
IL CINEMA DEI GIUSTI - MA CHE BEL FILM CHE È “I PECCATORI” DI RYAN COOGLER. INTANTO LA MUSICA, C’È ANCHE UNA INCREDIBILE APPARIZIONE DI BUDDY GUY A 88 ANNI ALLA FINE DEL FILM. E CANTA. LA SCENEGGIATURA, TOTALMENTE ORIGINALE, DELLO STESSO COOGLER, È STRAVAGANTE MA FUNZIONALE QUANTO BASTA. IN PIÙ QUI C’È LA CHIAVE POLITICA E POI È PIENO DI SENSUALITÀ, DI SESSO E DI SCOPATE – UN HORROR POLITICO TOTALMENTE ANTI-CATTOLICO, ANTI-TRUMPIANO, ANTI-MUSKIANO, CHE SI AVVIA A DIVENTARE UN CASO IN AMERICA… - VIDEO
Marco Giusti per Dagospia
Ma che bel film che è “I Peccatori” di Ryan Coogler. Intanto la musica. E’ pieno di blues, c’è anche una incredibile apparizione di Buddy Guy a 88 anni alla fine del film. E canta… Ma ci sono anche altre musiche, i vampiri cantano canzoni irlandesi, e c’è la musica di Ludwig Goranson.
La sceneggiatura, totalmente originale, dello stesso Coogler, è stravagante ma funzionale quanto basta, nel suo confluire nella seconda parte in una situazione di scontro notturno coi vampiri in un unico ambiente alla “Dal tramonto all’alba” di Robert Rodriguez. In più qui c’è la chiave politica. I vampiri bianchi vogliono un mondo connesso, dove tutto si amalgama, anche le nostre identità più antiche. Ma questa è la libertà? E poi è pieno di sensualità, di sesso e di scopate.
E’ bellissima la Mary di Hailee Steinfeld (la ricorderete ragazzina ne “Il grinta” dei Coen), l’amore impossibile di Smoke, troppo bianca, ma è favolosa anche la statuaria Wunmi Mosaku come Annie, la donna amata da Stack, la strega. Guardate come i due gemelli, cioè i due Michael B.Jordan, le prendono. Non è facile saper filmare bene anche le scopate. Poi c’è il 70mm SuperPanavision che ci fa vedere qualsiasi cosa, arrivato direttamente da Christopher Nolan.
L’inizio del film, con la macchina da presa che si muove seguendo il ritorno a a casa nel Delta del Mississippi dei gemelli Elijah e Elias detti Smoke e Stack, dopo aver fatto la Grande Guerra in Europa e aver fatto affari duranti il proibizionismo a Chicago, col 70 mm è uno spettacolo. Finalmente siamo davanti a un film.
Avevamo apprezzato il 16 mm del primo film di Ryan Coogler, il militante “Fruitvale Station” a Cannes, avevamo apprezzato sia “Creed” sia i due “Black Panther”, soprattutto il secondo, ma questo è un’altra cosa.
Un horror politico su temi come l’integrazione forzata degli afro-americani alla religione e alla cultura bianca che vede il blues come unica possibilità di tornare alle radici ambientato nel Delta tra la fine degli anni’20 e i ’30. Sì, perché i due gemelli Smoke e Stack, o Elijah e Elias, tornano a casa, si comprano da un ricco bianco del posto una vecchia segheria e mettono in piedi una sorta di rave per neri dove si può bere qualsiasi cosa e ascoltare blues, un Club Juke, aperto tutta la notte. Ma non sanno che qualcuno ha gli occhi puntati su di loro.
I vampiri bianchi comandati dal Remmick di Jack O’Connell, davvero inquietante, più vicino a Zuckerberg che a Christopher Lee, sfuggiti alla caccia che gli davano gli indiani. E forse anche i bastardi del Ku Klux Klan hanno delle idee. Ma prima che le cose precipitino come in ogni film di vampiri, assistiamo alla preparazione di una giornata di festa e di musica messa in piedi dai gemelli, dove canterà il cugino Sammie Moore, interpretato da Miles Caton, figlio del predicatore del posto, e con lui suonerà piano e armonica lo strepitoso Delta Slim di Delroy Lindo.
E canterà la bella Pearl di Jayme Lawson. Ryan Coogler mette in scena un film fatto di corpi, sudore, musiche, incredibilmente vecchia Hollywood come regia, ma decisamente complesso nel suo ragionamento sull’identità degli afro-americani non solo del Delta. Un po’ come lo spettacolare “Nope” di Jordan Peele, dove il 70 mm e l’Imax servivano per vedere il cielo, cerchiamo allargando lo schermo di raccontare troppe cose per un film solo, ma soprattutto di scoprire le radici di un popolo dentro un altro popolo.
Totalmente anti-cattolico, anti-trumpiano, anti-muskiano, “Peccatori” si avvia a diventare un caso in America, dove è previsto un incasso piuttosto alto, tra i 40 e i 50 milioni di dollari per il primo weekend, ma non certo da noi. Relegato come era alla sala 7 del Cinema Barberini. Con quello schermo, accidenti…