“A ZI', QUA LA STORIA È GREVE” - PER LO STUPRO DI GRUPPO SU UNA 16ENNE AVVENUTO A CAPODANNO 2021 IN UNA VILLA DI ROMA, ZONA PRIMAVALLE, SOTTO ACCUSA TRE RAGAZZINI - LA VITTIMA È LA FIGLIA DI UN DIPLOMATICO – UN FESTINO A BASE DI ALCOL, DROGA E PSICOFARMACI IN CUI SI SONO RITROVATI FIGLI DI PAPA’ E BULLETTI DI PERIFERIA - “VABBÈ ABBIAMO BEVUTO, CI STAVANO, ERA NORMALE”, IL TENTATIVO DI GIUSTIFICARSI - DOPO LE PRIME CONVOCAZIONI IN CASERMA QUALCUNO COMMETTE UN PASSO FALSO… - LE MINACCE NELLE CHAT DELLE RAGAZZINE: “PUTTANE... ABBIAMO LE FOTO”
Alessia Marani Giuseppe Scarpa per "il Messaggero"
Presi. Finiscono ai domiciliari due dei presunti aguzzini della liceale romana di 16 anni, vittima di uno stupro di gruppo durante un party clandestino nella notte di Capodanno del 2021. Un terzo ragazzo, invece, ha ricevuto l'obbligo di firma e di dimora nella Capitale.
Ma ci sarebbero anche due minorenni nel mirino degli inquirenti, indagati con le stesse pesanti accuse: violenza sessuale e violenza sessuale di gruppo aggravata. Un incubo quello vissuto dalla ragazzina, figlia di un diplomatico, all'interno di una villetta a schiera di Primavalle, periferia sud della città, in pieno lockdown, quando il coprifuoco vietava di essere fuori casa oltre le 22. Una festa a base di alcol, droga e psicofarmaci finita in dramma.
LE TRACCE Nel sangue della ragazza, accompagnata dai genitori prima all'ospedale San Pietro sulla Cassia, dove i sanitari le hanno riscontrato lesioni compatibili con la violenza, assegnandole una prognosi di 30 giorni, e poi dai carabinieri della caserma di La Storta per sporgere denuncia, sono state rinvenute tracce di cocaina e di acido valproico, una sostanza psicotropa contenuta in farmaci per curare l'epilessia e in grado di agire sul sistema nervoso con gli stessi effetti della droga dello stupro.
Secondo quanto accertato dai carabinieri la vittima subì gli abusi quando si trovava in uno stato di alterazione psicofisica, abbandonata in balia delle attenzioni violente del branco. Prima coinvolta in uno stupro individuale, poi uno di gruppo, infine un altro individuale.
Un'amichetta avrebbe aizzato i ragazzi a un rapporto a tre. La denuncia scatta la mattina del 2 gennaio. Sebbene ancora sotto choc, la liceale fornisce elementi utili agli investigatori per risalire a chi era presente quella notte al veglione. Determinanti per inchiodare i responsabili, sono state le intercettazioni disposte dal pm. In una serie di dialoghi i ragazzi del branco commentano quanto avvenuto la notte di San Silvestro.
«QUA È GREVE» Soprattutto all'indomani delle prime convocazioni in caserma, ad aprile, qualcuno commette un passo falso: «A zi', qua la storia è greve», ripete più volte al telefono. Un termine che nello slang dei millennials allude a situazioni molto negative da cui è difficile uscire fuori. Non solo. I carabinieri acquisiscono numerosi screenshot dalle chat delle diverse comitive, tre, di cui due le più numerose, una di Roma sud, l'altra di Roma nord, che si ritrovano nella villetta dello sballo, gran parte sono minorenni. Spuntano fuori scambi e ordinazioni che fanno riferimento a droghe e psicofarmaci e che coinvolgerebbero anche le ragazzine del gruppo.
Tra questi ce n'è uno che il proprietario della villetta (non indagato) invia a un amico: «Hanno portato anche la preparazione H», alludendo a un medicinale che favorisce alcuni tipi di rapporti sessuali. Tutti messaggi su cui proseguono le indagini per capire chi abbia portato le droghe, e quali, nella casa. Una quindicina i minorenni indagati con le ipotesi di detenzione e spaccio.
Ieri, dopo dodici mesi dal fatto, è arrivata la svolta con le misure cautelari nei confronti di Claudio Nardinocchi, 22 anni da compiere, Patrizio Ranieri, non ancora ventenne, entrambi ai domiciliari, e del 21enne Flavio Ralli, gravato dall'obbligo di presentazione all'autorità giudiziaria; due di loro hanno precedenti di polizia alle spalle per reati minori e violazioni al codice della strada. Sono ragazzi che vivono nelle zone di Primavalle e Torrevecchia, non studiano e non lavorano, con pochi interessi se non il pallone, i social e le serie tv. I loro interrogatori sono stati rinviati per l'emergenza Covid. Ma Nardinocchi, assistito dall'avvocato Carolina Cristina Marinacci, si dice pronto a dichiarare la sua innocenza.
2 - FIGLI DI PAPÀ E BULLI DI PERIFERIA NEI PARTY A BASE DI ALCOL E FARMACI
A. Mar. Giu. Sca. per "il Messaggero"
Quindici minorenni indagati per spaccio di droga. Quasi tutte ragazze. Quindici under 18 accusate dalla procura dei minori di aver portato stupefacenti al party di capodanno del 2020 in cui è stata abusata una 16enne. «Chi porta lo Xanax?» «Chi il Rivtroil?» e ancora, «come facciamo per la coca?». C'era una chat dedicata in cui le giovanissime tra i 15 e i 17 anni si organizzavano per portare le droghe la notte di San Silvestro. Droga che in quella festa è confluita come un fiume. C'era una stanza con un tavolo apparecchiato dove i giovanissimi andavano a sniffare.
LA REGOLA Party a base di alcol, coca e psicofarmaci che inibiscono i sensi e producono gli stessi effetti della droga dello stupro, stanno diventando una consuetudine per chi la maggiore età ancor non l'ha raggiunta. Inviti spregiudicati mandati via social, rilanciati dai liceali nelle chat gang scuola e intercettati dalle comitive dei ragazzi più grandi pronti a imbucarsi e a scatenarsi nelle feste più cool e non solo a Capodanno. I luoghi di incontro fisici sono quelli di piazza Euclide, dell'Eur e di Corso Francia ma anche i giardinetti di piazza Cavour dove già in passato i gruppi di Roma nord e quelli di Roma sud, provenienti dalle periferie di Primavalle, Torrevecchia e Casalotti, si sono trovati e persino scontrati.
Le indagini raccontano di comitive diverse e di mondi apparentemente molto lontani tra loro, figli e figlie di famiglie facoltose e che frequentano i migliori licei romani ma che, a un certo punto, finiscono nell'orbita di ragazzi di periferia, cresciuti tra i campetti di calcio e i cortili delle case popolari. Ad accomunarli le ore di ozio (complici lockdown e dad) e la voglia di trasgredire e di sentirsi sempre più al top.
LE VERIFICHE Ma per alcuni c'è anche la voglia di andare oltre ogni limite, fino a spingersi in veri e propri abusi. Per altri la situazione semplicemente finisce per degenerare e sfuggire al controllo, nello stordimento indotto dal micidiale mix di alcol e psicotropi. Ciascuno dei quindici nella villetta a schiera di Primavalle, l'anno scorso, avrebbe avuto un ruolo: ciascuno ha portato qualcosa o espresso richieste. Cocaina, Xanax, Rivotril. Qualcuno ha messo sul piatto l'acido valproico che ha ridotto «in condizione di inferiorità psico-fisica» e, quindi, reso estremamente vulnerabile, la sedicenne, figlia di un diplomatico.
L'ipotesi, dunque, è che qualcuno all'interno dei gruppi facesse girare la stessa droga anche in altre feste. A Roma quello dell'altro Capodanno, d'altronde, non è l'unico party finito nel peggiore dei modi. A giugno gli agenti di Porta Pia avevano arrestato due ventenni di Monteverde accusati di avere violentato al termine di un party convocato in un b&b trasteverino - anche questo per rompere la noia del lockdown - un'altra liceale di 16 anni. Un episodio per cui era stato indagato anche un minorenne.
Uno dei ragazzi spedito ai domiciliari, inoltre, era stato riconosciuto come l'autore di un'altra violenza avvenuta nel febbraio precedente durante una festa di laurea in un appartamento nei pressi di piazza Bologna. Anche in quel caso la vittima, 21 anni, si risvegliò sdraiata su un letto, mezza nuda e completamente stordita tanto da non ricordare nulla di preciso sul momento, salvo poi i flash riaffiorare nella mente ora dopo ora.
I RICATTI Idem il copione riferito dalla sedicenne abusata a Trastevere: «Mi sono addormentata dopo una festa e mi sono risvegliata con addosso tre ragazzi». Dal racconto dei testimoni lo scenario era sempre lo stesso: gruppi di giovani conosciuti da poco, o infiltrati con la complicità di un'amica o di un amico comune, ma unitisi al gruppo con un unico scopo: prendersi una ragazza.
Qualcuno aveva conservato nel telefonino persino le foto scattate sul letto: «Vabbè abbiamo bevuto, ci stavano, era normale», il tentativo di giustificarsi. Vergogna, ricatti, paura di fare brutte figure davanti ai genitori e agli amici più cari: non tutte le vittime di violenze simili trovano il coraggio di denunciare. Dopo i fattacci ecco comparire gli insulti e le minacce sui profili social e nelle chat delle ragazzine: «Puttane... abbiamo le foto».