LA CANNES DEI GIUSTI - FRA TANTI POSSIBILI VINCITORI, MA NESSUNO DAVVERO COSÌ FUORI DALLA NORMA, VINCE LA PALMA D’ORO LA COMMEDIA AMERICANA, MEZZA PARLATA IN RUSSO, “ANORA”, DIRETTA DA SEAN BAKER - “ANORA” È STATO IL FILM PIÙ AMATO DAL PUBBLICO DEL FESTIVAL, STORIA DI SESSO E D’AMORE TRA UNA ESCORT E IL FIGLIO SVALVOLATO DI UN OLIGARCA RUSSO - GLI ALTRI PREMI SONO IN FONDO PIÙ TRADIZIONALI. IL GRAND PRIX VA ALLO STREPITOSO FILM INDIANO “ALL YOU IMAGINE AS LIGHT”… VIDEO
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Marco Giusti per Dagospia
In una serata un po’ trombona presentata da Camille Cottin come fosse una puntata di “Chiami il mio agente”, con apparizioni di Wim Wenders, con spolverino giapponese impossibile, e di George Lucas, premiato con una Palma d’Oro alla carriera, e grande abbraccio con Francis Coppola, che gli ha portato il premio un po’ barcollante, si è concluso la 77° edizione del Festival di Cannes dominata da altri registi ottantenni non sempre in forma e cinema al femminile molto più aggressivo e fresco, spolverati ogni tanto da rari film con tematiche forti e attuali.
Fra tanti possibili vincitori, ma nessuno davvero così fuori dalla norma, vince la Palma d’Oro però il film apparentemente più semplice, la commedia americana, mezzo parlato in russo, “Anora”, diretta, ma guarda, da un regista maschio, Sean Baker, autore di commedie dolciamare sull’America attuale, da “Florida Project” a “Red Rocket”, che lo lancia immediatamente verso l’Oscar del 2025.
“Anora”, è stato comunque il film più amato in sala dal pubblico del festival, storia di sesso e d’amore tra una escort, interpretata dalla strepitosa Mikey Madison, e il figlio svalvolato di un oligarca russo. E’ una scelta curiosa, perché premia il film, in fondo, meno impegnato e più leggero di questa edizione. Anche se c’è una protagonista forte che risolve metà film, è vero, ma c’è anche tanto sesso, nella prima parte. Finalmente, direte.
Gli altri premi sono in fondo più tradizionali, e vanno a film più impegnati e complessi. Il Grand Prix, cioè il secondo premio, va allo strepitoso film indiano “All You Imagine as Light” della giovane regista Payal Kapadia, trionfo totale di cinema al femminile e di cinema indiano, visto che erano trent’anni che non appariva un film indiano in concorso. Payal Kapadia si è presentata con le tre protagoniste sul palco. Coloratissime.
Trionfo di cinema al femminile anche con “Emila Perez” di Jacques Audiard, il musical narco trans messicano, che vince ben due premi, il Prix de la Jury e il premio per la migliore interpretazione femminile, che va non a una sola attrice, ma a tutto l’ensemble delle tre formidabili protagoniste, Zoe Saldana, Selena Gomez e la spagnola Carla Gascon.
Già Carlos, unica presente in sala, che si è presentata, agitatissima, poi in lacrime, a nome di tutte e tre a ricevere il premio, ha definito Audiard il miglior regista del mondo. E ha dedicato il premio a tutte le persone trans che stanno soffrendo in tutto il mondo. E’ la prima volta che un attore trans vince a Cannes. “Vive la France e i trans!”.
A sorpresa il premio per la migliore regia va al favoloso Miguel Gomes per “Grand Tour”, coproduzione franco-italo-portoghese, non facile per il grande pubblico. Grande film di regia, ricostruisce un viaggio infinito nell’Asia di inizio 900, dove si sta spegnendo il sogno coloniale europeo, dove una promessa sposa insegue il suo futuro marito in un percorso impossibile.
La coproduzione italiana, il film è stato girato anche a Roma in studio, è di Gregorio Paonessa e Marta Donzelli. E’ l’unica soddisfazione rispetto alla debacle per l’assenza, nella serata della premiazione, di “Parthenope” di Paolo Sorrentino, che qualcosa si meritava. Si vede che non è proprio piaciuto ai giurati.
Il Premio Speciale della giuria va all’iraniano Mohammad Rasoulof per “The Seed of the Sacred Fir”, che non potrà tornare in Iran visto che deve scontare otto anni di carcere proprio per le tematiche dei suoi film sulla condizione di vita nel suo paese. Forse pensava di avere qualcosa di più.
Jesse Plemons, strepitoso attore finalmente arrivato a ruoli da protagonista, vince il premio per il miglior attore in “Kinds of Kindness” di Yorgos Lanthimos. Purtroppo non era presente alla premiazione. “The Substance”, opera seconda di Coralie Farleat, medicin-fiction piaciuta moltissimo al pubblico che vede Demi Moore, star invecchiata della tv che si sdoppia nella più giovane Margaret Qualley e si scontra fino alla morte con lei non capendo che è se stessa, vince il premio per la migliore sceneggiatura.
La Camera d’Or, il premio per la migliore opera prima va al notevolissimo “Armand” di Halfan Ullmann Tandel con Renate Reinsve, presentato a Un Certain Regard, tutto ambientato in una scuola dove si apre uno scontro tra genitori e professori quando un bambino di sei anni viene accusato di aver promesso violenza anale a un amichetto. Menzione, come opera prima, al cinese “Mongrel” di Chang Wei Lang e You Qiao Yin. Ci vediamo l’anno prossimo.
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