hamas massacro kibbutz israele 7 ottobre

IL 7 OTTOBRE ISRAELE HA PAGATO LA SUA TRACOTANZA – LO STATO EBRAICO PENSAVA DI ESSERE IMPENETRABILE E DI NON CORRERE PIÙ RISCHI DA GAZA. AL PUNTO CHE SOLDATI E AGENTI DEI SERVIZI HANNO IGNORATO GLI ALLARMI E LE NOTIZIE DI UN POSSIBILE ATTACCO IMMINENTE. COME LE CENTINAIA DI SIM CHE SI SONO ATTIVATE SIMULTANEAMENTE – COME NELLA GUERRA DEL KIPPUR DEL 1973, ISRAELE NON È RIUSCITA A SFIDARE LA “CONCEPTZIA”, L’ABITUDINE A CONSIDERARE LA PERICOLOSITÀ DEL NEMICO NON IN BASE ALLE SUE EFFETTIVE CAPACITÀ, MA ALL’INTERPRETAZIONE DELLE SUE INTENZIONI…

Estratto da “7 ottobre 2023 – Il giorno più Lungo”, di Sharon Nizza, ed. “la Repubblica”

 

SHARON NIZZA - 7 OTTOBRE 2023 - IL GIORNO PIU LUNGO

All’alba del 7 ottobre non è solo la popolazione, ma l’intero apparato dell’esercito israeliano – Israel Defense Forces (Idf) – a essere colto di sorpresa dall’offensiva sferrata dalla Striscia di Gaza. A cinquant’anni e un giorno dall’attacco congiunto egiziano-siriano nel giorno solenne del digiuno del Kippur del 1973 – che, fino a quel sabato nero, era considerata la più disastrosa sconfitta d’Israele – la storia si ripete. Una disfatta di proporzioni ancora superiori.

 

Il piano delle forze congiunte guidate da Hamas è ben studiato e molto preciso: colpire la catena di comando dell’esercito israeliano stazionata lungo il confine, neutralizzando la capacità di passare informazioni e di intervenire in tempo reale. 

 

Sotto la copertura di un attacco missilistico senza precedenti, una prima ondata di migliaia di terroristi si riversa verso il confine e riesce a infiltrarsi, attivando esplosivi precedentemente posizionati, via terra attraverso oltre sessanta varchi nella barriera, via aria con diversi parapendii, nonché via mare. Al contempo, le videocamere di sorveglianza lungo il confine sono distrutte da droni, rendendo cieche le vedette che perdono il controllo dei numeri e delle direzioni. 

 

l attacco del 7 ottobre 2023 a israele

L’infiltrazione riuscirà a penetrare fino alla cittadina di Ofakim, a 30 chilometri dal confine. Nei racconti dei combattenti israeliani, sia i civili che si sono attivati spontaneamente sia i soldati di ruolo, ritorna sempre una frase: «Ci mancava un’istantanea di quanto stava accadendo». Per molte ore, in ogni area di scontro, chi si mobilita per soccorrere non sa in tempo reale quanti siano i terroristi e in quante località abbiano colpito. Lo scopriranno solo strada facendo.

 

A un anno da quel tragico giorno, con il Paese impegnato nella guerra a Gaza che ne è scaturita, non è stata ancora istituita una commissione d’inchiesta governativa volta a fare luce sul fallimento sia nell’individuazione della minaccia, sia nella risposta militare durante le prime ore dell’attacco. 

 

L’esercito sta conducendo una serie di indagini interne esaminando tutte le diverse arene di combattimento, civili e militari, nonché, a livello complessivo, la falla nell’apparato di intelligence. Al momento della scrittura di queste righe solo una delle indagini, quella riguardante l’intervento nel Kibbutz Be’eri, è stata ultimata e presentata al pubblico. Le pagine che seguono si basano su informazioni rese pubbliche da inchieste giornalistiche e interviste a soldati e primi soccorritori sul campo.

 

I primi segnali

La base di Re’im ospita la Divisione Gaza preposta alla supervisione di tutte le operazioni militari nell’Otef, l’area a ridosso della Striscia di Gaza in cui risiedono circa 70.000 israeliani. È collocata a metà del perimetro del confine con la Striscia, in prossimità dell’omonimo Kibbutz e della radura dove quel weekend si svolge il festival Supernova. 

 

attacco di hamas del 7 ottobre 5

All’interno della base si trovano anche i quartieri generali delle brigate Gefen e Katif, che difendono rispettivamente il perimetro settentrionale e meridionale del confine. Il collocamento delle tre unità in una stessa base è avvenuto progressivamente dopo il disimpegno israeliano dalla Striscia di Gaza nel 2005 e di per sé è un indicatore della concezione predominante all’interno dell’Idf, che non prendeva in dovuta considerazione la possibilità di un attacco coordinato verso il proprio territorio sovrano.

 

assalto kibbutz hamas

Il 6 ottobre, il colonnello Haim Cohen, comandante della Brigata Nord, Gefen, è in licenza per la festività di Simchat Torà, come molti altri militari in tutte le unità dell’esercito. Si stima che quel venerdì nell’Otef si trovassero circa 700 soldati, comprese le unità dei carristi, con 13 carri armati in totale dispiegati nell’area. Al netto delle licenze per la festa, si tratta di circa metà del dispiegamento standard nella zona negli ultimi anni.

 

Il colonnello Asaf Hamami, comandante della Brigata Sud, Katif, si trova invece alla base di Re’im e con lui c’è anche uno dei suoi tre figli, Alon di 6 anni, che ha insistito per stare con il papà che non vede quasi mai. Altri ufficiali hanno ospitato dei famigliari nella base per la cena festiva del venerdì sera e non è raro che ciò accada, se non ci sono allerte particolari. 

 

massacro di hamas in israele 1

Nella valutazione situazionale condotta ogni giovedì mattina dal capo di Stato maggiore, non sono emerse criticità. Anche il generale Yaron Finkelman, capo del Commando Sud, collocato a Be’er Sheva, e il generale Aharon Haliva, capo dell’intelligence militare, si prendono qualche giorno di vacanza.

 

[…] Intorno alla mezzanotte, succede qualcosa che attira l’attenzione dello Shabak, l’agenzia di intelligence preposta alla sicurezza interna d’Israele. Un certo numero di sim card israeliane – tra le cinquanta e le cento – si attiva quasi simultaneamente all’interno della Striscia di Gaza. È un segnale, uno di quegli indizi su cui i servizi di intelligence si basano per decifrare l’ignoto. 

 

soldati israeliani in un kibbutz

Non sono delle sim qualsiasi, ovviamente. Sono quelle sim specifiche che Hamas ha fatto arrivare nella Striscia in un determinato momento negli anni precedenti e che Israele è riuscita a intercettare. L’assunto base è che, essendo Gaza coperta da una rete cellulare autonoma, delle schede israeliane possano servire a chi ha intenzione di trascorrere del tempo in territorio israeliano. Se poi ne viene attivato un numero cospicuo in contemporanea, si fa più concreta l’ipotesi che si tratti di un’attività sospetta. 

 

Tuttavia, non è la prima volta che ciò accade: era successo anche sei mesi prima, alla vigilia della Pasqua ebraica, e almeno in altre due occasioni solo nell’ultimo anno, senza che l’attivazione di per sé avesse portato a un’azione offensiva. Eventi che erano stati annoverati probabilmente sotto la rubrica “esercitazioni”.

 

attacco al kibbutz di be eri

Nonostante ciò, il segnale è sufficientemente preoccupante per il capo dello Shabak, Ronen Bar, che, all’1:00 di mattina, decide di recarsi al quartier generale dei servizi a Tel Aviv per approfondire la situazione. Quello che cercherà di capire nelle ore successive è se vi siano altre indicazioni, altre “lampadine rosse” che richiedano di formulare una valutazione diversa. 

 

I primi che Bar allerta sono i colleghi del Commando Sud, che a loro volta mobilitano la Divisione Gaza a Re’im. Alle 3:30, su pressione del generale Finkelman, il capo del Commando Sud che è in vacanza con la famiglia in Alta Galilea, viene deciso di svegliare il Ramatkal, il capo di Stato maggiore, generale Herzi Halevi. Questi chiede al suo capo di gabinetto di collegare in linea chi di dovere per presentare la questione. Alle 3:45 saranno in linea Finkelman e il generale Oded Basyuk, che guida il dipartimento operativo dell’esercito. 

assalto kibbutz hamas

Il capo dell’intelligence militare, generale Haliva – in vacanza a Eilat –, era stato aggiornato mezz’ora prima dal suo capo di gabinetto su quelli che gli sono presentati come “segnali deboli”. Tuttavia, non viene convocato durante la consultazione telefonica con il capo di Stato maggiore, né in nessun’altra consultazione nel corso della notte, né reputa necessario attivare una valutazione interna alla sua unità responsabile di decifrare i segnali di intelligence. 

 

Tutti sembrano concordare sul fatto che i segnali non sono sufficienti per indicare che qualcosa di insolito stia accadendo, si propende per classificare l’attivazione delle sim come una “esercitazione di Hamas”, così come avvenuto già in passato. Molto peso viene dato all’eventualità che un’azione non giustificata da sufficienti indicatori sul campo possa “bruciare le fonti”, ossia rivelare al nemico il livello di infiltrazione dello spionaggio israeliano […].

 

massacro di hamas in israele 2

Al termine della breve conference call notturna del Ramatkal, la valutazione rimane la stessa che regna sovrana tra i ranghi militari e politici da almeno due anni – ossia a seguito dell’operazione Guardiani delle Mura del maggio 2021, che ha segnato l’ultimo conflitto in cui Hamas è stato direttamente coinvolto dalla Striscia di Gaza: Hamas non è interessato a una escalation in questo momento. 

 

Solo la settimana prima si è discusso di aumentare il numero dei permessi di lavoro per i palestinesi di Gaza in Israele e le mediazioni sottobanco per mantenere una situazione di relativa calma sono intense. 

 

Anche quella notte, l’interpretazione dei segnali di avvertimento è soggetta a questa forma mentis e non riesce a sfidare una concezione consolidata – la Conceptzia, termine coniato dalla commissione di inchiesta Agranat istituita alla fine della Guerra del Kippur del 1973, che dopo il 7 ottobre troverà ampio e rinnovato spazio nel dibattito pubblico israeliano.

il kibbutz di be’eri, assaltato il 7 ottobre da hamas foto di micol flammini 4

 

Esattamente come accaduto nel 1973, anche questa volta la pericolosità del nemico non è stata considerata in base alle sue capacità potenziali, ma in base all’interpretazione delle sue intenzioni. Oltre all’illusione di poter continuare il percorso degli Accordi di Abramo – con l’avvicinamento sempre più palpabile all’Arabia Saudita – senza un piano concreto per risolvere il conflitto con i palestinesi.

 

[…] Terminata la breve consultazione telefonica notturna, il capo di Stato maggiore Halevi ordina di proseguire il monitoraggio dell’intelligence e fissa una nuova valutazione per la mattinata successiva. Nel corso della notte, nessuno tra i ranghi politici verrà informato dei “segnali”.

 

Vengono intraprese alcune misure precauzionali: Finkelman – che nel frattempo si mette in viaggio dall’Alta Galilea verso Be’er Sheva, due ore e mezzo di guida – ordina di spostare due elicotteri verso la base Ramon nel Negev; vengono anche attivati dei droni spia – senza però funzioni di attacco; il capo dello Shabak Ronen Bar mobilita verso sud due unità Tequila (una quindicina di uomini in totale) […] , considerata la risorsa ultimativa per la prevenzione di attacchi terroristici. Alla Divisione Gaza, il colonnello Cohen, che era in licenza, viene richiamato alla base. Il suo omologo Hamami torna a dormire accanto al figlio Alon. Dorme in divisa, non toglie nemmeno gli stivali. Sua moglie dice che alla base dormiva sempre così. 

UNA SOLDATESSA ISRAELIANA IN UNO DEI KIBBUTZ ATTACCATI IL 7 OTTOBRE DA HAMAS

Racconterà in seguito: «Non c’è nessuna possibilità che pensasse che potesse accadere qualcosa, perché altrimenti mi avrebbe chiamato per venire a prendere Alon, anche alle 4:00 di mattina. È già successo in passato in situazioni molto meno allarmanti».

 

Negli stessi istanti, a poche centinaia di metri in linea d’aria, all’interno della Striscia di Gaza le unità Nukhba di Hamas e gli operativi delle altre sigle […] cominciano a riunirsi in vista del Fajr, la preghiera del mattino che va pronunciata prima del sorgere dell’alba. Molti di loro scoprono solo in quel momento che quello è il giorno scelto per l’attacco a cui si preparano da anni. […]

foto dei terroristi di Hamas con il corpo di Shani Louk premiata dal Reynolds Journalism Institute il kibbutz di be’eri, assaltato il 7 ottobre da hamas foto di micol flammini 3il kibbutz di be’eri, assaltato il 7 ottobre da hamas foto di micol flammini 6il kibbutz di be’eri, assaltato il 7 ottobre da hamas foto di micol flammini 2il kibbutz di be’eri, assaltato il 7 ottobre da hamas foto di micol flammini 7il kibbutz di be’eri, assaltato il 7 ottobre da hamas foto di micol flammini 5il kibbutz di be’eri, assaltato il 7 ottobre da hamas foto di micol flammini 1

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