1. DOMINANO ROMA E NAPOLI. QUATTRO VITTORIE CONSECUTIVE A TESTA E PRIMA MINI-FUGA 2. L’ARMATA MILIARDARIA DI RAFA BENITEZ, DOPO AVER SPAZZATO VIA I TEDESCHI DI DORTMUND, SBANCA MILANO E AFFONDA LO SVALVOLATO BALOTELLI CON UN SOFFERTO 2-1 2. HAMSIK & C., GRAZIE AL LORO PORTIERE CHE PARA UN RIGORE A BALO, VOLANO A 12, ORA ASPETTANO L’IMPRESENTABILE SASSUOLO E SOGNANO LO SCUDETTO INSIEME A UNA CITTÀ 3. MA PER ORA, DIVIDONO IL LETTO A DUE PIAZZE CON UNA SPORCA DOZZINA DI INTRUSI. GLI OSPITI INATTESI DEL TORNEO DI PRIMA FILA VESTONO IN GIALLOROSSO. SONO QUELLI CHE SECONDO GARCIA “RIMETTONO LA CHIESA AL CENTRO DEL VILLAGGIO” E CONQUISTANDO LO SCALPO DELLA LAZIO CANCELLANO LA DISGRAZIATA FINALE DI COPPA ITALIA

FOTO DI ROMA-LAZIO DI GMT-MEZZELANI

DAGOREPORT

Dominano Roma e Napoli. Quattro vittorie consecutive a testa e prima mini-fuga di stagione. L'armata miliardaria di Benitez, dopo aver spazzato via i tedeschi di Dortmund, sbanca Milano con un sofferto 2-1 con un gol per frazione. Prima Britos e poi Higuain. Una prova di forza impressionante che affonda Allegri e immalinconisce lo scatenato Balotelli, uno che a riscrivere il copione, anche con un ginocchio in disordine, prova in ogni modo, ma che quando ha l'occasione più semplice, un calcio di rigore al quarto d'ora del secondo tempo si fa ipnotizzare (per la prima volta in carriera) da un pazzesco Pepe Reina.

Ne aveva segnati 21 su 21 da professionista. Si ferma qui ed è destino, come confermano i segni astrali. La sua traversa nella ripresa, il gol quando non serve più a niente, l'espulsione a gara terminata. Così, ad abbracciarsi collettivamente al novantesimo, in mezzo al turbamento rossonero e oltre i propri meriti, è il Napoli.

Il Milan (molto generoso e penalizzato anche da alcune decisioni dell'arbitro Banti che avrebbe dovuto dare un penalty in più ed espellere Berhami) piange. Hamsik & C. grazie anche al loro portiere volano a 12, aspettano nel turno infrasettimanale l'impresentabile Sassuolo e sognano lo scudetto insieme a una città.

Ma per ora, almeno per ora, dividono il letto a due piazze con una sporca dozzina di intrusi. Gli ospiti inattesi del torneo di prima fila vestono in giallorosso. Sono quelli che secondo Garcia "rimettono la chiesa al centro del villaggio" e conquistando lo scalpo della Lazio, cancellano la disgraziata finale di Coppa Italia del 26 maggio scorso. Come dice il nuovo profeta ‘catalaniano' di Trigoria, il derby va vinto.

Missione compiuta e Roma assoluta sorpresa del campionato. Successo che incorona la recente metamorfosi romanista: un mix di tattica e spiccia psicologia. Il secco 2-0 alla Lazio, dopo aver sofferto e rischiato anche di passare in svantaggio, è il manifesto del nuovo corso.

All'Olimpico la cornice è degna e il caldo soffia d'estate. Il tecnico francese vorrebbe il primo posto, la Lazio confermare la recente tradizione favorevole e scamparla nella domenica dedicata al capitano romanista che rinnova con Mr. Pallotta e giocherà con la maglia di sempre fino a 40 anni.

La gara (bella sugli spalti, meno fuori con scontri tra laziali e Polizia all'altezza di Ponte Milvio) è contratta, nervosa, con qualche colpo proibito per tutto un teso primo tempo in cui non si vede molto. Un tiraccio di De Rossi. Un colpo di testa di Gervinho che spaventa Marchetti. Nella ripresa il vento cambia seguendo la più antica delle regole.

Al gol mancato dalla Lazio (traversa su testata di Ciani), la Roma replica passando in vantaggio con uno dei suoi uomini più criticati, il terzino Balzaretti, fidanzato di una ballerina di grido e danzante a sua volta tra le lacrime sotto la Sud. Klose prova a rimettere le cose a posto, ma la gara la chiude Dias con uno sciagurato ostruzionismo da rosso su Totti.

Il rigore di Lialjic a cose fatte arriva quando la partita è già in ghiacciaia da un po'. Roma giallorosa in delirio. Primo derby messo in tasca dai padroni Usa. Totti parla di svolta. Roma senza il fardello delle coppe. Basterà per sognare in primavera?


VIOLA, INTER E JUVE OK

Tre squadre all'inseguimento del duo in testa a quota 10 punti. La Fiorentina sperimentale, priva di Gomez e zeppa di riserve, convincente e pragmatica a Bergamo. Due a zero netto in casa Colantuono con vantaggio di Mati Fernandez, meritato raddoppio di un Pepito Rossi scatenato e gloria anche per il portiere Neto, strepitoso nel finale su Denis. Fa il suo anche l'Inter.

Sulla barriera di cartapesta eretta dal Sassuolo, il gruppo di Mazzarri fa scempio dell'autostima della neopromossa. Lo fa in trasferta, con un punteggio d'altri tempi, offrendo al pranzo dei calciofili affamati un 7-0 da indigestione. Praticamente segnano tutti (anche Milito, tornato dopo 7 mesi di calvario, con una doppietta) come tutti quanti funzionano i meccanismi oliati dal tecnico livornese a iniziare dalla spinta sulle fasce dei rinati Nagatomo e Jonathan.

Nei giorni tormentati della strana cessione di Moratti agli indonesiani, l'Inter non si distrae e dimostra (fermo restando la modestia dell'avversaria) che veramente per la Milano recentemente abituata a piangere, è ora di sorridere. Il Presidente del Sassuolo e gran capo di Confindustria, Giorgio Squinzi, aveva detto: "Visti i risultati, non parliamo". Chissà se parlerà al suo allenatore Di Francesco, abbonato agli inizi choc in serie A (vedi Lecce) e ai prematuri, conseguenti esoneri.

Assalto a Fort Apache, con l'apache di riferimento, per la Juventus nel suo Stadium contro il Verona. Tutto dietro la linea il pallone il gruppo di Mandorlini, tutta protesa in avanti, con il rischio imbuto, la squadra di Conte. Dopo la figuraccia Champions in Danimarca, il tecnico prosegue nel turn-over. Lascia in panca Buffon e prova a risollevare l'uomo di Llorente affiancandolo a Tevez.

È una partita di dialoghi stretti nel traffico e pazienza alla ricerca di un varco. Poi dopo mezz'ora di sterile assedio a Rafael, quando sembra che il copione preveda un'unica trama, al primo tiro in porta (tocchetto da un metro in mischia) il Verona passa con il difensore Cacciatore. Allora e solo allora, la Juve reagisce davvero.

Potrebbe pareggiare subito proprio con Llorente, ma un'altra punta, Cacia, salva sulla linea. Un minuto dopo, a un passo dall'intervallo, ci pensa Tevez con un bellissimo tiro a incrociare. Carlitos è scatenato e coglie un clamoroso doppio palo. È il segnale della resa veronese, giunta con un colpo di cabeza del figliol prodigo venuto dalla Spagna. Llorente brucia Moras, porta la Juve sul definitivo 2-1 e anche senza nascondere gli attuali problemi di Conte, ripaga la fiducia tardiva con un golletto che fa classifica e morale.

PROFONDO GRANATA.

Dietro le favolose 5, prima del mucchio selvaggio, due vere sorprese a 7 punti. Torino e Livorno. La creatura di Cairo e Ventura espugna Bologna dopo 33 anni (1-2) giovandosi di una curiosa espulsione nel sottopassaggio a fine primo tempo (paga il bolognese Natali autore del momentaneo gol del pari) mettendo il solito sontuoso Cerci da Nazionale in copertina.

La truppa di Aldone Spinelli e dell'ex terzino del suo Genoa, Davide Nicola, invece, data per spacciata già ad agosto, prende un prezioso pari (0 a 0) a Marassi e si issa, con il Torino, in zona Europa League. Se il Toro ha Cerci, il Livorno in porta ha un piccolo fenomeno. Segnatevi il nome di Bardi, nazionale under 21 e numero uno dei toscani.

Dietro il colore granata che accomuna la strana coppia sabaudolivornese, il campionato della altre, soprattutto del Milan, vira a nero. Male il Catania fermato dal Parma al Massimino con fischi copiosi dagli spalti per un brutto 0 a 0 , malissimo il Sassuolo travolto come detto sopra per la quarta volta consecutiva, male la Samp già umiliata nel derby e miracolosamente scampata da un'altra sconfitta a Cagliari (finisce 2-2, ma il punto dei doriani è tutto negli errori del portiere dei sardi, Agazzi), male l'Udinese sconfitta a Verona dal Chievo (2-1) e ferma a 4 punti. Per qualcuno, è già tempo di rimpianti.

 

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