“L’AIFA HA FATTO ERRORI MADORNALI, NON SI POSSONO GESTIRE COSÌ LE COSE” - L’ONCOLOGO FRANCESCO COGNETTI PUNTA IL DITO SULL'AGENZIA DEL FARMACO: “IL GIORNO PRIMA DELLO STOP I VERTICI DELL’AIFA HANNO AFFERMATO CHE NON C’ERA CORRELAZIONE TRA INOCULAZIONI E CASI SOSPETTI. POI HA DECISO PER LA SOSPENSIONE. È UNA QUESTIONE DI CREDIBILITÀ. TUTTO CIÒ CREA UN CLIMA DI PAURA E LA GENTE SI SPAVENTA, I MIEI PAZIENTI SONO CONFUSI…”
Francesco Malfetano per www.ilmessaggero.it
Professor Cognetti, lei da presidente di FOCE (Federazione degli Oncologi, Cardiologi e Ematologi) e soprattutto da direttore del reparto Oncologia Medica del Regina Elena' di Roma, cosa pensa della sospensione del vaccino AstraZeneca?
«Io ritengo che lo stop ad AstraZeneca doveva e poteva essere evitato. E le spiego perché».
la sede dell aifa in via del tritone
Mi dica.
«In primo luogo bisognava evitarlo perché stiamo parlando di una guerra contro un nemico che in Italia sta mietendo, stando ai dati di oggi (ieri ndr) fino a 500 morti al giorno. Una situazione gravissima, e noi rischiamo di neutralizzare la sola arma a disposizione: il vaccino.
Ma soprattutto la sospensione poteva essere evitata, e non sto parlando di politica ma di evidenze scientifiche. Oggi c'è una massa enorme di pazienti trattati con questo vaccino che già ci fornisce le risposte cercate.
Parliamo di almeno 12 milioni di pazienti vaccinati in Inghilterra, un Paese che ha grande dimestichezza con i big data. E in tutti questi non c'é evidenza che ci potesse essere una correlazione tra gli eventi che si sono verificati e il vaccino AstraZeneca».
Sono stati commessi degli errori quindi?
«È evidente, soprattutto a livello comunicativo, c'è stata una scissione tra le evidenze scientifiche e l'umore del momento. La nostra Agenzia del farmaco ha fatto errori di comunicazione madornali, non si possono gestire così le cose.
L'Aifa un paio di mesi fa ha validato il vaccino di AstraZeneca per la somministrazione fino a 55 anni. Dopo 2 giorni ha esteso la validità fino ai 65. Cosa è potuto mai accadere sul piano scientifico in 48 ore che non era già evidente? Come se non bastasse, la settimana dopo c'è stata un'ulteriore estensione a tutte le età».
Lei vede un modus operandi ricorrente tra questi episodi e la sospensione del vaccino?
«Me lo dica lei. Il giorno prima dello stop i vertici dell'Aifa hanno affermato individualmente e in comunicato che non c'era correlazione tra le inoculazioni e i casi sospetti. Ma poi ha deciso per la sospensione del vaccino. Io non capisco, c'è una questione di credibilità. E tutto ciò crea un clima di paura».
Parla dell'impatto sulla fiducia degli italiani nei vaccini?
«La gente davanti a posizioni contraddittorie si spaventa. I miei pazienti sono confusi. Le dico che noi al Regina Elena, come in tutto il Lazio, abbiamo cominciato lunedì primo marzo con le vaccinazioni ai pazienti oncologici.
I primi giorni c'era entusiasmo, per quella che tutti vedevano come una soluzione, rifiuti erano fisiologici, attorno al 7%. Perché questi pazienti hanno percentuali di mortalità elevate se dovessero contrarre il virus. Dal momento in cui si è iniziato a gestire la situazione così i rifiuti sono arrivati al 20% circa nonostante noi erogassimo un vaccino diverso da AstraZeneca. Per questo temo che si possa danneggiare in modo serio la campagna vaccinale».
E come si fa ora?
«Bisogna cambiare strategia comunicativa e farlo presto. Perché dopo che l'Aifa ha detto che il vaccino andava ritirato, tra due giorni, dopo la valutazione dell'Ema, di nuovo dirà che va tutto bene. E sarà così, perché ce lo dicono i dati e lo hanno dimostrato anche le prime autopsie sui casi sospetti. L'Agenzia cambierà opinione. La gente cosa deve pensare?»
AIFA AGENZIA ITALIANA DEL FARMACO
Mi pare di capire che per lei i vertici di Aifa dovrebbero dimettersi. È così?
«Non è di mia competenza chiedere a qualcuno di dimettersi, io faccio il medico. Anche altri paesi hanno deciso di sospendere il vaccino, ma fino a quel momento nessuno si era espresso. Hanno prima valutato e poi preso una posizione. Invece Aifa è stata contraddittoria».
Per cui? Come si risolve?
«Il problema vero è che questi professionisti non stanno a contatto con gli ammalati e con la gente, per cui non hanno la dimensione di quello che può passare nella testa di un paziente a cui si danno informazioni discordanti. Bisogna che parlino i professionisti, i medici, chi ha esperienza sul campo e conosce la delicatezza di questi meccanismi».
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