twerking alibi

MA CHI L’HA DETTO CHE IL TWERKING E’ UN BALLO RISERVATO SOLO ALLE AFRO-CULONE? ANCHE ROMA SA DIMENARE L’ANCA E ALLA DISCOTECA “NEW ALIBI” VA IN SCENA UN “CONTEST” PER DIMOSTRARE CHE, A ROBA FATTE COL CULO, NON SIAMO SECONDI A NESSUNO

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Foto di Luciano Di Bacco

 

Riccardo Panzetta per Dagospia

 

Doveva essere un “twerking contest”, cioè un’esibizione di ballerine che dimenano le chiappone a ritmi hip-hoppeggianti, e invece la serata al “New Alibi Disco” - storica discoteca del quartiere Testaccio a Roma - è deragliata rapidamente verso il pecoreccio stracult. Twerkarole coattissime che ciancicavano gomme sul palco, manzi palestrati a torso nudo, ragazze da battaglia, trans carenatissime, cocktail, odori, sudori. Una di quelle serate fuori controllo in cui si passa da “squillino le trombe” a “trombino le squillo”.

 

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A sbrinare il palco c’era in prima fila la performer Etta Page, circondata da volenterose comprimarie in mutandoni. Tra queste anche una transessuale asiatica che, in divisa da teenager un po’ dark un po’ smandrappa, ha indotto - nei più - il classico dilemma middlesex: “Ma è n’omo o ‘na donna?”. Chissenefrega: si balla! E a ritmi vertiginosi.

 

La trans-performer inanella tre o quattro spaccate acrobatiche mandando in sollucchero i fotografi presenti. Volteggi scabrosi, chiappe marmoree schiaffeggiano l’aria carica di promesse. La platea si infiamma. Qualcuno è su di giri e s’allunga verso il palco: “Facce vede’ er buco!”.

 

Nella gabbia al lato della pista, quartier generale degli esibizionisti cacio e pepe, a un certo punto si infilano quattro ragazzi e una minuta ventenne. Uno degli aitanti pischelli rompe gli indugi, sguaina la lingua e fa centro. Lei incassa, apprezza e rilancia. Parte una pomiciata in Hd a beneficio della platea. Le mani prendono vita propria e sgusciano furtive nei jeans, le lingue guizzano nel caos di danze scomposte. Applausi e fischi. La temperatura sale.

 

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Il dj in consolle martella sui bassi. Unz-punz, unz-punz. Il serpentone di corpi in tumulto s’accalora: “Daje! Daje!”. E quando l’estasi animale raggiunge il suo acme, quando la pressione vola a sei atmosfere - ta-dà! - arriva lo sgambetto che non ti aspetti. A smorzare ogni libidine, l’organizzazione impone una mini esibizione (una sola canzone) di Cristian Imparato, ex talentino anatroccolo di “Io Canto” e sbocciato a idolo tascabile del mondo queer.

 

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La voce c’è ma l’entusiasmo è contenuto. Gli applausi, di maniera. L’incantesimo di una tensione pulsante ormai è rotto. Ma nessuno s’abbatte: si riprende a ballare di gran lena fino all’alba. La notte è giovane, il popolo ha fame di sballo e abbevera le pulegge nel desiderio coatto di twerking: “Daje co’ sta chiappa!”.

 

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