biden kamala harris sanders pelosi newsom

COME UN PD QUALSIASI, I DEMOCRATICI D’AMERICA DOPO LA SCOPPOLA PARTONO CON IL REGOLAMENTO DEI CONTI INTERNO - IL SENATORE INDIPENDENTE BERNIE SANDERS APRE IL FUOCO: "NON DOVREBBE ESSERE UNA SORPRESA CHE UN PARTITO CHE HA ABBANDONATO LA CLASSE MEDIA VENGA ABBANDONATO DALLA CLASSE OPERAIA. GLI INTERESSI FINANZIARI E I CONSULENTI BEN PAGATI CHE CONTROLLANO IL PARTITO IMPARERANNO QUALCHE LEZIONE DA QUESTA DISASTROSA CAMPAGNA?" – LE ACCUSE DEM A BIDEN PER IL RITARDO NEL RITIRO - NANCY PELOSI AVREBBE VOLUTO CANDIDARE IL GOVERNATORE CALIFORNIANO NEWSOM E HILLARY CLINTON CHE…

Matteo Persivale per il “Corriere della Sera” - Estratti

 

KAMALA HARRIS JOE BIDEN

(...) La solitudine di Joe Biden è quella del re sconfitto, condannato a diventare un apostrofo tra due storiche presidenze Trump, umiliato pur avendo vinto nel 2020, restìo a chiamarsi fuori quando il partito lo sfiduciò e capace, in quel 21 luglio che sembra molto più lontano di soli 109 giorni fa, di un arrocco che di fatto garantì la nomination alla sua vice Kamala Harris in un atto di generosità che per anni gli rinfacceranno.

 

Si era chiamato fuori per senso di responsabilità dopo aver schivato i silenziosi coltelli che volavano tra il Campidoglio e l’ala Ovest della Casa Bianca, Nancy Pelosi di due anni più vecchia di lui regista del quieto smottamento di consensi, attentissima però a non far trapelare il suo candidato che comunque non era Harris. E anche per questo Biden agevolò la successione alla sua vice.

 

BERNIE SANDERS NANCY PELOSI

Poco importa ormai se il prescelto della californiana (d’adozione, ha imparato il mestiere dal papà sindaco di Baltimora e deputato) Pelosi fosse davvero l’azzimato Gavin Newsom che non sarà simpaticissimo con quei capelli ingellati e il sorriso scintillante da attore di soap opera ma da governatore d’uno Stato, la California, che se fosse indipendente sarebbe la quinta economia mondiale portava indubbia competenza e un quarto di secolo in meno di Biden sul passaporto.

 

 

Ora scatterà la faida interna alle correnti — i governativi e i barricaderi, Neswom e Ocasio-Cortez — mentre Trump riderà di loro dalla Casa Bianca. 

 

(...)

JOE BIDEN KAMALA HARRIS

 

Quando Biden entrò alla Casa Bianca (facendo surf con nonchalance su quei sette milioni di voti di vantaggio su Trump), la rivista Time lo ritrasse sulla copertina in un disegno che fece il giro del mondo, pensieroso in uno studio ovale vandalizzato dai trumpiani del 6 gennaio che avevano da poco preso d’assalto il Campidoglio.

 

«Day One», giorno uno, l’unico titolo, in piccolo. L’ultimo giorno, invece, Joe lascerà il bigliettino d’auguri rituale all’uomo che aveva spodestato nel 2020 e che da allora gli dà del demente, del fallito, dello zombie. Il più grande Lear del Novecento, Robert Stephens, con un’intuizione che ha fatto la storia del moderno teatro shakespeariano, decise che il vecchio re non doveva prendere in braccio la sua Cordelia: doveva provare a farlo, ma senza riuscirci. Piegato dall’età e dalla malattia e dal dolore.

 

SANDERS CONTRO PARTITO DEMOCRATICO, SCONFITTA NON È SORPRESA

bernie sanders

 (ANSA) - Il senatore indipendente Bernie Sanders attacca il partito democratico per la sconfitta di Kamala Harris. "Non dovrebbe essere una grande sorpresa che un partito democratico che ha abbandonato la classe media scopra di essere abbandonato dalla classe operaia. Mentre la leadership democratica difende lo status quo, il popolo americano è arrabbiato e vuole il cambiamento. E ha ragione", ha detto Sanders. "Gli interessi finanziari e i consulenti ben pagati che controllano il partito impareranno qualche lezione da questa disastrosa campagna?", ha aggiunto.

 

DEMOCRATICI SOTTO SHOCK, DITO PUNTATO CONTRO BIDEN

alexandria ocasio cortez e bernie sanders

 (ANSA) - I democratici sotto shock rivivono l'incubo del 2016, e stavolta il day after è se possibile ancora più doloroso. La ferita della sconfitta di Kamala Harris è ancora aperta, ma la resa dei conti nel partito è già scattata. Il maggior indiziato per la batosta è Joe Biden: il presidente, è la tesi di molti fatta trapelare anche da una fonte anonima della campagna di Harris, ha "una grossa responsabilità" per essersi ostinato a restare in corsa per mesi, costringendo i democratici a rimuoverlo quasi di forza dopo la debacle nel duello tv contro Donald Trump.

 

Responsabilità condivisa peraltro, secondo gli osservatori, anche dei vertici dell'asinello, incapaci di opporsi al presidente un anno fa, quando non gli impedirono di ricandidarsi. Harris, nei poco più di tre mesi a sua disposizione, ha cercato di fare il miracolo scontrandosi con molti papaveri del partito (compreso forse lo stesso Biden) che avrebbero preferito delle mini primarie piuttosto che la sua investitura.

 

Gavin Newsom Nancy Pelosi

E le tensioni interne hanno alimentato quelle fra lo staff di Harris e la campagna del suo capo, sulla quale la vicepresidente si è per forza di cose dovuta appoggiare per la rincorsa. Le incomprensioni sono state evidenti fin dall'inizio, con molti fedelissimi del presidente costretti a tirare la carretta per una candidata in cui non hanno mai creduto.

 

Da parte sua anche Kamala ha commesso diversi errori: pur cercando di distanziarsi da Biden - uno dei presidenti meno amati, precipitato ad appena il 39% di consensi -, non è riuscita a prenderne davvero le distanze e ad imporsi come alternativa credibile, nonostante per lei si siano spesi soprattutto alla fine personalità del calibro di Nancy Pelosi (forse quella che ha spinto di più per il siluramento di Biden) e Barack Obama.

KAMALA HARRIS - JOE BIDEN

 

Per l'ex presidente in particolare, la debacle di Harris è un duro colpo che ridà fiato a chi lo accusa da tempo di non essere stato capace di formare una nuova generazione di leader dem, malgrado gli otto anni trascorsi alla Casa Bianca. E non va meglio a un altro padre nobile del partito, Chuck Schumer, al quale viene tra l'altro imputata la conquista della maggioranza in Senato da parte dei repubblicani. In questo clima di veleni, i critici più maligni osservano comunque come alcuni all'interno del partito potrebbero non essere particolarmente delusi dalla sconfitta.

 

Alcuni si spingono ad immaginare una certa 'soddisfazione' covata da Hillary Clinton, che non avrebbe sopportato vedere un'altra donna rompere quel soffitto di cristallo che era il sogno della sua vita.

 

gavin newsom

Altri invece pensano ai papabili aspiranti democratici alla Casa Bianca per il 2028, dalla governatrice del Michigan Gretchen Whitmer a quelli di California e Pennsylvania, Josh Shapiro e Gavin Newsom: una vittoria di Harris li avrebbe bloccati per otto anni, ora invece possono guardare con più speranza al futuro. Anche per loro però il problema cruciale resta quello di rifondare un partito che non sembra più in grado di parlare agli americani.

Ultimi Dagoreport

jd vance roma giorgia meloni

DAGOREPORT – LA VISITA DEL SUPER CAFONE VANCE A ROMA HA VISTO UN SISTEMA DI SICUREZZA CHE IN CITTÀ NON VENIVA ATTUATO DAI TEMPI DEL RAPIMENTO MORO. MOLTO PIÙ STRINGENTE DI QUANTO È ACCADUTO PER LE VISITE DI BUSH, OBAMA O BIDEN. CON EPISODI AL LIMITE DELLA LEGGE (O OLTRE), COME QUELLO DEGLI ABITANTI DI VIA DELLE TRE MADONNE (ATTACCATA A VILLA TAVERNA, DOVE HA SOGGIORNATO IL BUZZURRO), DOVE VIVONO DA CALTAGIRONE AD ALFANO FINO AD ABETE, LETTERALMENTE “SEQUESTRATI” PER QUATTRO GIORNI – MA PERCHÉ TUTTO QUESTO? FORSE LA SORA “GEORGIA” VOLEVA FAR VEDERE AGLI AMICI AMERICANI QUANTO È TOSTA? AH, SAPERLO...

giovanbattista fazzolari giorgia meloni donald trump emmanuel macron pedro sanz merz tusk ursula von der leyen

SE LA DIPLOMAZIA DEGLI STATI UNITI, DALL’UCRAINA ALL’IRAN, TRUMP L’HA AFFIDATA NELLE MANI DI UN AMICO IMMOBILIARISTA, STEVE WITKOFF, DALL’ALTRA PARTE DELL’OCEANO, MELONI AVEVA GIÀ ANTICIPATO IL CALIGOLA DAZISTA CON LA NOMINA DI FAZZOLARI: L’EX DIRIGENTE DI SECONDA FASCIA DELLA REGIONE LAZIO (2018) CHE GESTISCE A PALAZZO CHIGI SUPERPOTERI MA SEMPRE LONTANO DALLA VANITÀ MEDIATICA. FINO A IERI: RINGALLUZZITO DAL FATTO CHE LA “GABBIANELLA” DI COLLE OPPIO SIA RITORNATA DA WASHINGTON SENZA GLI OCCHI NERI (COME ZELENSKY) E UN DITO AL CULO (COME NETANYAHU), L’EMINENZA NERA DELLA FIAMMA È ARRIVATO A PRENDERE IL POSTO DEL MINISTRO DEGLI ESTERI, L’IMBELLE ANTONIO TAJANI: “IL VERTICE UE-USA POTREBBE TENERSI A ROMA, A MAGGIO, CHE DOVREBBE ESSERE ALLARGATO ANCHE AGLI ALTRI 27 LEADER DEGLI STATI UE’’ – PURTROPPO, UN VERTICE A ROMA CONVINCE DAVVERO POCO FRANCIA, GERMANIA, POLONIA E SPAGNA. PER DI PIÙ L’IDEA CHE SIA LA MELONI, OSSIA LA PIÙ TRUMPIANA DEI LEADER EUROPEI, A GESTIRE L’EVENTO NON LI PERSUADE AFFATTO…

patrizia scurti giorgia meloni giuseppe napoli emilio scalfarotto giovanbattista fazzolari

QUANDO C’È LA FIAMMA, LA COMPETENZA NON SERVE NÉ APPARECCHIA. ET VOILÀ!, CHI SBUCA CONSIGLIERE NEL CDA DI FINCANTIERI? EMILIO SCALFAROTTO! L’EX “GABBIANO” DI COLLE OPPIO VOLATO NEL 2018 A FIUMICINO COME ASSESSORE ALLA GIOVENTÙ, NON VI DIRÀ NULLA. MA DAL 2022 SCALFAROTTO HA FATTO IL BOTTO, DIVENTANDO CAPO SEGRETERIA DI FAZZOLARI. “È L’UNICO DI CUI SI FIDA” NELLA GESTIONE DI DOSSIER E NOMINE IL DOMINUS DI PALAZZO CHIGI CHE RISOLVE (“ME LA VEDO IO!”) PROBLEMI E INSIDIE DELLA DUCETTA - IL POTERE ALLA FIAMMA SI TIENE TUTTO IN FAMIGLIA: OLTRE A SCALFAROTTO, LAVORA PER FAZZO COME SEGRETARIA PARTICOLARE, LA NIPOTE DI PATRIZIA SCURTI, MENTRE IL MARITO DELLA POTENTISSIMA SEGRETARIA-OMBRA, GIUSEPPE NAPOLI, È UN AGENTE AISI CHE PRESIEDE ALLA SCORTA DELLA PREMIER…

francesco milleri andrea orcel carlo messina nagel donnet generali caltagirone

DAGOREPORT - A CHE PUNTO È LA NOTTE DEL PIÙ GRANDE RISIKO BANCARIO D’ITALIA? L’ASSEMBLEA DI GENERALI DEL 24 APRILE È SOLO LA PRIMA BATTAGLIA. LA GUERRA AVRÀ INIZIO DA MAGGIO, QUANDO SCENDERANNO IN CAMPO I CAVALIERI BIANCHI MENEGHINI - RIUSCIRANNO UNICREDIT E BANCA INTESA A SBARRARE IL PASSO ALLA SCALATA DI MEDIOBANCA-GENERALI DA PARTE DELL’”USURPATORE ROMANO” CALTAGIRONE IN SELLA AL CAVALLO DI TROIA DEI PASCHI DI SIENA (SCUDERIA PALAZZO CHIGI)? - QUALI MOSSE FARÀ INTESA PER ARGINARE IL DINAMISMO ACCHIAPPATUTTO DI UNICREDIT? LA “BANCA DI SISTEMA” SI METTERÀ DI TRAVERSO A UN’OPERAZIONE BENEDETTA DAL GOVERNO MELONI? O, MAGARI, MESSINA TROVERÀ UN ACCORDO CON CALTARICCONE? (INTESA HA PRIMA SPINTO ASSOGESTIONI A PRESENTARE UNA LISTA PER IL CDA GENERALI, POI HA PRESTATO 500 MILIONI A CALTAGIRONE…)

donald trump giorgia meloni

DAGOREPORT - LA DUCETTA IN VERSIONE COMBAT, DIMENTICATELA: LA GIORGIA CHE VOLERA' DOMANI A WASHINGTON E' UNA PREMIER IMPAURITA, INTENTA A PARARSI IL SEDERINO PIGOLANDO DI ''INSIDIE'' E "MOMENTI DIFFICILI" - IL SOGNO DI FAR IL SUO INGRESSO ALLA CASA BIANCA COME PONTIERE TRA USA-UE SI E' TRASFORMATO IN UN INCUBO IL 2 APRILE QUANDO IL CALIGOLA AMERICANO HA MOSTRATO IL TABELLONE DEI DAZI GLOBALI - PRIMA DELLE TARIFFE, IL VIAGGIO AVEVA UN SENSO, MA ORA CHE PUÒ OTTENERE DA UN MEGALOMANE IN PIENO DECLINO COGNITIVO? DALL’UCRAINA ALLE SPESE PER LA DIFESA DELLA NATO, DA PUTIN ALLA CINA, I CONFLITTI TRA EUROPA E STATI UNITI SONO TALMENTE ENORMI CHE IL CAMALEONTISMO DI MELONI E' DIVENTATO OGGI INSOSTENIBILE (ANCHE PERCHE' IL DAZISMO VA A SVUOTARE LE TASCHE ANCHE DEI SUOI ELETTORI) - L'INCONTRO CON TRUMP E' UN'INCOGNITA 1-2-X, DOVE PUO' SUCCEDERE TUTTO: PUO' TORNARE CON UN PUGNO DI MOSCHE IN MANO, OPPURE LEGNATA COME ZELENSKY O MAGARI  RICOPERTA DI BACI E LODI...

agostino scornajenchi stefano venier giovanbattista fazzolari snam

SNAM! SNAM! LA COMPETENZA NON SERVE - ALLA GUIDA DELLA SOCIETÀ DI CDP, CHE SI OCCUPA DI STOCCAGGIO E RIGASSIFICAZIONE DEL GAS NATURALE, SARÀ UN MANAGER CHE HA SEMPRE RICOPERTO IL RUOLO DI DIRETTORE FINANZIARIO, AGOSTINO SCORNAJENCHI – MA DAL GAS ALLA FIAMMA, SI SA, IL PASSO È BREVE: A PROMUOVERE LA NOMINA È INTERVENUTO QUELLO ZOCCOLO DURO E PURO DI FRATELLI D’ITALIA, GIÀ MSI E AN, CHE FA RIFERIMENTO A FAZZOLARI. E A NULLA È VALSO IL NO DELLA LEGA - LA MANCATA RICONFERMA DI STEFANO VENIER, NOMINATO 3 ANNI FA DAL GOVERNO DRAGHI, È ARRIVATA PROPRIO NEL GIORNO IN CUI STANDARD & POOR HA PROMOSSO IL RATING DELLA SNAM…