1. UNA FOLLA OCEANICA DI AMICI E FAN, FERRARI E AUTO D’EPOCA, “UN CUORE MATTO” CHE SUONA DAGLI ALTOPARLANTI. UN SALUTO “LARGER THAN LIFE”, COM’ERA LITTLE TONY 2. MIGLIAIA DI PERSONE SONO ACCORSE AL SANTUARIO DEL DIVINO AMORE, TANTO CHE SONO STATI ALLESTITI I MEGASCHERMI FUORI DALLA CHIESA 3. PIPPO BAUDO, MARA VENIER, IL “RIVALE-FRATELLO” BOBBY SOLO, RITA PAVONE, GIANNI MORANDI, I CUGINI DI CAMPAGNA, FIORELLO, EDOARDO VIANELLO, LORELLA CUCCARINI 4. IL FERETRO LASCIA LA CHIESA SCORTATO DALLE FERRARI CON LA SCRITTA “CIAO TONY”

 


Video di Veronica Del Soldà per Dagospia


Foto di Luciano Di Bacco per Dagospia


1. LITTLE TONY: ULTIMO SALUTO TRA CUORE MATTO E FERRARI TANTI ARTISTI, AMICI, GENTE COMUNE PER ADDIO AL PRESLEY ITALIANO
(ANSA) - L'ultimo saluto a Little Tony e' stato accompagnato dalle note di 'Un cuore matto' e dal rombo di dieci Ferrari, grande passione del cantante scomparso il 27 maggio. Centinaia di persone, amici di sempre, colleghi di lavoro, hanno applaudito al passaggio del feretro al termine della cerimonia funebre celebrata nella chiesa romana del Santuario della Madonna del Divino Amore.

Tanti gli amici: da Mara Venier ad Al Bano, da Pippo Baudo a Bobby Solo a Gianni Morandi, da I cugini di Campagna ai tanti compagni di lavoro che sono stati al suo fianco e sul palco con lui in tutti questi anni della sua lunga carriera. Molte le persone arrivate da Tivoli, il comune alle porte di Roma dove Antonio Ciacci, in arte Little Tony, e' nato e dove, nella tomba di famiglia, sara' tumulata la salma. Palpabile la commozione tra la gente, tra i suoi fan, accalcati all'esterno della chiesa, dove e' stato allestito un maxischermo per far partecipare tutti alla cerimonia funebre.

Il sindaco della capitale, Gianni Alemanno ha portato il saluto della citta' e riferendosi al Presley italiano ha detto ''Viene dalla provincia, ma e' legato alla nostra citta'. Noi da Roma non possiamo non dirti Grazie Tony sei stato una persona eccezionale per noi''. Commossa la figlia del cantante, Cristiana, molto provata, al suo fianco anche sul palcoscenico da tanti anni: ''Ricordero' sempre i bei momenti passati con mio padre, quelli familiari e quelli sul palcoscenico''.

Colpita per la presenza di tanta gente ha aggiunto: ''Ringrazio tutti, sapevo che era amato ma non mi aspettavo tanta partecipazione''. Poi sulle note di 'Cuore matto' la gente applaude e canta e il carro funebre parte verso il cimitero di Tivoli, seguito dal corteo delle Ferrari che sul parabrezza hanno il cartello con la scritta 'Ciao Tony'.


2. A ROMA IL ROCK 'N' ROLL È ARRIVATO NEL 1956, CON LITTLE TONY
Dario Salvatori per Dagospia

Go, Tony go!

A Roma il rock and roll è nato nel 1956 alla "Casina Donati", un chiosco con i tavoli all'aperto sulla piazza S.Giovanni angolo via Sannio. Ancora esistente. E' lì che d'estate, all'ora della "rinfrescata", andavano i romani per distrarsi e ascoltare un po' di musica. Peroncini, spuma, gassose, marsala, chi poteva addirittura granita di caffè con panna. Successe che due giorni prima Novino Ciacci, capo-orchestra un po' manesco,aveva fatto a botte "Da Giovannella", la trattoria di Monteporzio dove suonava, e allora fu costretto a tornare a Roma.

Novino si presentò con i figli Alberto, Enrico e Antonio, rispettivamente fisarmonica, chitarra elettrica(una rarità) e voce. Al secondo brano arrivarono due Mosquito con quattro coatti uniti e bisunti a bordo. Si lamentarono di quella lagna e chiesero del rock and roll. Novino era già pronto a fare a cazzotti, quando spuntò Antonio - da quel giorno Tony - dicendo che lui due rock "li sapeva". Fece "Tutti frutti" e "Be bop a lula": inglese inventato, la chitarra di Enrico che lo rincorreva come poteva.

Rimediò mancia e applausi, ma a casa arrivarono le botte del padre. Dove aveva imparato quella roba? Semplice. Nel negozio di elettricità (che a quell'epoca vendevano anche dischi) dove lavorava Enrico. I Ciacci avevano abbandonato Tivoli da qualche anno, ora vivevano a S.Giovanni, al 63 di via Carlo Felice.

Da allora, in oltre sei decadi di rock and roll Little Tony ha accumulato tutto ciò che una rockstar che si rispetti non dovrebbe mai perdere di vista: successo, soldi, milioni di dischi venduti, ragazze e macchine di lusso. Forse inizialmente inconsapevole, Little Tony aveva più di ogni altro il rock and roll piantato nel cuore e nelle gambe e a differenza dei colleghi milanesi (Adriano Celentano, Giorgio Gaber) che potevano contare su una città già spendereccia, lui viveva fra i cappotti rivoltati.

Fu il primo a capire che in quella musica rumore ed effetto erano tutto, ciuffo, vestiti e mosse al pari del repertorio. E così fece. Coraggiosamente. Anche quando tutti dicevano che non era più il caso. Se il cancello di Graceland, la reggia di Elvis a Memphis, si apriva al suono di "Love me tender", la villa di Tony sull'Appia faceva lo stesso con "Cuore matto".

Se il maestro di cerimonie degli show di Elvis a Las Vegas per congedare il pubblico esclamava: "Ladies and gentlemen the king has left the building!", Enrico recitava la stessa frase a Frattocchie, per un pubblico satollo di porchetta.

Ma è stata questa la forza. Non cambiare mai. Nel 1966 intercettai un amico fotografo che correva a casa di Little Tony, in via Gregorio VII, i ladri avevano svaligiato l'appartamento. Lo seguì con il 31. Arrivai e trovai Tony che guardava sconsolato i poveri resti del guardaroba devastato. Rimediai una camicia e un gilet. Oggi li indosserò.

Go, Tony go!


3. BOBBY SOLO PIANGE LITTLE TONY: «NON AVVERSARI, MA FRATELLI»
Marco Molendini per "Il Messaggero"

«Abbiamo vissuto insieme quarant'anni da fratelli del rock». Bobby Solo, l'altro elvismaniaco, conobbe Little Tony nell'anno di Una lacrima sul viso a Sanremo, il 1964: «Mi vide ciuffato, magro e spaesato e mi invitò subito a cena».

E lei?
«Dissi subito di sì. Avevo 19 anni, solo 10 mila lire in tasca e, in mezzo a tutti quei divi, da Paul Anka a Frankie Avalon, mi sentivo intimidito. Mi portò a mangiare e dopo, insieme a Gino Paoli, al Caponegro, un locale dove si faceva spogliarello. Era la prima volta che vedevo una donna nuda».

Per lei quel Festival fu un trionfo.
«Ma anche per Tony, che aveva Quando vedrai la mia ragazza che cantava con Gene Pitney. Da allora abbiamo fatto centinaia, forse migliaia di serate assieme».

Tutti e due pazzi di Elvis.
«Quando morì, Tony mi disse: adesso non possiamo più giocare».

Giocavate?
«No, ci piaceva da pazzi. Ma in modo diverso. Lui aveva più un atteggiamento da fan. Io non sono mai stato feticista, non sono mai andato dietro ai colpi d'anca o ai vestiti sgargianti. Piuttosto mi piacevano il suono, la voce di Presley».

Little Tony un po' feticista lo era: aveva nel giardino una statua di Elvis alta 4 metri.
«Si, lo era. Ma dietro il suo rock c'era una persona molto seria e puntigliosa. Ma, in effetti, anche Elvis lo era».

A differenza di Tony aveva il suo lato trasgressivo.
«La droga, certo. Ma negli ultimi anni era indebitato e era costretto a fare due spettacoli al giorno di due ore a Las Vegas. Per forza ti droghi».

Con Tony siete mai stati in concorrenza?
«No. Ci siamo divisi i ruoli con grande amicizia e solidarietà. Lui era una sorta di fratello maggiore. Ricordo un Natale, era l'83, quando mi chiamò alla vigilia. Ero solo e mi invitò a casa sua, per il cenone. Io gli portai un panettone in regalo. Lui mi fece trovare una chitarra Gibson Jumbo. "E' un regalo per il mio psicanalista" disse. Si riferiva al fatto lo avevo consolato dopo una storia d'amore andata a male. Ci soffriva con le donne. Una volta gli venne perfino un'ulcera».

Pensa che la vostra fedeltà a Elvis abbia limitato la vostra carriera nel campo della nostalgia?
«No, noi abbiamo sempre conservato grande popolarità. E poi siamo dei presleyiani che avevano un loro repertorio identificabile, italiano».

Quando vi siete sentiti l'ultima volta?
«Un paio di mesi fa. Non sapevo che stesse così male, pensavo avesse solo dei problemi al cuore. Così gli dissi, Tony divertiamoci un po' facendo qualche serata. Tu fai i primi 20 minuti e non ti stanchi, io faccio il resto. "L'idea mi piace" rispose. Mi mancherà tantissimo».

Canterà al suo funerale?
«Non lo so. Non voglio essere invadente. C'è un gospel che cantava Elvis che sarebbe perfetto. Si chiama Stand by me e canta: Tu che non hai mai perso una battaglia, stammi vicino».

 

The King Sandra Carraro Mara Venier con il marito Nicola Carraro Le Ferrari ricordano Little Tony Max Tortora Il saluto di Edoardo Vianello Il feretro lascia la Chiesa I Cugini di Campagna Gianni Morandi Gianni Alemanno Feretro di Little Tony Fan di Little Tony Famigliari Bobby Solo Albano Mara Venier Pippo Baudo Sandra Carraro Barbara Bacci e Dario Salvatori Albano A ricordo di Little Tony Un ricordo per Little Tony Il fratello di Tony Elena Sofia Ricci e Rita Pavone Le Ferrari ricordano Little Tony Ninetto Davoli

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