PRIMA CI HANNO TOLTO IL POSTO FISSO, ORA CI PORTANO VIA ANCHE IL POSTO DI LAVORO - ADDIO ALLA SCRIVANIA: A LONDRA LE SOCIETÀ RISPARMIANO SPAZIO E SOLDI PER GLI AFFITTI
Enrico Franceschini per “la Repubblica”
Prima ci hanno portato via la sicurezza del lavoro a vita. Adesso ci stanno portando via anche il “posto” di lavoro: inteso come scrivania (e annessa poltroncina). E’ il Financial Times a segnalare la fine di un’epoca: il tavolo “personalizzato”, quello in cui si posano, oltre al computer e al telefono, le foto dei figli e del partner, la cartolina che ti hanno inviato gli amici dalle Maldive, le matite e le biro preferite, è sulla via di uscita.
Il quotidiano finanziario cita i dati forniti da un’azienda britannica che sta avendo la più rapida crescita nazionale, con un aumento del fatturato del 50 per cento annuo, offrendo proprio scrivanie: a noleggio, un tanto al giorno, perfino un tanto all’ora.
Segno che magari ogni tanto in ufficio possono ancora servire: ma appunto ogni tanto. Addio “desk”, allora? Pare di sì. Sebbene non tutto il male venga per nuocere, come suggerisce un’analisi delle statistiche raccolte dalla Condeco, la società che fa soldi a palate noleggiando mobili per ufficio.
Queste le cifre: la maggior parte delle aziende credono di utilizzare il 60-70 per cento dei propri spazi lavorativi, invece ne utilizzano il 38 per cento; 3 dipendenti su 5 si sentono produttivi anche senza lavorare in ufficio; in media le scrivanie rimangono non occupate il 62 per cento del tempo; e il 61 per cento dei “professionisti” passano già parte dell’orario di lavoro fuori dall’ufficio.
«La scrivania individuale è un concetto morto», taglia corto Paul Statham, amministratore delegato della Condeco. E con i prezzi degli affitti che ci sono a Londra (come altrove), occupare spazio in un ufficio con un oggetto obsoleto «è uno spreco enorme», aggiunge.
Il lato positivo emerge chiedendosi perché la scrivania sia passata o stia passando di moda. Una risposta è che la rivoluzione digitale non obbliga più ad andare in ufficio per lavorare. In Gran Bretagna lavorano da casa 4 milioni di persone, il 14 per cento del totale, in America 1 lavoratore su 5, e si prevede che la percentuale di persone che scelgono l’“home office” aumenterà rapidamente.
Computer portatili sempre più piccoli e leggeri, tablet e smart phone rendono inoltre possibile lavorare da postazioni mobili: in treno, al caffè, praticamente ovunque. Non a caso, negli uffici di Google e di tante aziende web, ci sono più divani e pouf che scrivanie: la gente lavora sdraiata, accovacciata, come gli pare. E c’è chi propone di riempire l’ufficio di piante e poster con immagini della natura per umanizzarlo. Le riunioni, per di più, si fanno ormai in collegamento Skype.
Non è solo la scrivania a scomparire, insomma, è la vecchia formula dell’ufficio: chi non preferirebbe lavorare da casa, dal caffè o da un parco, piuttosto che negli “open space” di tanti uffici contemporanei? Del resto stanno scomparendo anche molte delle cose che ingombravano le nostre scrivanie. Matite e biro: a cosa servono? Cartoline: chi ne manda più? Fotografie in cornice? Sono tutte nell’iPhone. Il computer? E’ dentro lo smart phone.
Il telefono fisso? Non si usa più. E tuttavia gli esperti ammoniscono che spersonalizzare troppo il posto di lavoro è rischioso: sia per la produttività interna, sia per l’immagine data all’esterno. Ricevere un cliente seduti a un nudo tavolo a noleggio non è la stessa cosa che riceverlo seduti alla vecchia, ingombra, amata scrivania.
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