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3-2-1-0 - DOPO IL CASO “GERMANWINGS” SI DISCUTE SU QUANTI PILOTI DEBBANO STARE IN CABINA - I FEDELI DEL TECH PROPONGONO “NESSUNO”, BASTA IL COMPUTER, CHE NON COMMETTE ERRORI COME GLI UOMINI
andreas lubitz germanwings
Cabina di un airbus a320 come quello germanwings
Clive Irving per “Daily Beast”
la porta di cabina di un a320 come quello germanwings
Tre piloti, due, uno, nessuno. Cosa preferireste per un vettore che porta fino a 600 persone? E’ sano chiederselo dopo il caso “Germanwings”. Agli occhi dei tecnici più ottimisti, l’evoluzione dei jet segue questa linea: negli anni ’50 c’erano tre piloti e tanti comandi da seguire, nei ‘60 ne bastavano due, grazie a una strumentazione ridotta. Nei vettori più grandi e che percorrevano tratte più lunghe, ce ne era sempre un terzo per dare il cambio. In un caso fortunato, ce ne furono ben 5 di piloti e solo grazie alla loro collaborazione, il “Qantas Airbus A380” con il motore andato venne alla fine salvato.
Ora molti parlano della ridondanza degli uomini e della meraviglia delle macchine. Per loro basterebbe un solo pilota e che nemmeno guida, semmai monitora la macchina mentre i computer fanno il resto, dal decollo all’atterraggio. Infine ci sono i fedeli del tech che vogliono rimuovere totalmente le persone perché i computer sono molto più sicuri e non commettono errori. L’argomento torna alla ribalta perché Andreas Lubitz ha deciso di uccidere se stesso e tutti i passeggeri. Non dovremmo chiederci piuttosto, come fare a difenderci dai piloti dementi e perché i test psicologici sono così inadeguati?
la plancia di comando dell airbus a320
Se l’11 ci ha insegnato qualcosa è che dobbiamo guardarci bene dalle soluzioni facili. Le bombe nel cervello sono più difficili da localizzare di quelle nelle valige.
come aprire la porta di cabina