1. “MA CHE TUTTI GLI ANNI CI VOGLIANO RIFILARE LA PRIMA ALLA SCALA COME GRANDE SFILATA DI ELEGANZA/CHIC E CULTURA MILANESE! LA GRAN MILANO RENZIANA DEL SÌ È UNA SFILATA DI BURINI MALVESTITI, CHIRURGICAMENTE MODIFICATI, DECREPITE CARAMPANE. L'ORRORE” 2. PIÙ CHE GIUSTIFICATE LE ASSENZE DI RENZI E MATTARELLA, GRASSO E BOLDRINI, OCCUPATI DALLA CRISI DI GOVERNO. MOLTO MENO SI COMPRENDE L’ASSENZA DI FRANCESCHINI, MINISTRO DEI BENI CULTURALI
1. MAIL
Ma che tutti gli anni ci vogliano rifilare la prima alla Scala come grande sfilata di eleganza/chic e cultura milanese! Ma una sfilata di burini, vestiti male, chirurgicamente modificati, decrepite carampane che quasi quasi fanno brillare l'Opera di Roma per savoir faire ed eleganza...nella patria della moda, nel regno di Armani, che ci tocca vedere! L'orrore.
Vedi Sabrina Negri, Marcella Bella, un'Ippomedonte chiamato Dianabracco, la mortetifabella Laura Teso, Cracco e la moglie tipinifini venuti direttamente dal bagno, mancava solo il caftano della SolareMarta assente giustificata...c'è da rimpiangere il look della Boschi a Napoli.
Grande stupefazione quando la Passera ha affermato: mi sento più Pinkerton che Butterfly. Una contraddizione! Insomma Roma/Napoli vince vs Milano!
Scusa lo sfogo ma tutti gli anni è così.
Isabella Gherardi
2. DAGONOTA
Le cronache milanesi (e non) grondano lacrime di dolore per l’assenza delle istituzioni alla prima scaligera di Madama Butterfly diretta dal maestro Chailly. Un forfait annunciato quello del capo dello Stato. Per effetto dell’apertura ufficiale della crisi di governo Renzi in quelle stesse ore.
Mentre al teatro alla Scala scendeva il sipario del primo atto dell’opera di Puccini: mal diretta dal regista e scenografo Alvis Hermanis - la cui istallazione migliore del dramma si può godere nelle vetrine della Rinascente di piazza Duomo -, il Ducetto di Rignano già era a colloquio con Sergio Mattarella.
“Applausi alla Prima scaccia crisi”, titola l’inserto locale del Corriere della Sera. E il commento era accompagnato da un altrettanto esplicito riferimento ai guai politici romani: “Assenze e orgoglio”. Al quotidiano di via Solferino, faceva eco la Repubblica con “Una Prima tutta milanese”. Mentre sbatteva in prima pagina l’assurda (e provocatoria) ipotesi di un Renzi bis che potrebbe provocare manifestazioni di piazza non solo grilline o leghiste.
Tutto commovente e provinciale, insomma. Ma nei due giornaloni non si trova nemmeno una riga (magari in corsivo) di spiegazione sull’assenza dal palco reale della Scala, oltre che delle principali istituzioni, anche dei rappresentanti di governo. Sergio Mattarella, il premier cazzaro e i presidenti di Camera (Boldrini) e Senato (Grasso) - occupati dall’emergenza imposta dalla crisi di governo -, erano più che giustificati. Molto meno si comprende l’assenza all’appuntamento di S. Ambrogio del super presenzialista Su-Dario Franceschini. Il ministro dei Beni e delle attività culturali.
marcella bella con figlia e marito
Di qui la domanda quali erano gli impellenti impegni romani del ministro dopo che sin dalla mattina la direzione del Pd era stata “sbianchettata” dal segretario Renzi, seppellito dai No e atteso al rito delle dimissioni sul Colle più alto? O forse dal Nazareno (o da Palazzo Chigi) era stato impartito il diktat affinché nessuno dell’esecutivo dovesse comunque presenziare alla prima della Scala temendo contestazioni?
Un sospetto, questo, che circola nei Palazzi romani. Ed è duro a morire. Anche a ragione del fatto che nel corso della lunga campagna referendaria il governo di Nani e Grembiulini ha usato (meglio abusato) a piene mani della flotta aerea di stato (compresi gli elicotteri dei Vigili del fuoco) per andare a fare propaganda per il Sì (a volte blitz di poche ore) in tutta Italia e a spese dei contribuenti.
La tratta Ciampino-Linate si percorre in 50 minuti. Altrettanti al ritorno. Allora, Su-Dario Franceschini aveva tutto il tempo di arrivare alla Scala alle ore 18 - inizio della prima -, assistere magari soltanto al primo atto della Butterfly per poi far rientro all’ora di cena nella Capitale. E tornare così a occuparsi degli affari politici del Pd. Un bel dì vedremo levarsi un fil di fumo di verità e di senso delle istituzioni dal porto delle nebbie di palazzo Chigi?
dario ballantini versione trump
renato balestra e marinella di capua
3. TUTTI PAZZI PER L' ARRIVO DI DONALD TRUMP MA È «SOLTANTO» L' IMITATORE BALLANTINI
PG per “il Giornale”
Tanti flashes e ammiratori per salutare Donald Trump all' esterno del Teatro della Scala di Milano dove ieri sera si è inaugurata la stagione con «Madama Butterfly». Lui con un cenno della testa ha salutato tutti stringendo mani senza profferir parola. Peccato fosse solo un imitatore, se pur bravissimo.
Dario Ballantini, visto spesso alla Scala nei panni di Valentino, questa volta ha scelto di imitare il nuovo presidente degli Stati Uniti d' America. La sua è l' ennesima imitazione di successo in una carriera eclettica e dedicata a tanti fronti diversi, compreso quello della pittura.
E non è stato un caso che ieri di fronte alla Scala in tanti abbiano creduto realmente che fosse arrivato il presidente degli Stati Uniti. Fra i miolti talenti di Dario Ballantini ci sono la capacità di individuare «il» personaggio giusto da imitare e l' indubbia capacità di calarsi perfettamente nei suoi panni. In passato gli è riuscito con tanti volti celebri, che grazie a lui sono diventati ancor più famosi. E ieri gli è riuscito con uno degli uomini al momento più famosi del mondo.
cristina e benedetta parodilaura morino teso e enzo micciodaniela javaronecorrado passera e la moglie