1- ROMA AL SUO PEGGIO PER IL SUO SARTO PIU’ GENIALE E RIVOLUZIONARIO, ROBERTO CAPUCCI 2- PER COLUI CHE EBBE COME SUA PRIMA CLIENTE ISA MIRANDA, CHE HA VESTITO TIPINI COME MARILYN MONROE, GLORIA SWANSON, JACQUELINE KENNEDY, LA CUI MUSA DI STILE SI CHIAMA SILVANA MANGANO, BEH, SI E’ RITROVATO CON UN PARTERRE DA BRIVIDI & LIVIDI, UN BARNUM VOLANTE DEGNO DI UN REMAKE DEL “PIANETA DELLE SCIMMIE” 3- GENTE CHE SE NE FREGA DELLA CELEBRE MASSIMA DI COCO CHANEL: "ALCUNI CREDONO CHE IL LUSSO SIA IL CONTRARIO DELLA POVERTÀ. NO. E' IL CONTRARIO DELLA VOLGARITÀ"

Foto di Umberto Pizzi da Zagarolo
Paola Pisa per "Il Messaggero"

«Per me la donna è una dea. Dicono che i miei vestiti rendano le donne inavvicinabili, è proprio quello che voglio, perchè le considero esseri divini. La Lupa capitolina è il premio più bello della mia carriera: sono nato a Roma, vivo a Roma e lavoro a Roma. Qui ho aperto il mio primo atelier. Mi sento romano al cento per cento e voglio dedicare questa Lupa alla mia città». E' commosso Roberto Capucci, uno dei più grandi sarti-artisti del mondo, quando in Campidoglio riceve il riconoscimento al suo lavoro, alla sua originalità, alla sua volontà di restare lontano dalla moda urlata e commerciale.

«Oggi creo con la stessa emozione di quando avevo vent'anni. Non è cambiato nulla». Capucci inventa abiti da sogno, sculture da indossare meravigliose e inconfondibili, visioni artistiche in tessuto che hanno fatto il giro dei musei del mondo dal momento che, trent'anni fa, ha deciso di restare lontano dalle passerelle.

La sua carriera è costellata di successi internazionali, di riconoscimenti, di clienti altolocatissime. Sostenuta da una passione che non accenna a diminuire. Inizia poco più che ventenne, nel 1951 è a Firenze scelto da Giovanni Battista Giorgini tra i talenti italiani. Nel 1952 è alla Sala Bianca di Pitti con il primo nucleo del made in Italy. Poi arriva l'atelier in via Sistina, di seguito quello, storico e per sempre, di via Gregoriana. Intanto nascevano abiti rivoluzionari, come quelli «a banjo» e soprattutto quello «a scatola» che gli è valso l'Oscar della moda. Dior ha detto di lui che era uno dei geni italiani.

Una puntata a Parigi, atelier in rue Cambon, il ritorno in Italia, le sfilate, poi l'addio e i contatti con i musei. Esposizioni in Austria, Germania, Giappone, America. Tantissime in Italia. Un abito anche alla Biennale di Venezia. E poi la Fondazione, a Firenze, a Palazzo Bardini: in quella sede Capucci ha portato 450 abiti, 300 disegni, filmati, articoli. Roma, va detto, in quel momento (era il 2007) ha perso un treno. Firenze è stata più veloce nell'offrire una location a tanta spettacolare e mirabile arte sartoriale.

«Se Roma mi dicesse che ha una sede per me tornerei domani stesso», dichiara il maestro che adora la Capitale. E chissà che una novità non arrivi nelle prossime settimane. E' stato Alemanno ieri a dichiarare: «Una Casa della moda a Roma ci sarà. La prossima settimana scioglierò la prognosi. Potrebbe essere a Villa Ada, mi sembra una ottima soluzione. Anche se c'è una sorta di rivolta da parte delle organizzazioni ambientaliste che rivendicano quei padiglioni».

I vestiti di Capucci, sembrano farfalle, fuochi, girandole, sono ricchi di plissè fittissimi, pieghe sapienti o drappeggi infinitesimali. Dieci, cento colori abbinati insieme in un solo modello con un gusto cromatico assoluto. Dovuto in gran parte dal suo amore per l'India e i numerosi viaggi in Oriente. La sua prima cliente fu Isa Miranda, poi arrivarono Doris Duranti e Elisa Cegani. Ha vestito Marilyn Monroe, Gloria Swanson, Jacqueline Kennedy, in speciali occasioni. Suo l'abito in velluto viola, verde scuro e rosso prugna, con cui Rita Levi Montalcini ha ricevuto il Premio Nobel a Stoccolma. Suoi i vestiti di scena di grandi cantanti d'opera, come Raina Kabaivanska.

Capucci ha sempre dichiarato che Silvana Mangano è stata un po' la sua musa, per eleganza. discrezione, bellezza. Si sente onorata Silvia Venturini Fendi, presidente di AltaRoma e riconosce che il maestro «è un grande artefice di creatività, un uomo di coraggio». E' Valeria Mangani, vicepresidente di AltaRoma a tracciare la Capucci story. Sono presenti amici, addetti ai lavori, fans, tutti uniti in un enorme, affettuoso e ammirato, applauso.

 

ROSSELLA SENSI ROSELLA SENSI ROBERTO CAPUCCI E GIANNI ALEMANNO ROSELLA SENSI ILARIA FENDI ROBERTO CAPUCCI GIANNI LETTA ROBERTO CAPUCCI GIANNI ALEMANNO MILENA VUKOTIC E MARITO MARISELA FEDERICI PADRE SIMEONE

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