karim franceschi

UN ITALIANO A KOBANE - IL 25ENNE KARIM FRANCESCHI È PARTITO DA SENIGALLIA PER ANDARE A COMBATTERE L’ISIS: “A OGNUNO ERA STATA DATA UNA BOMBA A MANO NEL CASO FOSSIMO STATI CATTURATI. MEGLIO MORTI CHE IN MANO DI QUEI PAZZI”

Fabio Tonacci per “la Repubblica”

KARIM FRANCESCHIKARIM FRANCESCHI

 

Quanti, Karim? «Non lo so... non me lo chieda». È l’unica domanda che lo mette a disagio, l’unica che gli fa abbassare, solo un attimo, gli occhi. Certo che ha ucciso, con quel kalashnikov che i suoi compagni curdi dello Ypg gli hanno messo in mano quattro giorni dopo l’arrivo in Siria. È la guerra, funziona così. Dipende solo verso chi punti il fucile.

 

«Se non avessimo sparato, l’Is si sarebbe preso i civili, le donne, i bambini... li avrebbe costretti alla barbarie», dice Karim Franceschi, ora che è tornato nella sua Senigallia, ora che attorno a sé ha di nuovo i ragazzi del centro autogestito Arvultura e racconta loro dei tre mesi passati a Kobane, «sempre con le stesse scarpe ai piedi, per liberarla dai miliziani del Califfato».

 

Ha 26 anni, il fisico di chi ha fatto molto pugilato, la faccia pulita. Nella sua precedente vita, dopo il liceo classico, è stato pure agente immobiliare. Ora è un reduce. Ti parla di confederalismo democratico, della paura «che ci deve essere altrimenti non c’è coraggio», della bomba a mano che teneva in tasca nel caso fosse stato catturato dall’Isis. In famiglia ognuno ha la sua guerra. Suo padre Primo settant’anni fa combatteva sulle montagne toscane con i partigiani della formazione “Marcello”. E Marcello è il nome di battaglia che si è dato Karim. «Anch’io, in un certo modo, mi sento un partigiano».

KARIM FRANCESCHI  KARIM FRANCESCHI

 

È per questo che ha deciso di arruolarsi con i curdi?

«Anche. Mio padre è morto a 74 anni, quando ne avevo 12. Sono andato in Siria per provare quello che ha provato lui quando lottava contro nazisti e fascisti. A novembre avevo partecipato al progetto di solidarietà dei centri sociali “Rojava calling”, e in un campo profughi a Soruc ho conosciuto due bambini soldato... feriti, la guerra negli occhi, non ricordavano nemmeno chi fossero i genitori. Se combattono loro che sono ragazzini, ho pensato, perché non io che sono adulto? Chiunque ami la democrazia non può far finta di niente».

 

Come è arrivato a Kobane?

KARIM FRANCESCHI KARIM FRANCESCHI

«Passando dalla Turchia. Era l’inizio di gennaio, con me avevo uno zaino con un po’ di vestiti, il visto e il telefonino. Ho attraversato il confine a Soruc, scavalcando a piedi il filo spinato. Dall’altra parte c’erano i curdi dell’Ypg, le truppe volontarie di difesa. Prima mi hanno interrogato perché temevano fossi un infiltrato. Poi gli ho consegnato il cellulare e ho iniziato l’addestramento».

 

Che consiste in cosa?

«Mi facevano correre, stando attento alle mine. Poi mi hanno dato il kalashnikov e mi hanno insegnato a usarlo. Dopo quattro giorni mi hanno mandato al fronte perché uno dei nostri era stato ferito».

 

Come eravate organizzati?

«Non ci sono capi, non ci sono gradi, non c’è un comando centrale. Sono i veterani a decidere cosa fare. Ogni gruppo di sei ha un caposquadra. Il mio era giovanissimo, si è dato il nome di una montagna: Zagros. Ognuno ha un nome di battaglia: Fiamma, Leone, Pioggia. Premettiamo sempre il termine curdo Haval, che significa compagno. Io ero Marcello. Ma non riuscivano a pronunciarlo, dicevano “Marselo”».

KARIM FRANCESCHI    KARIM FRANCESCHI

 

Ci sono altri italiani?

«No, sono l’unico. Ci sono inglesi, americani e tedeschi. Per un periodo ho combattuto insieme a un ragazzo di Israele. Ne ho visti morire tanti, purtroppo. L’ultimo una settimana fa: Heredem, il combattente più grande di Kobane. È stato il mio mentore».

 

Degli stranieri che si arruolano con l’Is cosa pensa?

«Non li capisco. Purtroppo ce ne sono tantissimi»

 

Quando ha sparato la prima volta?

kobanekobane

«La prima notte di guardia. Stavo lì con il fucile in mano, non vedevo niente, cercavo le ombre nel buio. Non riuscivo a pensare a niente».

 

Le tremavano le mani?

«No, mai. Se tremano, non puoi colpire. Ho visto tre ombre avvicinarsi, hanno attaccato e ho fatto fuoco. Il mio compagno di appostamento ha acceso il visore notturno e ha visto due uomini che stavano trascinando via il terzo».

 

Come si è sentito?

«Che vuole che dica? Non è bello sparare a un altro essere umano».

 

Il resto della giornata cosa facevate?

«Stavamo nascosti nelle case semidistrutte. Non potevamo nemmeno alzare la testa, c’erano i cecchini ceceni. Quando calava la notte, uscivamo per il turno di guardia che durava sei ore. In tre mesi da Kobane siamo arrivati fino all’Eufrate. Poi sono stato spedito sul fronte opposto, a Tall Abyad».

kobane 1kobane 1

 

Pensava alla morte?

«Non credevo che sarei mai tornato vivo. Una volta mi sono ritrovato da solo in una casa, circondato dai nemici. Lì ho detto: è finita. Invece sono riuscito a metterli in fuga, a forza di fucilate».

 

Come si fa a non impazzire?

«Qualcuno dei nostri lo vedevo pregare, in silenzio, con il rosario in mano. Io non ho mai pregato. Ci aiutavamo l’un l’altro, con piccole gentilezze: preparare la colazione per tutti, lavare le stoviglie degli altri. Mi è capitato di mangiare per due settimane di fila fagioli freddi in scatola, ma ogni tanto arrivava anche della Nutella».

fumo a kobane in siriafumo a kobane in siria

 

Avete catturato prigionieri?

«Sì, li portavamo a Kobane e li sottoponevamo a un processo. Non ho mai visto giustiziare nessuno. I curdi non sono come l’Is. Hanno rispetto. Quello che fanno ai prigionieri le truppe del Califfato, invece, fa orrore. A ognuno di noi era stata data una bomba a mano nel caso venissimo catturati... meglio morti che in mano di quei pazzi».

 

Teme ritorsioni adesso che è tornato in Italia?

«Non ho paura».

Dimostrazione di donne curde a Sanliurfa, vicino alla citta? siriana di Kobane Dimostrazione di donne curde a Sanliurfa, vicino alla citta? siriana di Kobane

 

Tre mesi a Kobane cosa le hanno lasciato?

«Il significato delle determinazione e coraggio. Ho visto donne piccolissime e gracili combattere come leoni, e per questo venivano seguite dagli uomini. Non importa quanto sei grande e forte, conta il cuore».

 

Ritornerà in Siria?

«No, non credo. Ho fatto la mia parte».

kobane assediata dall'isis 9kobane assediata dall'isis 9kobane assediata dall'isis 5kobane assediata dall'isis 5

 

Si senti un esempio per gli altri ragazzi della sua età?

kobane assediata dall'isis 4kobane assediata dall'isis 4kobane assediata dall'isis 6kobane assediata dall'isis 6

«Un esempio io? No, non sono nessuno».

Ultimi Dagoreport

almasri giorgia meloni carlo nordio

DOMANDE SPARSE SUL CASO ALMASRI – CON QUALE AUTORIZZAZIONE IL TORTURATORE LIBICO VIAGGIAVA INDISTURBATO IN EUROPA? AVEVA UN PASSAPORTO FASULLO O UN VISTO SCHENGEN? E IN TAL CASO, PERCHÉ NESSUN PAESE, E SOPRATTUTTO L’ITALIA, SI È OPPOSTO? - LA TOTALE ASSENZA DI PREVENZIONE DA PARTE DEGLI APPARATI ITALIANI: IL MANDATO DI ARRESTO PER ALMASRI RISALE A OTTOBRE. IL GENERALE NON SAREBBE MAI DOVUTO ARRIVARE, PER EVITARE ALLA MELONI L’IMBARAZZO DI SCEGLIERE TRA IL RISPETTO DEL DIRITTO INTERNAZIONALE E LA REALPOLITIK (IL GOVERNO LIBICO, TRAMITE ALMASRI, BLOCCA GLI SBARCHI DI MASSA DI MIGRANTI) – I SOSPETTI DI PALAZZO CHIGI SULLA “RITORSIONE” DELLA CPI E IL PASTROCCHIO SULL’ASSE DEI SOLITI TAJANI-NORDIO

pier silvio giampaolo rossi gerry scotti pier silvio berlusconi

DAGOREPORT - È TORNATA RAISET! TRA COLOGNO MONZESE E VIALE MAZZINI C’È UN NUOVO APPEASEMENT E L'INGAGGIO DI GERRY SCOTTI COME CO-CONDUTTORE DELLA PRIMA SERATA DI SANREMO NE È LA PROVA LAMPANTE - CHIAMARE ALL'ARISTON IL VOLTO DI PUNTA DI MEDIASET È IL SEGNALE CHE IL BISCIONE NON FARÀ LA GUERRA AL SERVIZIO PUBBLICO. ANZI: NEI CINQUE GIORNI DI SANREMO, LA CONTROPROGRAMMAZIONE SARÀ INESISTENTE - I VERTICI DELLA RAI VOGLIONO CHE IL FESTIVAL DI CARLO CONTI SUPERI A TUTTI I COSTI QUELLO DI AMADEUS (DA RECORD) - ALTRO SEGNALE DELLA "PACE": IL TELE-MERCATO TRA I DUE COLOSSI È PRATICAMENTE FERMO DA MESI...

elon musk sam altman

NE VEDREMO DELLE BELLE: VOLANO GIÀ GLI STRACCI TRA I TECNO-PAPERONI CONVERTITI AL TRUMPISMO – ELON MUSK E SAM ALTMAN HANNO LITIGATO SU “X” SUL PROGETTO “STARGATE”. IL MILIARDARIO KETAMINICO HA SPERNACCHIATO IL PIANO DA 500 MILIARDI DI OPENAI-SOFTBANK-ORACLE, ANNUNCIATO IN POMPA MAGNA DA TRUMP: “NON HANNO I SOLDI”. E IL CAPOCCIA DI CHATGPT HA RISPOSTO DI PETTO AL FUTURO “DOGE”: “SBAGLI. MI RENDO CONTO CHE CIÒ CHE È GRANDE PER IL PAESE NON È SEMPRE OTTIMALE PER LE TUE COMPAGNIE, MA NEL TUO RUOLO SPERO CHE VORRAI METTERE PRIMA L’AMERICA…” – LA GUERRA CIVILE TRA I TECNO-OLIGARCHI E LE MOSSE DI TRUMPONE, CHE CERCA DI APPROFITTARNE…

donald trump elon musk jamie dimon john elkann

DAGOREPORT – I GRANDI ASSENTI ALL’INAUGURATION DAY DI TRUMP? I BANCHIERI! PER LA TECNO-DESTRA DEI PAPERONI MUSK & ZUCKERBERG, IL VECCHIO POTERE FINANZIARIO AMERICANO È OBSOLETO E VA ROTTAMATO: CHI HA BISOGNO DEI DECREPITI ARNESI COME JAMIE DIMON IN UN MONDO CHE SI FINANZIA CON MEME-COIN E CRIPTOVALUTE? – L’HA CAPITO ANCHE JOHN ELKANN, CHE SI È SCAPICOLLATO A WASHINGTON PER METTERSI IN PRIMA FILA TRA I “NUOVI” ALFIERI DELLA NEW ECONOMY: YAKI PUNTA SEMPRE PIÙ SUL LATO FINANZIARIO DI EXOR E MENO SULLE VECCHIE AUTO DI STELLANTIS (E ZUCKERBERG L'HA CHIAMATO NEL CDA DI META)

antonino turicchi sandro pappalardo armando varricchio nello musumeci ita airways

DAGOREPORT – DA DOVE SPUNTA IL NOME DI SANDRO PAPPALARDO COME PRESIDENTE DELLA NUOVA ITA “TEDESCA” BY LUFTHANSA? L’EX PILOTA DELL’AVIAZIONE DELL’ESERCITO È STATO “CALDEGGIATO” DA NELLO MUSUMECI. IL MINISTRO DEL MARE, A DISPETTO DEL SUO INCARICO, È MOLTO POTENTE: È L’UNICO DI FRATELLI D’ITALIA AD AVERE I VOTI IN SICILIA, ED È “MERITO” SUO SE SCHIFANI È GOVERNATORE (FU MUSUMECI A FARSI DA PARTE PER FAR CORRERE RENATINO) – E COSÌ ECCO CHE IL “GIORGETTIANO” TURICCHI E L’AMBASCIATORE VARRICCHIO, CARO A FORZA ITALIA, SONO STATI CESTINATI…

friedrich merz donald tusk giorgia meloni trump emmanuel macron olaf scholz mario draghi

C’ERA UNA VOLTA IL TRENO PER KIEV CON DRAGHI, MACRON E SCHOLZ. ORA, COMPLICE IL TRUMPISMO SENZA LIMITISMO DI GIORGIA MELONI, L’ITALIA È SPARITA DALLA LEADERSHIP DELL’UE - LA DUCETTA PREFERISCE ACCUCCIARSI AI PIEDI DI WASHINGTON (CHE VUOLE VASSALLI, NON ALLEATI ALLA PARI) CHE RITAGLIARSI UN RUOLO IN EUROPA - FRIEDRICH MERZ, PROBABILE NUOVO CANCELLIERE TEDESCO, HA "ESPULSO" L'ITALIA DAL GIRO CHE CONTA: A CHI GLI HA CHIESTO QUALE PAESE ANDREBBE AGGIUNTO A UN DIRETTORIO FRANCO-TEDESCO, HA CITATO LA POLONIA, GUIDATA DAL POPOLARE DONALD TUSK (NEMICO NUMERO UNO DEL PIS DI MORAWIECKI E KACZYNSKI, ALLEATI DELLA DUCETTA IN ECR) - “I AM GIORGIA” SOGNAVA DI ESSERE IL “PONTE” TRA USA E UE E SI RITROVA A FARE LA CHEERLEADER DELLA TECNO-DESTRA DI MUSK E TRUMP…