“CLAUDIA MORI HA SCONVOLTO TUTTO” – TEO TEOCOLI TORNA A PARLARE DELLA FINE DELL'AMICIZIA CON ADRIANO CELENTANO (CHE GLI AVEVA REPLICATO CON UNA SUPERCAZZOLA: “NON TI RISPONDO PIÙ AL TELEFONO PERCHÉ TI VOGLIO BENE”). E PUNTA IL DITO CONTRO LA MOGLIE DEL “MOLLEGGIATO”: “CLAUDIA È LA PADRONA, QUANDO DECIDE UNA COSA DEVE ESSERE COSÌ. NON È STATA TANTO LEGGERA CON GLI AMICI DI ADRIANO. ORMAI CI HO RINUNCIATO, AVREBBE DOVUTO FARSI VIVO LUI” – LA STORIA CON LOREDANA BERTÉ: “A FURIA DI RECITARE NUDI, PIÙ CHE IL DESIDERIO SCATTAVA UNA PRASSI. ERAVAMO TUTTI UN PO' ARRAPATI, MA CON UNA CERTA DISCREZIONE” – IL LITIGIO CON BERLUSCONI E...
Teo Teocoli a Tintoria: "Celentano? Da cinque anni è finito tutto. Lui è scomparso, non risponde al telefono, non parla più con nessuno. In questi ultimi due anni non risponde al telefono, forse è morto. Sono 4 anni che provo, almeno dimmi una frase storica…un 'Ciao ragazzi'". pic.twitter.com/43766CPaOO
— Giuseppe Candela (@GiusCandela) September 2, 2024
1. «LA RISPOSTA DI ADRIANO MI LASCIA BASITO E TRISTE CLAUDIA HA SCONVOLTO TUTTO»
Estratto dell’articolo di Renato Franco per il “Corriere della Sera”
Amici da una vita. Poi il telefono che rimane sempre libero, ma muto: «Se non rispondo è perché ti voglio bene!», la spiegazione è in puro stile Celentano, ma a Teo Teocoli si dipinge un punto interrogativo sul volto: «Mah, è una formula nuova... rimango basito, dopo tanto tempo, tanti anni, tante cazzate, tante divertimenti insieme». Il primo incontro era stato a fine anni Cinquanta: «L’ho aspettato sotto casa sua a 14 anni, pensavo si chiamasse Cedentano con la d, aveva già fatto successo, la somiglianza era nella faccia da terrone che avevamo tutti e due».
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I ricordi?
«Tanti, purtroppo molto lontani. Questa cosa di non sentirlo proprio in questo periodo, proprio adesso che ci sono tanti problemi... non vedersi più per me è triste».
Proverà a richiamarlo?
«No, ci ho rinunciato, avrebbe dovuto farsi vivo lui.
Mi dispiace. Improvvisamente, dopo una vita, il silenzio».
L’ultimo incontro?
«Quattro anni fa, la tradizione del suo compleanno il giorno dell’Epifania era rimasta. Quella volta c’era anche Morandi. Poi ho telefonato 10mila volte, ma non mi ha mai risposto nessuno».
Claudia Mori fa da filtro?
«Lei fa tutto, è la padrona, quando decide una cosa deve essere così. Non è stata tanto leggera con gli amici di Adriano, anzi ha un po’ sconvolto tutto».
Anche voi due?
«Beh, nonostante l’arrivo di Claudia — che ha scombussolato gli equilibri — per anni ci trovavamo comunque a casa a suonare, a cantare, a raccontare storie...».
Qualcosa si è incrinato anche per colpa di «Adrian», quel programma fu un flop...
«Una trasmissione disgraziata».
Doveva esserci anche lei in «Adrian».
«Adriano mi telefonò e mi chiese di fare lui: nel senso che dovevo interpretarlo. Mi disse: non devi fare l’imitazione, devi essere proprio Celentano. Voleva che fossi lui che presentava il film. Mi pareva una mezza truffa spacciarmi per lui, ma non mi andava di dirgli di no e gli risposi che se fossimo riusciti a farlo sarebbe stato un miracolo. Non trattammo di soldi perché tanto sapevo che se ne occupava Claudia e lei rompe le scatole su quelli e quindi era meglio temporeggiare. Solo che nel frattempo se ne erano andati tutti: Manara, Michelle Hunziker, Ambra. Anche io mi fermai, non feci niente, perché non c’era niente da fare».
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Oggi cosa le manca di più?
«L’amicizia. Non si può chiamare abitudine, ma eravamo abituati ad incontrarci. Certo nel tempo sempre meno, lui stava a Galbiate, non veniva spesso a Milano».
Prima diceva, ricordi lontani.
«Una volta lo faccio venire al Derby (il locale di cabaret, non la partita) e ci ferma la polizia. Quando il poliziotto scopre che in macchina c’è Adriano, inizia ad abbracciarlo, a baciarlo, a spettinarlo... Poi chiama l’altro poliziotto, quello lascia il mitra sulla macchina e viene di corsa. Adriano aveva una faccia..., voleva ammazzarmi».
Perché voleva ammazzarla?
«Perché detesta che lo tocchino... Comunque alla fine ci liberano e dopo 100 metri mi dice di parcheggiare.
- Tu non devi mai più indicarmi se ti fermano in macchina, hai capito?
- Scusami Adriano, ma io non ho la patente.
- Neanche io!
- Ma che cazzo c’entri tu, mica stai guidando.
Cose così succedevano spesso».
[…]
Insieme in montagna?
«Una volta andammo a Madonna di Campiglio. Fu una fuga d’amore di Adriano e Claudia e portarono dietro anche me, anche se non c’entravo una mazza».
Magari è per quello che lei non sta simpatico a Claudia Mori?
Ride.
«Ma no. Poi sono arrivati altri due o tre amici, dovevamo stare una settimana, siamo stati sei mesi. Tornai a Milano e rimasi sorpreso: siamo andati via a fine autunno ed era primavera».
Al mare?
«Adriano non so perché si era innamorato di una pensione di quarta a Rimini, dovevamo andare lì per forza, era una di quelle dove ti danno la bottiglia d’acqua segnata, per non fartela bere dagli altri. Con tutti i miliardi che aveva..., ma era divertente».
I riti?
«Quando Adriano scriveva un pezzo nuovo andavamo in sala di incisione a sentirlo, lui ogni tanto usciva e gridava: non fate casino! Non era vero, è che non si ricordava le parole e inventava qualcosa per ripassarle. In quelle robe lì era un gran bugiardo».
Lei è identico quando lo imita.
«Il cappellaccio come lo mette lui, gli stivaletti chiari a punta, i jeans larghi: appena la gente mi vede così ride senza che io dica niente». […]
2. TEO TEOCOLI "A FAZIO DIEDI LA VITA, CON SILVIO LITIGAI E BRIGITTE BARDOT MI CHIAMÒ SFIGATO"
Estratto dell’articolo di Filippo Maria Battaglia per “La Stampa”
Si conoscono da oltre sessant'anni, non si sentono da più di cinque. Teo Teocoli, del resto, lo ha ripetuto spesso, da ultimo nel podcast Tintoria: Adriano Celentano «da tempo non risponde al telefono, è scomparso, forse è morto». Lui, il Molleggiato, è rimasto un po' in silenzio, poi sui social gli ha scritto: «Se non rispondo è perché ti voglio bene! Come fai a non capirlo?». E, sardonico, ha aggiunto: «Chiama pure se vuoi, tanto io non ti rispondo».
E Teocoli? Per ora, ha deciso di fare lo stesso: se lo si cerca per un commento, il telefono squilla a vuoto. Pochi giorni prima, a La Stampa, aveva raccontato così il primo incontro con Celentano: «Andai a casa sua, in via Gluck. Mi guardò e mi disse: "Oh, mi sembri uno specchio, dai vieni su". E subito dopo: "Aspetta qui che devo in andare in bagno". Ero così emozionato che stavo per entrare nel cesso con lui».
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A febbraio lei compirà 80 anni, tra qualche giorno partirà con un nuovo tour, Tutto Teo.
«Se smetto di lavorare vado dal prete e gli dico di preparare la fossa».
[…]
A vent'anni iniziò a cantare coi Trappers di Mario Lavezzi, l'anno dopo entrò a far parte dei Quelli, la futura PFM.
«Ho frequentato sempre artisti e musicisti, mica potevo stare con gli avvocati. Che gli raccontavo?».
Grazie a Celentano prese parte al Festival della Canzone Napoletana.
«Adriano non voleva partecipare, mandò me. Modugno prese un milione di voti, io meno di cento. Poco dopo, Celentano venne agganciato per il musical Hair. Anche qui declinò».
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E anche qui toccò a lei. Sul palco c'erano anche Renato Zero e Loredana Bertè.
«Uno si vestiva da moschettiere, l'altra da satanica. Può immaginare quando giravano 'sti due. Fuori dal teatro gli facevo da guardia del corpo».
A un certo punto chiuse Renato Zero in bagno con la chitarra.
«A dire il vero era un camerino. Gli buttammo la chitarra dalla finestrella. Così non rompeva: scriveva dieci canzoni al giorno».
Ebbe anche una storia con Loredana Bertè.
«Sa, a furia di recitare nudi, più che il desiderio scattava una prassi. Eravamo tutti un po' arrapati, ma con una certa discrezione».
Negli anni '70 passò al cabaret.
«Ero in tournée con Hair a Milano. Andai al Derby, che allora racchiudeva il gotha dell'umorismo. Enzo Jannacci, che già mi conosceva, mi vide e mi disse: "Eshshshshs"».
Eh?
«Non capii nulla neanch'io, ma non importava. Risposi solo: "Grazie". Il Derby fu una grande scuola: se lì non facevi ridere potevi scappare e non farti più vedere».
Fu lei a ispirare Jannacci per la canzone Il dritto.
«Sì. "Festa, nella casa popolare al tre…"».
[…]
Giorgio Gaber la prendeva in giro perché diceva che ogni giorno cambiava mestiere.
«Lo incontrai per la prima volta quando avevo 15 anni, in Galleria, a Milano. Cercava di seminare un'ex fidanzata, era terrorizzato che lo picchiasse. Lo fermai per chiedergli un autografo. Mi mandò a quel paese e riprese a correre».
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Ma è vero che di lei si invaghì Gala, la moglie di Dalì?
«Mi vide in un locale di Cadaqués, in Spagna, mi portò a vedere la casa e indicandomi una cupola mi disse: "Quella è la mia camera. Sopra c'è un foro, se fai l'amore lì sotto, tutto il paese ascolta"».
E lì che conobbe Brigitte Bardot?
«Qualche giorno prima di arrivare, mi fermai in Camargue, dove abitava in mezzo a un canneto. Sbucò lei, bellissima. Mi presentai. "Teò-Teò? Sfigatò", disse. Protestai. E lei: "Tutti i tuoi amici sono a una festa a Cannes e tu sei qui da solo". Le dissi: "Beh, non è poco". Si mise a ridere e giocammo a dadi».
L'esordio in tv risale al 1973. Qualche anno dopo l'exploit su Antenna tre.
«Un successo straordinario. Nonostante ci fossero le partite di Coppa Campioni, la gente guardava prima me e Massimo Boldi».
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Boldi ha detto che lei è un po' prepotente.
«Mi divertivo a farlo soffrire. Lo vidi per la prima volta in una sala di incisione. Cercavo un batterista, mi propose come chitarrista il fratello di poco più di dieci anni».
Vi menavate spesso.
«Io menavo, lui cercava di parare i colpi».
Litigò anche con Berlusconi.
«Eravamo a villa San Martino, sarà stata la fine degli anni '80.
Oltre a me e Boldi, c'erano Zuzzurro e Gaspare. A un certo punto, Berlusconi cominciò a intonare canzoni francesi e disse: "Questo dovete fare!". Gli risposi: "Senta, lei continui a fare Milano 2 e magari faccia anche il manovale". Mi fece accompagnare fuori».
Non una grande mossa per la carriera.
«Per anni tutti mi evitarono come la peste. Mi misi a fare un tour, fino a quando mi chiamarono: "Il Cavaliere ti cerca"».
E cosa le disse?
«Mi piacerebbe che facessi una cosa nuova, si intitola Scherzi a parte».
Era in coppia con Gene Gnocchi.
«Un uomo indecifrabile: metà simpatico e metà stronzo. Basta dire che era sposato e aveva tre figli; si è separato, risposato e ne ha fatti altri due».
Mai dire gol, La domenica sportiva, Quelli che il calcio: ha fatto un sacco di programmi sul calcio. Con Fabio Fazio come andò?
«Gli ho regalato la vita. Me ne andai perché non potevo più girare in strada: la gente mi fermava in continuazione».
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Merito anche delle sue imitazioni. Chi si arrabbiò di più?
«Quando feci Enrico Cuccia, dal suo staff mi chiesero di lasciar perdere perché era molto anziano». […]
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