1- PRESENTATO A ROMA IL BOMBASTICO LIBRO-INTERVISTA DI CESARE ROMITI, CON CAMUSSO E ANNUNZIATA, E “IL FATTO” SI DIVERTE A SCOPRIRE LE VERSIONI DIFFERENTI RISPETTO A UN ALTRO LIBRO-INTERVISTA DI ROMITI, QUELLO DEL 1988, CON GIAMPAOLO PANSA 2- NELL’88 PANSA CHIESE: COME VI SIETE LASCIATI CON CARLO DE BENEDETTI? “NON BENE, E ME NE DISPIACE. LUI VEDEVA IN ME L’UOMO CHE L’AVEVA OSTACOLATO NEL SUO PROPOSITO DI ESSERE L’UNICO A COMANDARE IN FIAT. COSÌ, CI FU ANCHE DEL MALANIMO, DELL’AMAREZZA UN PO’ ACIDA”. OGGI, CONFIDA A PAOLO MADRON: “SI FIDAVA SOLO DI ME” 3- IERI: “LA FIAT NON CONTROLLA LA CASA EDITRICE RIZZOLI” - OGGI: “ERA IMPOSSIBILE NOMINARE IL DIRETTORE DEL ‘CORRIERE DELLA SERA’ SENZA L’AVALLO DI GIANNI AGNELLI”

Foto di Mario Pizzi da Zagarolo

1 - VIDEO DELLA PRESENTAZIONE DEL LIBRO DI CESARE ROMITI E PAOLO MADRON
Da "Virgilio Notizie", video LaPresse - http://video.virgilio.it/presentazione-del-libro-di-cesare-romiti__1660582273001.html

2 - PRESENTATO A ROMA IL LIBRO SUL CAPITALISMO ITALIANO DI CESARE ROMITI
Da www.blitzquotidiano.it - Presentato a Roma il volume di Cesare Romiti e Paolo Madron "Storia segreta del capitalismo italiano. Cinquant' anni di economia, finanza e politica raccontati da un grande protagonista", edito da Longanesi.

Insieme agli autori sono intervenuti Lucia Annunziata e Susanna Camusso, che ha parlato di spending review e di debito pubblico. L' incontro è stato moderato da Stefano Folli e si è svolto presso la Sala Stampa Estera in via dell' Umiltà

3 - CONFINDUSTRIA: CAMUSSO, BENE IDEA SQUINZI DI INCONTRARE SINDACATI
(AGI) - Susanna Camusso giudica positivamente la volonta' espressa dal presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, di incontrare i sindacati. "Penso sia un'ottima idea che ci incontri", ha detto il segretario generale della Cgil a margine della presentazione del libro 'Storia segreta del capitalismo italiano' di Cesare Romiti e Paolo Madron. "Li' ci misureremo", ha aggiunto.

4 - 2 GIUGNO: CAMUSSO, MANIFESTIAMO PER RICORDARE MANCANZA DI LAVORO
(Adnkronos) - "Il motivo della manifestazione del 2 giugno e' che il primo problema del paese e' la mancanza di lavoro, se la disoccupazione continua a crescere non si e' in grado di dare una risposta ai giovani". Lo afferma il segretario generale CGIL Susanna Camusso a margine della presentazione del libro di Cesare Romiti. "Se si vuole uscire dalla crisi - aggiunge Camusso - la prima condizione e' il lavoro".

5 - LA MEMORIA SMEMORATA DELL'EX AD FIAT - IERI: "CON DE BENEDETTI CI FU DEL MALANIMO. VEDEVA IN ME UN OSTACOLO" - OGGI: "SI FIDAVA SOLO DI ME" - IERI: "LA FIAT NON CONTROLLA LA RIZZOLI" - OGGI: "ERA IMPOSSIBILE NOMINARE IL DIRETTORE DEL ‘CORRIERE' SENZA L'AVALLO DI AGNELLI" - IERI: "HO VOTATO LIBERALE, DC, REPUBBLICANO. COME VEDE FLUTTUO" - OGGI: "PER MOLTISSIMI ANNI HO VOTATO REPUBBLICANO"...
Giorgio Meletti per il "Fatto quotidiano"

Alla fine di luglio del 1976 Carlo De Benedetti annunciò a Cesare Romiti che se ne sarebbe andato dalla Fiat, dopo soli tre mesi da amministratore delegato. Il drammatico colloquio avvenne "mentre andavamo là in macchina", rievoca Romiti nelle sue memorie in forma di intervista al giornalista Paolo Madron, "Storia segreta del capitalismo italiano", appena uscito per Longanesi e presentato ieri a Roma da un drappello di amici cari del manager (Stefano Folli, Lucia Annunziata, Pierluigi Ciocca e Paolo Savona) insieme a un'imbarazzata Susanna Camusso.

LA VERSIONE DI PANSA
Nel 1988, consegnando i suoi ricordi a un altro giornalista allora in gran voga, Giampaolo Pansa ("Questi anni alla Fiat", Rizzoli), Romiti ricordava che erano già arrivati agli uffici Iveco per una riunione, e il dialogo si svolse "mentre passeggiavamo nei corridoi". Dettagli? Sicuramente. Ma non solo. Nell'88 Pansa chiese: come vi siete lasciati? "Non bene, e me ne dispiace. Lui vedeva in me l'uomo che l'aveva ostacolato nel suo proposito di essere l'unico a comandare in Fiat. Così, ci fu anche del malanimo, dell'amarezza un po' acida".

Nei 24 anni trascorsi da allora i ricordi del manager tutto d'un pezzo si sono addolciti. Adesso De Benedetti è quello che salutando gli Agnelli pone come condizione, di non si capisce bene che cosa, che Romiti prenda il suo posto alla presidenza della Gilardini (ex azienda di famiglia dell'Ingegnere): "Mi disse che si fidava solo di me".

L'ottantanovenne Romiti scrive che con questo libro vorrebbe contribuire alla formazione di una nuova classe dirigente di giovani, aiutandoli a riflettere. Sicuramente un insegnamento emerge con chiarezza. Quando si scrive il secondo libro di memorie conviene andarsi a rileggere il primo, per evitare curiose contraddizioni.

CORRUZIONE A SUA INSAPUTA
E dunque il manager romano racconta a Madron che quando arrivò alla Fiat (1974) scoprì che c'era la brutta abitudine di passare soldi ai partiti e lui la interruppe. Subito dopo ammette che la Impresit, controllata Fiat nel campo delle costruzioni, "come impresa assegnataria di appalti pubblici non era immune dai ricatti della politica". Ma a sua insaputa.

"L'inchiesta di Mani pulite", racconta due pagine dopo, "mi diede il destro per scoprire i fatti che venivano imputati a Impresit". E molte teste rotolarono, beccate dai magistrati in prima istanza e per soprammercato accusate da Romiti di aver fatto tutto di testa loro.

Nel 1988 Romiti aveva un'idea diversa. "Un'azienda come la Fiat non fa il mercato delle vacche". E raccontava a Pansa l'idillio dell'azienda onesta a proposito del nuovo stadio delle Alpi in costruzione per i mondiali del ‘90: "La Impresit aveva tutto l'interesse a farlo e ha presentato la sua offerta regolare. Poi sono esplose le solite battaglie parapolitiche. Allora ho detto ai miei collaboratori, lasciandoli con la bocca amara: stiamo fuori da questa storia".

Ma la bocca amara doveva averla Romiti stesso, se è vero che subito dopo provvedette a comprarsi direttamente la Cogefar, che aveva vinto la gara per lo stadio di Torino nei modi evidentemente ripugnanti evitati da Romiti.

IL CORRIERE E I DIRETTORI FIAT
Ed ecco il capitolo meraviglioso del Corriere della Sera, su cui finalmente Romiti ci fa sapere che Gianni Agnelli comandava e sceglieva i direttori. I maligni lo avevano sempre sospettato, così come lo sapevano per cognizione diretta i direttori che si sono succeduti nel quindicennio dello strapotere dell'Avvocato su via Solferino. "Era impossibile nominare il direttore del Corriere senza il suo avallo", riferisce il Romiti edizione Longanesi 2012. "Non sono d'accordo con lei quando afferma che la Fiat controlla la Rizzoli", diceva invece nell'edizione Rizzoli ‘88, rivolgendosi con severità a Pansa.

La memoria di Romiti è curiosamente selettiva. Parla di Enrico Berlinguer come se fosse l'unico vivente ad averlo conosciuto ("Era piccolino, pallido, smunto"). Riferisce un racconto autocelebrativo di Massimo D'Alema del tutto inverosimile, con il pur superbo leader post comunista intento a dipingersi come uno dei dieci big del Pci prelevati a casa e portati a dormire altrove per paura del colpo di Stato ("Allora mi accorsi di essere diventato importante"). Quando queste cose accadevano D'Alema aveva sì e no venticinque anni, a meno che Romiti non ci stia rivelando che il Pci temesse colpi di Stato durante il governo Craxi negli anni ‘80.

LIBERALE, REPUBBLICANO, DC...
E del resto Romiti ci restituisce un passato in cui il capitalismo andava fortissimo gestito da lui, Cuccia, Agnelli e pochi altri eroi, poi, appena loro sono usciti di scena, chissà come, è precipitato di colpo in una crisi drammatica. Per colpa di chi? Dei successori, evidentemente in grado di distruggere in mesi quello che i nostri eroi avevano edificato in decenni.

Anche le idee politiche di Romiti sono soggette nel tempo agli scherzi della memoria. Adesso giura di aver votato "per moltissimi anni il Partito Repubblicano", nella Prima repubblica, "successivamente per altri partiti". Nell'88, quando il potere della Dc di Ciriaco De Mita era al culmine, i ricordi di Romiti erano più prudenti: "Ho cominciato votando liberale, una volta ho votato per la Dc, da un po' di anni voto repubblicano. Come vede fluttuo". Fluttuava, poi se n'è dimenticato.

 

 

VALENTINO PARLATO E P CIOCCA VALENTINO PARLATO SUSANNA CAMUSSO SUSANNA CAMUSSO SUANNA CAMUSSO E STEFANO FOLLI STEFANO FOLLI STEFANO FOLLI LUCIA ANNUNZIATA ROMITI ROMITI FIRMA COPIE DEI LIBRI ROMITI CON EDITORE LIBRO ROMITI FOLLI CIOCCA PUBBLICO ROMITI CIOCCA BARZINI PRESENTAZIONE LIBRO SAVONA STEFANO FOLLI

Ultimi Dagoreport

bpm giuseppe castagna - andrea orcel - francesco milleri - paolo savona - gaetano caltagirone

DAGOREPORT – IL GOVERNO RECAPITA UN BEL MESSAGGIO A UNICREDIT: LA VALUTAZIONE DELL’INSOSTENIBILE GOLDEN POWER SULL’OPA SU BPM ARRIVERÀ IL 30 APRILE. COME DIRE: CARO ORCEL, VEDIAMO COME TI COMPORTERAI IL 24 APRILE ALL’ASSEMBLEA PER IL RINNOVO DI GENERALI - E DOPO IL NO DELLA BCE UN’ALTRA SBERLA È ARRIVATA AL DUO FILO-GOVERNATIVO CASTAGNA-CALTAGIRONE: ANCHE L’EBA HA RESPINTO LO “SCONTO DANESE” RICHIESTO DA BPM PER L’OPA SU ANIMA SGR, DESTINATO AD APPESANTIRE DI UN MILIARDO LA CASSA DI CASTAGNA CON LA CONSEGUENZA CHE L’OPA DI UNICREDIT SU BPM VERRÀ CESTINATA O RIBASSATA - ACQUE AGITATE, TANTO PER CAMBIARE, ANCHE TRA GLI 7 EREDI DEL COMPIANTO DEL VECCHIO…

gesmundo meloni lollobrigida prandini

DAGOREPORT - GIORGIA È ARRIVATA ALLA FRUTTA? È SCESO IL GELO TRA LA FIAMMA E COLDIRETTI (GRAN SOSTENITORE COL SUO BACINO DI VOTI DELLA PRESA DI PALAZZO CHIGI) - LA PIU' GRANDE ORGANIZZAZIONE DEGLI IMPRENDITORI AGRICOLI (1,6 MILIONI DI ASSOCIATI), GUIDATA DAL TANDEM PRANDINI-GESMUNDO, SE È TERRORIZZATA PER GLI EFFETTI DEVASTANTI DEI DAZI USA SULLE AZIENDE TRICOLORI, E' PIU' CHE IRRITATA PER L'AMBIVALENZA DI MELONI PER LE MATTANE TRUMPIANE - PRANDINI SU "LA STAMPA" SPARA UN PIZZINO ALLA DUCETTA: “IPOTIZZARE TRATTATIVE BILATERALI È UN GRAVE ERRORE” - A SOSTENERLO, ARRIVA IL MINISTRO AGRICOLO FRANCESCO LOLLOBRIGIDA, UN REIETTO DOPO LA FINE CON ARIANNA: “I DAZI METTONO A RISCHIO L'ALLEANZA CON GLI USA. PUÒ TRATTARE SOLO L'EUROPA” – A BASTONARE COLDIRETTI, PER UN “CONFLITTO D’INTERESSI”, CI HA PENSATO “IL FOGLIO”. UNA STILETTATA CHE ARRIVA ALL'INDOMANI DI RUMORS DI RISERVATI INCONTRI MILANESI DI COLDIRETTI CON RAPPRESENTANTI APICALI DI FORZA ITALIA... - VIDEO

autostrade matteo salvini giorgia meloni giancarlo giorgetti roberto tomasi antonino turicchi

TOMASI SÌ, TOMASI NO – L’AD DI ASPI (AUTOSTRADE PER L’ITALIA) ATTENDE COME UN’ANIMA IN PENA IL PROSSIMO 17 APRILE, QUANDO DECADRÀ TUTTO IL CDA. SE SALVINI LO VUOL FAR FUORI, PERCHÉ REO DI NON AVER PORTARE AVANTI NUOVE OPERE, I SOCI DI ASPI (BLACKSTONE, MACQUARIE E CDP) SONO DIVISI - DA PARTE SUA, GIORGIA MELONI, DAVANTI ALLA FAME DI POTERE DEL SUO VICE PREMIER, PUNTA I PIEDINI, DISPETTOSA: NON INTENDE ACCETTARE L’EVENTUALE NOME PROPOSTO DAL LEADER LEGHISTA. DAJE E RIDAJE, DAL CAPPELLO A CILINDRO DI GIORGETTI SAREBBE SPUNTATO FUORI UN NOME, A LUI CARO, QUELLO DI ANTONINO TURICCHI….

mario draghi ursula von der leyen giorgia meloni

DAGOREPORT - AVVISO AI NAVIGANTI: IL DISCORSO DI MARIO DRAGHI A HONG KONG ERA UNA TIRATA D’ORECCHIE A BRUXELLES E ALLA DUCETTA DELLE "DUE STAFFE" - PER "MARIOPIO", SE TRUMP COSTRUISCE UN MURO TARIFFARIO INVALICABILE, È PREFERIBILE PER L'EUROPA TROVARE ALTRI SBOCCHI COMMERCIALI (CINA E INDIA), ANZICHE' TIRAR SU UN ALTRO MURO – SUL RIARMO TEDESCO, ANCHE GLI ALTRI PAESI DELL'UNIONE FAREBBERE BENE A SEGUIRE LA POLITICA DI AUMENTO DELLE SPESE DELLA DIFESA - IL CONSIGLIO A MELONI: SERVE MENO IDEOLOGIA E PIÙ REAL POLITIK  (CON INVITO A FAR DI NUOVO PARTE DELL'ASSE FRANCO-TEDESCO), ALTRIMENTI L’ITALIA RISCHIA DI FINIRE ISOLATA E GABBATA DA TRUMP CHE SE NE FOTTE DEI "PARASSITI" DEL VECCHIO CONTINENTE...

massimiliano filippo romeo matteo salvini luca zaia

DAGOREPORT – AL CONGRESSO DELLA LEGA DEL 6 APRILE, SALVINI SARÀ RIELETTO SEGRETARIO PER LA TRAGICA ASSENZA DI SFIDANTI. L’UNICO CHE AVREBBE POTUTO IMPENSIERIRLO SAREBBE STATO IL COORDINATORE DEL CARROCCIO IN LOMBARDIA, L'EX FEDELISSIMO MASSIMILIANO ROMEO: MA IL COINVOLGIMENTO DEL FRATELLO, FILIPPO DETTO ''CHAMPAGNE'', NELLO SCANDALO LACERENZA-GINTONERIA NE HA AZZOPPATO LE VELLEITÀ – MA SUL TRIONFO DI SALVINI GRAVA UNA NUBE: CHE FARÀ IL “DOGE” ZAIA? SI PRESENTERÀ O RIMARRÀ A SCIABOLARE AL VINITALY DI VERONA?

stephen schwarzman jonathan grey giorgia meloni giancarlo giorgetti blackstone

DAGOREPORT: CHI TOCCA I FONDI, MUORE... – CHE HANNO COMBINATO DI BELLO IN ITALIA I BOSS DI BLACKSTONE, LA PIU' POTENTE SOCIETA' FINANZIARIA DEL MONDO? SE IL PRESIDENTE SCHWARZMAN ERA A CACCIA DI VILLONI IN TOSCANA, JONATHAN GRAY, DOPO UNA VISITA A PALAZZO CHIGI (CAPUTI) CON SALUTO VELOCE A MELONI, HA AVUTO UN LUNGO COLLOQUIO CON GIORGETTI SULLO STATO DEGLI INVESTIMENTI IN ITALIA (TRA CUI ASPI, DOVE I DIVIDENDI SONO STATI DECURTATI) – MENTRE IL FONDO USA KKR POTREBBE VALUTARE UN'USCITA ANTICIPATA DALLA RETE EX TIM (3 ANNI ANZICHE' 5)PESSIMI RUMORS ARRIVANO ANCHE DAL FONDO AUSTRALIANO MACQUARIE, PRESENTE IN ASPI E OPEN FIBER: MEGLIO DISINVESTIRE QUANDO I DIVENDENDI NON SONO PIU' CONVENIENTI....