOVERNO NEO-TRUMPIANO DI MELONI? MA È OVVIO: LA MAGISTRATURA! - LA CLAMOROSA PROTESTA DELLE TOGHE CONTRO NORDIO ALL’INAUGURAZIONE DELL’ANNO GIUDIZIARIO, LE INDAGINI SU SANTANCHE' E LA RUSSA, I DOCUMENTI DEI SERVIZI SEGRETI SU GAETANO CAPUTI, PASSATI “ACCIDENTALMENTE” DALLA PROCURA DI ROMA AL “DOMANI”: TUTTI “INDIZI” CHE LA GUERRA È COMINCIATA – VIDEO: GRATTERI CONTRO NORDIO A “OTTO E MEZZO”

giorgia meloni ignazio la russa daniela santanche

QUESTA VOLTA LA “PITONESSA” L’HA FATTA FUORI DAL VASO: IL “CHISSENEFREGA” LANCIATO A GIORNALI UNIFICATI POTREBBE ESSERE LA GOCCIA CHE FA TRABOCCARE IL VASO DELLE SUE DIMISSIONI. LA MINISTRA DEL TURISMO, CON ARROGANZA MAI VISTA, DICHIARA URBI ET ORBI CHE SE NE FOTTE DEL PARTITO E DELLA MELONI (“L’IMPATTO SUL MIO LAVORO LO VALUTO IO”). INFINE LANCIA UNA FRECCIATA-AVVERTIMENTO ALL’AMICO LA RUSSA (“NON MI ABBANDONERÀ MAI”) – ALT! LA "SANTADECHÈ" SMENTISCE TUTTO: "SE GIORGIA MELONI MI CHIEDESSE DI DIMETTERMI NON AVREI DUBBI. NON HO MAI DETTO 'CHISSENEFREGA". QUINDI NON UNO, MA QUATTRO GIORNALISTI HANNO CAPITO MALE E HANNO FATTO "RICOSTRUZIONI FANTASIOSE"?

gaetano caputi giorgia meloni giuseppe del deo

DAGOREPORT - 'STO DOCUMENTO, LO VOI O NON LO VOI? GROSSA INCAZZATURA A PALAZZO CHIGI VERSO IL PROCURATORE CAPO DI ROMA, FRANCESCO LO VOI: IL DOCUMENTO-BOMBA PUBBLICATO DA "DOMANI", CHE RIVELA LO SPIONAGGIO A DANNO DI GAETANO CAPUTI, CAPO DI GABINETTO DELLA MELONI, NON SAREBBE MAI DOVUTO FINIRE NEL FASCICOLO D'INDAGINE (NATO PROPRIO DA UNA DENUNCIA DI CAPUTI) - LA DUCETTA, DAL BAHREIN, HA URLATO CONTRO I SUOI E CONTRO L'AISI - E IL QUOTIDIANO DI FITTIPALDI CI METTE IL CARICO SCODELLANDO IL TESTO INTEGRALE DEL DOCUMENTO, DOVE SI AMMETTE CHE PALAZZO CHIGI SPIAVA… PALAZZO CHIGI! – L’AISI RISPONDE CHE AD ATTIVARE L'INDAGINE È STATO GIUSEPPE DEL DEO, ALLORA VICE DELL’AISI (ORA NUMERO DUE DEL DIS), SU DISPOSIZIONE DELL'EX DIRETTORE DELL'AGENZIA INTERNA, MARIO PARENTE. DOMANDA: PARENTE DA CHI HA RICEVUTO TALE RICHIESTA? 

francesco saverio marini sabino cassese giorgia meloni premierato

DAGOREPORT – IL PREMIERATO? ANNACQUATO! DOMANI GIORGIA MELONI RIUNIRÀ I SUOI COSTITUZIONALISTI PREFERITI (MARINI E CASSESE) PER METTERE NERO SU BIANCO L’IPOTESI DI UN PREMIERATO “DI FATTO”. UNA RIUNIONE PRELIMINARE A CUI SEGUIRÀ UN INCONTRO CON I VERTICI DEL PARTITO PER TIRARE LE SOMME E VARARE LA NUOVA STRATEGIA: LA COSTITUZIONE NON SI TOCCA, PER FARE LA “MADRE DI TUTTE LE RIFORME” BASTA CAMBIARE LA LEGGE ELETTORALE – TROVATA LA QUADRA PER LA CONSULTA: MARINI IN QUOTA FDI, LUCIANI PER IL PD E…

giorgia meloni daniela santanche ignazio la russa

DAGOREPORT – DANIELA SANTANCHÈ NON È GENNARO SANGIULIANO, UN GIORNALISTA PRESTATO ALLA POLITICA SENZA “PROTETTORI”: GIORGIA MELONI NON PUÒ SFANCULARLA SENZA FAR SALTARE I NERVI A LA RUSSA. E SAREBBE UN BOOMERANG POLITICO PER LA DUCETTA DEI DUE MONDI: ‘GNAZIO È UN PESO MASSIMO DEL PARTITO, GOVERNA DI FATTO LA LOMBARDIA TRAMITE LA SUA CORRENTE MILANESE. SOPRATTUTTO, È IL PRESIDENTE DEL SENATO. MEGLIO NON FARLO IRRITARE: LA VENDETTA, LO SGAMBETTO, “L’INCIDENTE D’AULA”, POSSONO ESSERE SEMPRE DIETRO L’ANGOLO…

luigi lovaglio - francesco gaetano caltagirone - giancarlo giorgetti - milleri - alberto nagel - philippe donnet mediobanca mps giorgia meloni

DAGOREPORT - A RACCONTARLO NON CI SI CREDE. RISULTATO DEL PRIMO GIORNO DI OPS DEL MONTE DEI PASCHI SU MEDIOBANCA: TRACOLLO DELLA BANCA SENESE - SE IL MEF DI GIORGETTI, CHE HA L’11,7% DI MPS, LO PRENDE IN QUEL POSTO (PERDENDO 71 MILIONI), IL DUPLEX CALTAGIRONE-MILLERI FA BINGO: 154 MILIONI IN UN GIORNO - INFATTI: SE I DUE COMPARI PERDONO SU MPS 90 MILIONI, NE GUADAGNANO 244 AVENDO IL 25,3% DI MEDIOBANCA - E DOPO IL “VAFFA” DEL MERCATO, CHE SUCCEDERÀ? TECNICAMENTE L’OPERAZIONE CALTA-MILLERI, SUPPORTATA DALLA MELONI IN MODALITÀ TRUMP, È POSSIBILE CON UN AUMENTO DI CAPITALE DI MPS DI 4 MILIARDI (PREVISTO PER APRILE) - PER DIFENDERE MEDIOBANCA DALL’ASSALTO, NAGEL DOVRÀ CHIEDERE AL BOSS DI GENERALI, PHILIPPE DONNET, DI CHIAMARE ALLE ARMI I POTENTI FONDI INTERNAZIONALI, GRANDI AZIONISTI DI MEDIOBANCA E DI GENERALI, PER SBARRARE IL PASSO AL “CALTARICCONE” ALLA FIAMMA (FDI)