
IL CICLONE TRUMP RENDE POSSIBILE L’IMPENSABILE: ITALIA E GERMANIA STANNO DALLA STESSA PARTE – LE ECONOMIE DI ROMA E BERLINO SONO INTERCONNESSE: SE SALTA UNA SONO CAZZI PER L’ALTRA. ECCO PERCHÉ IL NEO-CANCELLIERE TEDESCO, FRIEDRICH MERZ, CHIEDE ALLA MELONI DI NON SEGUIRE TRUMP NELLA CROCIATA ANTI-CINESE (IL MERCATO ASIATICO È CRUCIALE PER LE AZIENDE TEDESCHE). NON È UN CASO CHE DOPO LA FRASE DI TRUMP SUI LEADER CHE GLI VOGLIONO “BACIARE IL CULO”, I FRANCESI HANNO STREPITATO CONTRO LA MELONI, PER POI CORRERE AI RIPARI, MENTRE IL CRUCCO WEBER SI È SCHIERATO CON LA SORA GIORGIA…
1 - “MELONI NON GIOCHI DA SOLA” PARIGI ATTACCA, POI LA FRENATA
Estratto dell’articolo di Anais Ginori e Lorenzo De Cicco per “la Repubblica”
https://www.repubblica.it/politica/2025/04/10/news/meloni_dazi_trump_francia_macron-424118131/
A sera è dovuta intervenire la portavoce del governo francese, Sophie Primas, per ridurre l’impatto di una polemica già abbondantemente detonata, sull’asse Roma-Parigi: «Il viaggio di Giorgia Meloni da Trump? Non ci preoccupa, tutte le voci che permettono un dialogo con gli Usa sono benvenute, tanto più che Meloni ha indicato di essere solidale con l’Ue», è la versione che Primas consegna ai cronisti intorno alle 19, dopo una giornata di attriti tra l’esecutivo macronista e quello meloniano.
DONALD TRUMP E GIORGIA MELONI MEME
A innescare le reazioni del governo italiano è stato il ministro transalpino Marc Ferracci. «Se cominciamo ad avere discussioni bilaterali, questa dinamica di unità europea finirà per spezzarsi», ha avvertito il titolare dell’Industria di Parigi, a proposito della trasferta a Washington di Meloni, in programma il 17 aprile.
Ferracci ha confermato che nel governo francese serpeggia il sospetto che la leader di FdI non vada negli Usa a rappresentare una posizione unitaria dell’Ue.
O comunque non quella che Macron auspica. «Il rischio che giochi da sola c’è» punge Ferracci, rispondendo a una domanda sulla premier italiana.
giorgia meloni emmanuel macron foto lapresse
«Nessuno ha interesse a precipitarsi a Washington in ordine sparso per fare concessioni a Trump», commenta anche il ministro per gli Affari europei di Parigi, Benjamin Haddad.
Le reazioni italiane arrivano in batteria. I più irritati sono i “Fratelli”. «Mi pare che Macron vada serenamente a rappresentare la Francia negli Usa, non capisco perché contesti chi lo fa allo stesso modo », dice a Repubblica Francesco Lollobrigida […].
I toni sono questi: «Perché la missione di Meloni sarebbe rischiosa? Quando ci vanno i francesi non è rischiosa e quando ci vanno gli italiani sì? Quando Macron va in missione all’estero va bene e quando vanno gli altri no? La verità è che i francesi credono che ci siano stati di serie A e di serie B. L’Italia non vuole essere prima di nessuno, ma certo non seconda».
Prima di Lollobrigida era intervenuto un altro big meloniano, il ministro degli Affari Ue, Tommaso Foti. «Vorrei fare una domanda agli amici francesi, così preoccupati per l’incontro Meloni-Trump: come mai quando il presidente Macron si reca a Washington tutto sembra andare bene, mentre quando è la Meloni ad andare, invece no? Rispetto e reciprocità ».
GIORGIA MELONI CON FRANCESCO LOLLOBRIGIDA
[…] Al di là della precisazione serale, la distanza di Macron con l’approccio negoziale di Meloni, e parte della Commissione, è diventata evidente. Da quando Trump si è insediato alla Casa Bianca, Roma e Parigi si sono di nuovo disallineate […] «Meloni deve scegliere da che parte stare», ripetono nell’entourage di Macron, sostenendo di avere messaggi contraddittori da Roma.
«Prima si risponde, poi si negozia », è la posizione dell’Eliseo sui dazi. Tanto che il presidente francese ha spinto Bruxelles a minacciare il «bazooka» contro le tariffe. Mossa che Meloni non ha mai condiviso.
Sull’altro fronte, quello di Kiev, l’Italia non ha ancora confermato se parteciperà oggi a Bruxelles al vertice della coalizione dei “volenterosi”, progetto nato proprio su spinta franco-britannica.
2 - LA SPONDA TEDESCA PER TRATTARE CON LA CASA BIANCA
Estratto dell’articolo di Tommaso Ciriaco per “la Repubblica”
https://www.repubblica.it/politica/2025/04/10/news/merz_meloni_telefonata_viaggio_usa-424118135/
Un enorme sospiro di sollievo. […] Dopo l’annuncio di Donald Trump, che congela i dazi, la missione della premier alla Casa Bianca diventa indubbiamente meno scivolosa. Non deve più portare a casa un risultato, ma può trattare con il tycoon. Per l’Italia, ma tenendo aggiornata l’Europa. Semmai, il nodo politico diventa un altro: il rapporto con la Cina. Ed è proprio attorno a questa faglia che la presidente del Consiglio ha avuto due giorni fa una telefonata delicatissima.
Dall’altro capo del filo - si apprende da fonti presidenziali - c’è il prossimo cancelliere tedesco Friedrich Merz. Parlano di tutto, ma soprattutto di dazi. E del rapporto con Stati Uniti e Cina. La premier gli preannuncia il viaggio negli Usa, che sarà ufficializzato poche ore dopo. Spiega di essere in contatto costante con Ursula von der Leyen. Promette aggiornamenti al rientro. E assicura: coopereremo, non ci divideremo.
È quello che vuole sentirsi dire il leader popolare tedesco. Chiede a Meloni di giocare di sponda con il Ppe: significa lasciare perdere gli attacchi a Ursula portati avanti da Matteo Salvini, così come di non cedere alla tentazione (anche questa, esplicitata dal leghista) di trattare con Trump in modo bilaterale, dividendo l’Unione.
GIORGIA MELONI - URSULA VON DER LEYEN
E d’altra parte, Berlino e Roma sono talmente interconnesse sul fronte commerciale che non possono salvarsi da sole.
Il problema è però un altro. È ormai chiaro che il Presidente Usa si prepara a chiedere a Meloni di farsi promotrice in Europa di un approccio ostile a Pechino. […] Un bivio, per Bruxelles. La Germania non sembra intenzionata ad abbandonare il mercato del colosso asiatico – due giorni fa von der Leyen ha sentito al telefono il premier cinese - né a seguire la politica tariffaria di Trump contro il Dragone. Anche la Francia frena, al pari della Spagna.
L’Italia, invece, potrebbe mostrarsi più morbida. Aprire a una collaborazione transatlantica rafforzata. Ecco il nodo attorno al quale la visita di Meloni potrebbe ridiventare scivolosa.
La telefonata avvicina comunque i due leader. Non a caso proprio ieri il capo del Ppe Manfred Weber, anche lui tedesco, ha benedetto il suo viaggio negli Usa. E chiede alla premier di non inseguire Salvini […]