dino viola

DINO VIOLA PER SEMPRE – 30 ANNI FA SE NE ANDAVA IL PRESIDENTE CHE HA FATTO GRANDE LA ROMA” (COPYRIGHT BRUNO CONTI) – CAGNUCCI: ("IL ROMANISTA"): “CI SONO UOMINI CHE VOTANO L'INTERA VITA A UNA CAUSA, VIOLA L'HA DEDICATA AL CLUB GIALLOROSSO. CI HA LITIGATO ANCHE, CI HA SOFFERTO. L'ACQUISTO DI MANFREDONIA FU UNA FERITA. COSÌ COME LE CESSIONI DI DI BARTOLOMEI, CEREZO, ANCELOTTI E LA QUERELLE LEGALE CON FALCAO. NON SOPPORTAVA CHE LA ROMA LA CHIAMASSERO ROMETTA…” – ECCO CHI C’ERA ALLA MESSA IN COMMEMORAZIONE DI VIOLA- FOTO+VIDEO

 

Foto di Luciano di Bacco per Dagospia

 

Tonino Cagnucci per ilromanista.eu

 

Giocavamo col Pisa quel giorno... Dino Viola ha amato la Roma più di qualsiasi altra cosa, da quando ragazzino la scoprì su un tram che portava a Testaccio fino a quando se l'è stretta per l'ultima volta, il 19 gennaio 1991. Trent'anni fa oggi.

guido d ubaldo ettore viola foto di bacco

 

Persino in guerra.

Nel 1942 era a Pontedera, nelle campagne di Curigliana, come ufficiale della regia aeronautica militare, addetto ai collaudi dei P. 1088B Piaggio, l'unico bombardiere strategico quadrimotore italiano della seconda guerra mondiale. C'era la guerra. Ma c'era la Roma che giocava a Livorno e Pontedera dista 37 chilometri. Ci andò in bicicletta con la Signora Flora. Era il 7 giugno. Si erano sposati il 30 aprile di quell'anno, quattro giorni prima era andato a Venezia che quel giorno era romantica soprattutto perché ci giocava la Roma. Trentasette chilometri in bicicletta per vederla, trentasette anni per sposarla: nel maggio del 1979 diventa presidente. Diventa tutto.

 

guido d ubaldo sebino nela riccardo viola foto di bacco

Se è vero che c'è stata una Roma prima e dopo Falcao, cos'è stata la Roma prima e dopo Viola che Falcao lo ha portato qui? L'Ingegnere è stato l'architetto del nostro sogno, e insieme il suo custode più feroce e dolce: faceva tutto, da comprare Falcao fino a spegnere le luci di quella che considerava casa sua per darle la buonanotte. Sognavamo tutti e quando dopo 41 anni ci risvegliammo da quella che lui stesso definì "una prigionia", era tutto vero.

 

tifosi storici della roma di dino viola foto di bacco

Era la Roma campione. Era la Roma più bella e grande. Era una continua emozione. Più che i campioni e i trofei, ve lo ricordate lo stadio? Le luci? Le bandiere? La Roma? Ci sono uomini che votano l'intera vita a una causa, Viola l'ha dedicata alla Roma. Pure troppo. Pure tutto. Puro amore. La Roma la sentiva sua. La Roma in quegli anni era sua. Questione di sangue, tigna, piglio. Ci ha litigato anche, ci ha sofferto. L'acquisto di Manfredonia fu una ferita. Così come le cessioni di Di Bartolomei, Cerezo, Ancelotti e la querelle legale con Falcao. Quando e se ha sbagliato lo ha fatto per eccesso di amore, proprio per quel senso di appartenenza totale e feroce alla causa, alla squadra, alla sposa. Quando è stato contestato è stato fatto solo per eccesso di amore, perché Dino Dino Viola alè, è andato oltre a certi canti degli ultimi anni, è andato oltre perché lui era lui anche per noi: il più grande.

 

riccardo viola la moglie anna e alberto mandolesi foto di bacco

Forse è stato troppo grande anche per quei tempi: ha visto prima degli altri la Roma che avrebbe costruito e prima degli altri anche quella che avrebbe potuto ancora costruire. Tante immagini che restano lo ritraggono di profilo, come a guardare chissà quale punto, ma sempre fisso, sempre lontano. La più bella, forse, è quella in tribuna il giorno di Roma-Juventus del 16 marzo 1986, con uno stadio intero che si stava colorando e lui – unico in quel parterre in piedi – assiso a fissare uno spettacolo mai visto primo. Mai come in quel momento era il Presidente di tutta quella gente. Si stagliava dal contesto ma era proprio così che quella diventava la sua gente.

 

gudo d ubaldo fabrizio grassetti foto di bacco

Dopo il terzo gol nella prima di Coppa Campioni col Goteborg disse: «Mi sono alzato e mi sono messo a guardare il pubblico». Mentre tutti guardavano la più forte e bella Roma di sempre in campo, lui guardava Roma guardare la sua Roma. Altro che Las Meninas di Velasquez (il quadro in cui pittore si dipinge dipingere mentre è dipinto). È stato un quadro l'epoca di Dino Viola che ogni romanista ha appeso in casa.

 

parrocchia di san roberto bellarmino foto di bacco

Credo che Dino Viola si ricaricasse facendo questo: guardando la Sud spesso, perché nel frattempo per la Roma lui aveva sfidato tutto. E contro la smisurata arroganza e i centimetri del potere, ha vinto lo Scudetto più bello, cinque Coppa Italia, è arrivato tre volte secondo, due volte terzo, in finale di Coppa Uefa e nella finale della Coppa dei Campioni. Ha insegnato a scriverci in corsivo, a capire che eravamo grandi, che la nostra storia "non so du' coppette". Che dobbiamo sentirci destinati a esserlo grandi. Comunque. Non sopportava che la Roma la chiamassero Rometta e aveva ragione: la Roma è la Roma. Sempre.

 

sebino nela foto di bacco (2)

Dopo di lui l'autostima del tifoso romanista non è stata più la stessa. Ci ha condotto lì dove nessuno ci aveva nemmeno sperato di portare eppure la sensazione che ha lasciato – e si è lasciato- è persino quella di un qualcosa di incompiuto: quella Coppa, lo Stadio, comunque un qualcosa che racconta una misura incolmabile. Forse bastano quei 37 chilometri tra Pontedera e Livorno o lo striscione della Sud il giorno dopo la sua morte per provare almeno a suggerirla: "In 12 anni hai dato molto, ieri tutto". Per lui non sarebbe stato ancora abbastanza da dare alla Roma. Giocavamo col Pisa quel giorno. Col Pisa, che si trova tra Pontedera e Livorno.

antonio bongi fondatore dei cucs e boys con massimo di roma capoccia foto di baccodino violadino viola il presidente del secondo scudettosebino nela foto di bacco dino violadino viola tottiDINO VIOLAdino viola francesco tottiLIEDHOLM - CONTI - DINO VIOLA - FALCAOdino violariccardo viola con la moglie anna foto di baccoalberto mandolesi foto di bacco

 

 

fabrizio grassetti ettore viola alberto mandolesi foto di baccodon alberto foto di bacco messa in ricordo del presidente dino viola foto di baccofabrizio grassetti con ettore viola foto di bacco

Ultimi Dagoreport

jd vance papa francesco bergoglio

PAPA FRANCESCO NON VOLEVA INCONTRARE JD VANCE E HA MANDATO AVANTI PAROLIN – BERGOGLIO HA CAMBIATO IDEA SOLO DOPO L’INCONTRO DEL NUMERO DUE DI TRUMP CON IL SEGRETARIO DI STATO: VANCE SI È MOSTRATO RICETTIVO DI FRONTE AL LUNGO ELENCO DI DOSSIER SU CUI LA CHIESA È AGLI ANTIPODI DELL’AMMINISTRAZIONE AMERICANA, E HA PROMESSO DI COINVOLGERE IL TYCOON. A QUEL PUNTO IL PONTEFICE SI È CONVINTO E HA ACCONSENTITO AL BREVE FACCIA A FACCIA – SUI SOCIAL SI SPRECANO POST E MEME SULLA COINCIDENZA TRA LA VISITA E LA MORTE DEL PAPA: “È SOPRAVVISSUTO A UNA POLMONITE BILATERALE, MA NON È RIUSCITO A SOPRAVVIVERE AL FETORE DELL’AUTORITARISMO TEOCRATICO” – I MEME

jd vance roma giorgia meloni

DAGOREPORT – LA VISITA DEL SUPER CAFONE VANCE A ROMA HA VISTO UN SISTEMA DI SICUREZZA CHE IN CITTÀ NON VENIVA ATTUATO DAI TEMPI DEL RAPIMENTO MORO. MOLTO PIÙ STRINGENTE DI QUANTO È ACCADUTO PER LE VISITE DI BUSH, OBAMA O BIDEN. CON EPISODI AL LIMITE DELLA LEGGE (O OLTRE), COME QUELLO DEGLI ABITANTI DI VIA DELLE TRE MADONNE (ATTACCATA A VILLA TAVERNA, DOVE HA SOGGIORNATO IL BUZZURRO), DOVE VIVONO DA CALTAGIRONE AD ALFANO FINO AD ABETE, LETTERALMENTE “SEQUESTRATI” PER QUATTRO GIORNI – MA PERCHÉ TUTTO QUESTO? FORSE LA SORA “GEORGIA” VOLEVA FAR VEDERE AGLI AMICI AMERICANI QUANTO È TOSTA? AH, SAPERLO...

giovanbattista fazzolari giorgia meloni donald trump emmanuel macron pedro sanz merz tusk ursula von der leyen

SE LA DIPLOMAZIA DEGLI STATI UNITI, DALL’UCRAINA ALL’IRAN, TRUMP L’HA AFFIDATA NELLE MANI DI UN AMICO IMMOBILIARISTA, STEVE WITKOFF, DALL’ALTRA PARTE DELL’OCEANO, MELONI AVEVA GIÀ ANTICIPATO IL CALIGOLA DAZISTA CON LA NOMINA DI FAZZOLARI: L’EX DIRIGENTE DI SECONDA FASCIA DELLA REGIONE LAZIO (2018) CHE GESTISCE A PALAZZO CHIGI SUPERPOTERI MA SEMPRE LONTANO DALLA VANITÀ MEDIATICA. FINO A IERI: RINGALLUZZITO DAL FATTO CHE LA “GABBIANELLA” DI COLLE OPPIO SIA RITORNATA DA WASHINGTON SENZA GLI OCCHI NERI (COME ZELENSKY) E UN DITO AL CULO (COME NETANYAHU), L’EMINENZA NERA DELLA FIAMMA È ARRIVATO A PRENDERE IL POSTO DEL MINISTRO DEGLI ESTERI, L’IMBELLE ANTONIO TAJANI: “IL VERTICE UE-USA POTREBBE TENERSI A ROMA, A MAGGIO, CHE DOVREBBE ESSERE ALLARGATO ANCHE AGLI ALTRI 27 LEADER DEGLI STATI UE’’ – PURTROPPO, UN VERTICE A ROMA CONVINCE DAVVERO POCO FRANCIA, GERMANIA, POLONIA E SPAGNA. PER DI PIÙ L’IDEA CHE SIA LA MELONI, OSSIA LA PIÙ TRUMPIANA DEI LEADER EUROPEI, A GESTIRE L’EVENTO NON LI PERSUADE AFFATTO…

patrizia scurti giorgia meloni giuseppe napoli emilio scalfarotto giovanbattista fazzolari

QUANDO C’È LA FIAMMA, LA COMPETENZA NON SERVE NÉ APPARECCHIA. ET VOILÀ!, CHI SBUCA CONSIGLIERE NEL CDA DI FINCANTIERI? EMILIO SCALFAROTTO! L’EX “GABBIANO” DI COLLE OPPIO VOLATO NEL 2018 A FIUMICINO COME ASSESSORE ALLA GIOVENTÙ, NON VI DIRÀ NULLA. MA DAL 2022 SCALFAROTTO HA FATTO IL BOTTO, DIVENTANDO CAPO SEGRETERIA DI FAZZOLARI. “È L’UNICO DI CUI SI FIDA” NELLA GESTIONE DI DOSSIER E NOMINE IL DOMINUS DI PALAZZO CHIGI CHE RISOLVE (“ME LA VEDO IO!”) PROBLEMI E INSIDIE DELLA DUCETTA - IL POTERE ALLA FIAMMA SI TIENE TUTTO IN FAMIGLIA: OLTRE A SCALFAROTTO, LAVORA PER FAZZO COME SEGRETARIA PARTICOLARE, LA NIPOTE DI PATRIZIA SCURTI, MENTRE IL MARITO DELLA POTENTISSIMA SEGRETARIA-OMBRA, GIUSEPPE NAPOLI, È UN AGENTE AISI CHE PRESIEDE ALLA SCORTA DELLA PREMIER…

francesco milleri andrea orcel carlo messina nagel donnet generali caltagirone

DAGOREPORT - A CHE PUNTO È LA NOTTE DEL PIÙ GRANDE RISIKO BANCARIO D’ITALIA? L’ASSEMBLEA DI GENERALI DEL 24 APRILE È SOLO LA PRIMA BATTAGLIA. LA GUERRA AVRÀ INIZIO DA MAGGIO, QUANDO SCENDERANNO IN CAMPO I CAVALIERI BIANCHI MENEGHINI - RIUSCIRANNO UNICREDIT E BANCA INTESA A SBARRARE IL PASSO ALLA SCALATA DI MEDIOBANCA-GENERALI DA PARTE DELL’”USURPATORE ROMANO” CALTAGIRONE IN SELLA AL CAVALLO DI TROIA DEI PASCHI DI SIENA (SCUDERIA PALAZZO CHIGI)? - QUALI MOSSE FARÀ INTESA PER ARGINARE IL DINAMISMO ACCHIAPPATUTTO DI UNICREDIT? LA “BANCA DI SISTEMA” SI METTERÀ DI TRAVERSO A UN’OPERAZIONE BENEDETTA DAL GOVERNO MELONI? O, MAGARI, MESSINA TROVERÀ UN ACCORDO CON CALTARICCONE? (INTESA HA PRIMA SPINTO ASSOGESTIONI A PRESENTARE UNA LISTA PER IL CDA GENERALI, POI HA PRESTATO 500 MILIONI A CALTAGIRONE…)

donald trump giorgia meloni

DAGOREPORT - LA DUCETTA IN VERSIONE COMBAT, DIMENTICATELA: LA GIORGIA CHE VOLERA' DOMANI A WASHINGTON E' UNA PREMIER IMPAURITA, INTENTA A PARARSI IL SEDERINO PIGOLANDO DI ''INSIDIE'' E "MOMENTI DIFFICILI" - IL SOGNO DI FAR IL SUO INGRESSO ALLA CASA BIANCA COME PONTIERE TRA USA-UE SI E' TRASFORMATO IN UN INCUBO IL 2 APRILE QUANDO IL CALIGOLA AMERICANO HA MOSTRATO IL TABELLONE DEI DAZI GLOBALI - PRIMA DELLE TARIFFE, IL VIAGGIO AVEVA UN SENSO, MA ORA CHE PUÒ OTTENERE DA UN MEGALOMANE IN PIENO DECLINO COGNITIVO? DALL’UCRAINA ALLE SPESE PER LA DIFESA DELLA NATO, DA PUTIN ALLA CINA, I CONFLITTI TRA EUROPA E STATI UNITI SONO TALMENTE ENORMI CHE IL CAMALEONTISMO DI MELONI E' DIVENTATO OGGI INSOSTENIBILE (ANCHE PERCHE' IL DAZISMO VA A SVUOTARE LE TASCHE ANCHE DEI SUOI ELETTORI) - L'INCONTRO CON TRUMP E' UN'INCOGNITA 1-2-X, DOVE PUO' SUCCEDERE TUTTO: PUO' TORNARE CON UN PUGNO DI MOSCHE IN MANO, OPPURE LEGNATA COME ZELENSKY O MAGARI  RICOPERTA DI BACI E LODI...