1. MARINO COMINCIA CON UNA GALATTICA MINCHIATA ALLA DE MAGISTRIS: “VOGLIO CHIUDERE AL TRAFFICO I FORI IMPERIALI” (IL FORO COLLEGA SEI QUARTIERI DELLA CAPITALE) 2. BUTTAFUOCO: “ORA CHE A ROMA HANNO VINTO I BUONI, COME FARANNO SENZA PIU’ QUEI CATTIVI SU CUI SCATENARE I SENSI DI COLPA, LA SUDDITANZA PSICOLOGICA, IL RICATTO MORALE - OVVERO I DIRITTI, I CORPI DELLE DONNE, I ROM, I REGISTRI CIVILI, I PARTIGIANI DELL’ANPI, I CENTRI SOCIALI, IL TEATRO VALLE, LE RAGIONI DEI CINQUESTELLE E LE ASSOCIAZIONI PER LA TOPA MONACA ET SIMILIA – PER CUI NON C’ERA APPELLO ALLA LEGALITÀ E ALLA VIGILANZA DEMOCRATICA CHE NON VENISSE LORO SOTTOSCRITTO?”

Video di Veronica Del Soldà per Dagospia

Foto di Luciano Di Bacco per Dagospia

1 - MARINO COMINCIA CON UNA MINCHIATA ALLA DE MAGISTRIS
Dalla bacheca facebook di Emiliano Fittipaldi, giornalista de "l'Espresso"
Il sindaco di Roma Ignazio Marino: «Voglio chiudere al traffico i Fori Imperiali». Prima minchiata galattica alla De Magistris. Il Foro collega sei quartieri della capitale, e il traffico è da sempre scorrevole: senza la Metro C si bloccherebbero le stradine di Monti, la zona di Piazza Venezia, San Giovanni e compagnia bella. Se il buon giorno si vede dal mattino...

2 - MARINO, GRAZIE AI ROMANI, TORNEREMO A SOGNARE
(ANSA) - "Grazie ai romani e alle romane. Io ce la metterò tutta, la nostra città tornerà a sognare e sperare". Questo il primo tweet da sindaco eletto di Ignazio Marino, il chirurgo Dem che ieri ha sconfitto Gianni Alemanno. "Grazie alle romane e ai romani che hanno deciso di voltare pagina e a tutte le persone straordinarie che ho incontrato nel corso di questa campagna" scrive poi Marino su Facebook.

"Sento fortemente la responsabilità che la città mi consegna. Ce la metterò tutta, con grande umiltà. Il mio obiettivo è far tornare Roma al ruolo internazionale che le spetta. Abbiamo liberato Roma. La nostra città tornerà a sognare e a sperare. Ce la faremo insieme!" conclude il chirurgo dem, da ieri sindaco della Capitale.

3 - MARINO, PREMIER LETTA TRA I PRIMI A CHIAMARMI
(ANSA) - "Quella di Letta è stata una delle prime telefonate che ho ricevuto". Così il sindaco di Roma Ignazio Marino nella trasmissione 'Un giorno da pecora' su Rai2. "Mi ha detto 'dovremo lavorare insieme', l'ho percepito come un segnale positivo, Roma ha bisogno di molto denaro".

4 - MARINO, CANDIDATO SERIO POTEVA ESSERE MELONI
(ANSA) - "Se fossi stato nelle condizioni di poter decidere nel Pdl, avrei fatto le primarie. Un candidato sindaco molto serio poteva essere Giorgia Meloni". Così il sindaco di Roma Ignazio Marino ai microfoni di Radio2. "Il sindaco uscente va trattato con grande rispetto - ha aggiunto Marino -. Con Giorgia Meloni candidato sindaco forse ci sarebbe stata una campagna elettorale diversa, senza risentimento e astio".

5 - MARINO, ANDRO' IN CAMPIDOGLIO CON LA MIA BICI ROSSA
(ANSA) - "Andrò in Campidoglio con la mia bici rossa. La salita? Ce la faccio perché sono allenato". Così il sindaco di Roma Ignazio Marino durante la trasmissione 'Un giorno da pecora' su Radio2. "Ho anche una Panda rossa" ha aggiunto. E ai conduttori che scherzavano sul fatto che l'auto fosse 'comunista' Marino ha risposto: "Mia moglie l'ha scelta per l'orientamento politico".

6 - MARINO, SPERO PROSSIMAMENTE INCONTRO CON PAPA
(ANSA) - "No, il Papa non mi ha chiamato. Spero nelle prossime settimane di incontrarlo. Ci saranno tanti argomenti di cui parlare". Così il sindaco di Roma Ignazio Marino risponde, durante la trasmissione 'Un giorno da pecora' su Radio2, a chi gli chiede se Papa Francesco l'avesse chiamato ieri per complimentarsi della vittoria al ballottaggio su Gianni Alemanno.

7 - BETTINI: «HA VINTO LA LIBERTÀ DI MARINO»
Unita.it - Oggi è una giornata «di grande soddisfazione» perché «dopo cinque anni di decadenza, Roma può riprendere il cammino». Così Goffredo Bettini, membro della segreteria del Pd, commenta i dati sul voto per il sindaco di Roma che danno vincente Ignazio Marino.

«Il merito grande di questa vittoria - ha dichiarato Bettini a piazza di Pietra, dove e ' allestito il palco in attesa di Marino - è innanzitutto del candidato che è stato capace di unire una visione della città all'attenzione ammirevole per le persone, i dettagli, con un'attenzione quasi maniacale ai problemi delle persone, con autonomia, coraggio, libertà di pensiero».

Il merito, secondo Bettini, va anche al «campo straordinario dei democratici, che va dai più moderati ai più radicali di sinistra che ha saputo trascinare la campagna elettorale, in modo unitario ed empatico». «Io ho sempre consigliato Marino - ha infine detto Bettini - ascolta tutti ma fai come dice il tuo cuore, come dicono i tuoi sentimenti più profondi e così è stato».

8 - ORA CHE HANNO VINTO I BUONI, COME FARANNO SENZA I CATTIVI?
Pietrangelo Buttafuoco per "Il Foglio"

Adesso che hanno vinto a Roma le elezioni amministrative come faranno i buoni senza più quei cattivi in municipio cui scatenavano i sensi di colpa, la sudditanza psicologica, il ricatto morale - ovvero i diritti, i corpi delle donne, i rom, i registri civili, i partigiani dell'Anpi, i centri sociali, il Teatro Valle, le ragioni dei Cinquestelle e le associazioni per la topa monaca et similia - per cui non c'era appello alla legalità e alla vigilanza democratica che non venisse loro sottoscritto? Dichiareranno forse Roma "Città Aperta", è vero, ma senza più i cattivi che faranno, vestiranno Goffredo Bettini con la tonaca di Aldo Fabrizi per fargli, con la mitraglia sulla schiena, Rodotà-tà-tà?


9 - IL RACCONTO DEI FESTEGGIAMENTI A PIAZZA DI PIETRA DI MARINO, BETTINI, ZINGARETTI E CAMUSSO
Jolanda Bufalini per Unita.it

Non è trascorsa mezz'ora dalla chiusura dei seggi quando il senatore Augello, dal comitato di Alemanno, riconosce la sconfitta. In piazza di Pietra, i supporter di Ignazio Marino applaudono di fronte al grande schermo che trasmette i dati. La contentezza sprizza da tutti i pori, le facce dei volontari sono sorridenti. Sono ancora applausi, quando compaiono i risultati delle altre città: Treviso, Brescia, Viterbo, Barletta, Ancona. È una contentezza corale.

Parte qualche fischio all'indirizzo di Alemanno, quando l'ormai ex sindaco compare sullo schermo. Ma poi le sue prime parole sono: «Ho appena telefonato a Marino per congratularmi» e l'ostilità si trasforma in nuovo motivo di contentezza. Ignazio Marino ha vinto con il 64 per cento contro il 36 di Gianni Alemanno che, in voti assoluti ha avuto la metà di quelli ricevuti nel 2008: 374.880 contro i 784.000 della scorsa elezione.

Una sonora bocciatura che si è ripetuta in tutti i quindici municipi in cui si divide il territorio di Roma, compreso il XV, da sempre roccaforte della destra romana. Nella stanza riservata allo staff del teatro di Adriano, dove il comitato di Marino si è trasferito per l'occasione, finalmente la tensione della campagna elettorale esplode in un urlo corale e liberatorio, poco dopo, Marino, dal microfono, li ringrazierà di averlo «tollerato», nei momenti di stress, quando i materiali che gli dovevano servire non gli sembravano abbastanza accurati.

La sala si fa sempre più affollata, un affollarsi di telecamere e microfoni annuncia il presidente della Regione Nicola Zingaretti: «Marino si è rivelato un candidato straordinario », dice il presidente della Regione che, a La 7 dirà che ha intenzione di restare al suo posto, di non candidarsi alla guida del Pd ma che, d'ora in poi, parteciperà al dibattito nazionale, «perché quando si fanno le scelte giuste si vince e nel Pd c'è bisogno di una rottamazione meritocratica».

Entrano il segretario della Cgil regionale Claudio Di Berardino, Goffredo Bettini, considerato il «kingmaker» della candidatura «irregolare» di Ignazio Marino. Il nuovo sindaco arriva alle 17 e 30, quando prende la parola al microfono lo fa in modo pacato, in uno stile del tutto diverso dal suo predecessore, che spara a macchinetta come a voler scavalcare le difficoltà.

Marino fa il contrario, «sono orgoglioso della responsabilità che la città mi ha affidato, spero cheRoma sarà orgogliosa di me». Fra le prime cose c'è il grazie al Pd e ai partiti che lo hanno sostenuto: «Non è vero che il Pd mi è stato lontano». Enuncia il primo valore della sinistra che vince: la solidarietà, «la nostra Roma sarà una città che non dimentica chi è rimasto un passo indietro ».

Descrive i lineamenti della sinistra che ha vinto, alla cui base non sono le ideologiemale «idealità». Enumera i problemi: il decoro, le periferie dove andranno i nuovi autobus climatizzati, «nel centro i cittadini capiranno», i rifiuti, il traffico, i problemi delle persone non autosufficienti. Tutti i problemi che ha imparato a conoscere in una campagna elettorale intensa, che era cominciata all'insegna delle tematiche civili che gli sono care, sopra ai quali mette quello più grande di tutti: il lavoro, «dei giovani che non lo hanno, dei non più giovani che lo hanno perduto».

Parla senza aggressività, la campagna elettorale è finita, a parte il fatto che non è una modalità del suo carattere. Invita a collaborare «le opposizioni » sul merito dei problemi, li chiama al confronto per nome: Movimento cinque stelle e Alfio Marchini ma anche il sindaco uscente.

A cui, subito dopo, dà una stoccata sullo stile: «È chiaro che io questa sera non andrò in Campidoglio, simbolo a cui si deve sacralità, ci andrò per il passaggio delle consegne in maniera formale». Si ricorderà che la vittoria di Alemanno fu accompagnata dai saluti romani sotto al palazzo senatorio. È il primo segno dell'idea di capitale che vuole affermare con la sua elezione: «Roma deve ritrovare il suo ruolo di guida morale del paese». Conclude rivolgendosi alle romane e ai romani che non hanno votato, e fa la sua diagnosi della malattia della democrazia italiana: «si deve alla disillusione verso classi dirigenti e a una politica che non fa, che difende i privilegi», l'unica cura «è la politica intesa come servizio per una comunità, per la città ».

Si rivolge verso Zingaretti, che è nel pubblico dove è anche l'assessore regionale Michele Civita, che ha nei suoi dossier la patata bollente dei rifiuti, dice: «C'è una situazione per noi favorevole, un governo della Regione con cui dialogheremo per risolvere i problemi, a cominciare dal dramma del lavoro».

Arrivano Guglielmo Epifani e Susanna Camusso. A festeggiare c'è anche il gruppo dirigente romano, Marco Miccoli, Eugenio Patanè, Enrico Gasbarra. Il segretario regionale porta a casa vittorie in quasi tutto il Lazio, a Viterbo, dove l'ultimo sindaco democratico è stato Beppe Fioroni, e anche in realtà molto complesse della provincia di Latina come Formia e Nettuno.

 

Susanna Camusso Nicola Zingaretti Spumante per un brindisi Paolo Cento Spumante per un brindisi Militanti in festa Paola e Vanni Piccolo Militanti in festa Militanti in festa Militanti in festa Militanti in festa Militanti in festa Militanti in festa Militanti in festa Militanti in festa Militanti in festa Militanti in festa

Ultimi Dagoreport

donald trump elon musk vincenzo susca

“L'INSEDIAMENTO DI TRUMP ASSUME LE SEMBIANZE DEL FUNERALE DELLA DEMOCRAZIA IN AMERICA, SANCITO DA UNA SCELTA DEMOCRATICA” - VINCENZO SUSCA: “WASHINGTON OGGI SEMBRA GOTHAM CITY. È DISTOPICO IL MONDO DELLE ARMI, DEI MURI, DELLA XENOFOBIA, DEL RAZZISMO, DELL’OMOFOBIA DI ‘MAGA’, COME  DISTOPICHE SONO LE RETI DIGITALI NEL SOLCO DI ‘X’ FITTE DI FAKE NEWS, TROLLS, SHITSTORM E HATER ORDITE DALLA TECNOMAGIA NERA DI TRUMP E MUSK - PERSINO MARTE E LO SPAZIO SONO PAESAGGI DA SFRUTTARE NELL’AMBITO DELLA SEMPRE PIÙ PALPABILE CATASTROFE DEL PIANETA TERRA - IL SOGNO AMERICANO È NUDO. SIAMO GIUNTI AL PASSAGGIO DEFINITIVO DALLA POLITICA SPETTACOLO ALLA POLITICIZZAZIONE DELLO SPETTACOLO. UNO SPETTACOLO IN CUI NON C’È NIENTE DA RIDERE”

ursula von der leyen giorgia meloni donald trump friedrich merz

DAGOREPORT – HAI VOGLIA A FAR PASSARE IL VIAGGIO A WASHINGTON DA TRUMP COME "INFORMALE": GIORGIA MELONI NON PUÒ SPOGLIARSI DEI PANNI ISTITUZIONALI DI PREMIER (INFATTI, VIAGGIA SU AEREO DI STATO) – LA GIORGIA DEI DUE MONDI SOGNA DI DIVENTARE IL PONTE TRA USA E UE, MA URSULA E GLI EUROPOTERI MARCANO LE DISTANZE: LA BENEDIZIONE DI TRUMP (“HA PRESO D’ASSALTO L’EUROPA”) HA FATTO INCAZZARE IL DEEP STATE DI BRUXELLES – IL MESSAGGIO DEL PROSSIMO CANCELLIERE TEDESCO, MERZ, A TAJANI: "NON CI ALLEEREMO MAI CON AFD" (I NEONAZISTI CHE STASERA SIEDERANNO ACCANTO ALLA MELONI AD APPLAUDIRE IL TRUMP-BIS), NE' SUI DAZI ACCETTEREMO CHE IL TRUMPONE TRATTI CON I SINGOLI STATI DELL'UNIONE EUROPEA..."

paolo gentiloni francesco rutelli romano prodi ernesto maria ruffini elly schlein

DAGOREPORT - COSA VOGLIONO FARE I CENTRISTI CHE SI SONO RIUNITI A MILANO E ORVIETO: UNA NUOVA MARGHERITA O RIVITALIZZARE LA CORRENTE RIFORMISTA ALL’INTERNO DEL PD? L’IDEA DI FONDARE UN PARTITO CATTO-PROGRESSISTA SEMBRA BOCCIATA - L’OBIETTIVO, CON L’ARRIVO DI RUFFINI E DI GENTILONI, È RIESUMARE L’ANIMA CATTOLICA NEL PARTITO DEMOCRATICO – IL NODO DEL PROGRAMMA, LA RICHIESTA DI PRODI A SCHLEIN E IL RILANCIO DI GENTILONI SULLA SICUREZZA – UN’ALTRA ROGNA PER ELLY: I CATTO-DEM HANNO APERTO AL TERZO MANDATO PER GOVERNATORI E SINDACI…

giorgia meloni daniela santanche galeazzo bignami matteo salvini antonio tajani

DAGOREPORT - ‘’RESTO FINCHÉ AVRÒ LA FIDUCIA DI GIORGIA. ORA DECIDE LEI”, SIBILA LA PITONESSA. ESSÌ, LA PATATA BOLLENTE DEL MINISTRO DEL TURISMO RINVIATO A GIUDIZIO È SUL PIATTO DELLA DUCETTA CHE VORREBBE PURE SPEDIRLA A FARE LA BAGNINA AL TWIGA, CONSCIA CHE SULLA TESTA DELLA “SANTA” PENDE ANCHE UN EVENTUALE PROCESSO PER TRUFFA AI DANNI DELL’INPS, CIOÈ DELLO STATO: UNO SCENARIO CHE SPUTTANEREBBE INEVITABILMENTE IL GOVERNO, COL RISCHIO DI SCATENARE UN ASSALTO DA PARTE DEI SUOI ALLEATI AFFAMATI DI UN ''RIMPASTINO'', INDIGERIBILE PER LA DUCETTA - DI PIU': C’È ANCORA DA RIEMPIRE LA CASELLA RESA VACANTE DI VICE MINISTRO DELLE INFRASTRUTTURE, OCCUPATA DA GALEAZZO BIGNAMI…

donald trump joe biden benjamin netanyahu

DAGOREPORT - SUL PIÙ TURBOLENTO CAMBIO D'EPOCA CHE SI POSSA IMMAGINARE, NEL MOMENTO IN CUI CRISI ECONOMICA, POTERI TRADIZIONALI E GUERRA VANNO A SCIOGLIERSI DENTRO L’AUTORITARISMO RAMPANTE DELLA TECNODESTRA DEI MUSK E DEI THIEL, LA SINISTRA È ANNICHILITA E IMPOTENTE - UN ESEMPIO: L’INETTITUDINE AL LIMITE DELLA COGLIONERIA DI JOE BIDEN. IL PIANO DI TREGUA PER PORRE FINE ALLA GUERRA TRA ISRAELE E PALESTINA È SUO MA CHI SI È IMPOSSESSATO DEL SUCCESSO È STATO TRUMP – ALL’IMPOTENZA DEL “CELOMOLLISMO” LIBERAL E BELLO, TUTTO CHIACCHIERE E DISTINTIVO, È ENTRATO IN BALLO IL “CELODURISMO” MUSK-TRUMPIANO: CARO NETANYAHU, O LA FINISCI DI ROMPERE I COJONI CON ‘STA GUERRA O DAL 20 GENNAIO NON RICEVERAI MEZZA PALLOTTOLA DALLA MIA AMMINISTRAZIONE. PUNTO! (LA MOSSA MUSCOLARE DEL TRUMPONE HA UN OBIETTIVO: IL PRINCIPE EREDITARIO SAUDITA, MOHAMMED BIN SALMAN)