ian bremmer kabul afghanistan talebani

LA CADUTA DI KABUL È UNA FREGATURA PIÙ PER NOI CHE PER GLI AMERICANI – SENTITE IAN BREMMER: “L’INSTABILITÀ IN AFGHANISTAN NON È UN PROBLEMA PRESSANTE PER L'AMMINISTRAZIONE DI WASHINGTON. SARÀ INVECE L'EUROPA A DOVERSI PREOCCUPARE DELLE CONSEGUENZE DI UNA EVENTUALE RICOSTRUZIONE DEL POLO DEL TERRORE, CON BASE IN AFGHANISTAN” – “UN EPILOGO COSÌ DRAMMATICO AVREBBE POTUTO ESSERE EVITATO. L'ERRORE È STATO ORDINARE UNA REVISIONE UNILATERALE DELLA STRATEGIA. LA ROTTA DEL RITIRO ERA SEGNATA DALLA SVOLTA DELL'AMMINISTRAZIONE TRUMP, E BIDEN NON AVEVA UN GRANDE MARGINE DI MANOVRA, MA…”

 

 

Flavio Pompetti per “il Messaggero”

 

IAN BREMMER

«Un epilogo così drammatico avrebbe potuto essere evitato». Il fondatore dell'Eurasia Group Ian Bremmer riflette con occhio critico sulle recenti decisioni che hanno portato l'amministrazione Biden ad abbandonare l'Afghanistan nelle mani dei gruppi talebani

 

biden trump

In cosa ha sbagliato l'amministrazione Usa?

«L'errore è stato ordinare una revisione unilaterale della strategia, e assumersi il peso delle decisioni che ne sono seguite senza dividerlo con gli alleati, in particolare il Canada. La rotta del ritiro era segnata dalla svolta dell'amministrazione Trump, e Biden non aveva un grande margine di manovra.

CINA VS USA 2

 

Ma la missione militare era una missione congiunta, e sarebbe stato giusto condividere la strategia dell'esecuzione, perlomeno per evitare di offrirsi agli occhi del mondo come i responsabili dell'attuale tragedia che si sta consumando. Abbiamo mandato Kerry in Cina a parlare di clima. Perché non ha discusso anche di Afghanistan?

ELICOTTERO AMERICANO SOPRA L AMBASCIATA DI KABUL

 

Come minimo avremmo potuto chiedere loro che dislocassero dei loro osservatori nel Paese, per proteggersi dalla pressione dei profughi afghani che si stanno ammassando ai confini del Tajikistan con la Cina».

 

TALEBANI

Questa crisi chiude un ciclo di vent' anni ed è giusto riflettere in chiave storica. A cosa sono serviti gli 87 miliardi di dollari e le 2.300 vite di soldati Usa?

«Lo sforzo della ricostruzione è stato genuino da parte della coalizione. Ha fornito al Paese infrastrutture che non aveva mai avuto prima e ha aperto gli occhi di molti cittadini a concetti di libertà e di democrazia che sono stati ben apprezzati. D'altra parte la corruzione è stata sempre altissima e molti degli sforzi sono vanificati. Per quanto riguarda gli Stati Uniti e l'Occidente questo epilogo è comunque la conferma che la pretesa di fare un'operazione di state building (ricostruzione pilotata, ndr.) con le armi in pugno non sarà più percorribile in futuro».

guerra in afghanistan

 

Le città cadono una dopo l'altra, si parla di decapitazioni e della fame che affligge i bambini. Che ripercussioni hanno queste immagini di una sconfitta per Joe Biden?

TALEBANI 1

«Poche in campo domestico. La stragrande maggioranza degli statunitensi non ne poteva più di questa guerra, e l'attenzione alle notizie drammatiche che arrivano dall'Afghanistan è minima negli Usa.

 

Sbaglia chi paragona la situazione attuale alla resa di Saigon perché l'investimento emotivo per noi è minimo. Il contraccolpo è maggiore nei paesi nemici, dove i governi dell'Iran, della Russia e della Cina hanno gioco facile nel rilanciare l'immagine degli Usa perdenti perché ormai deboli e decaduti».

TALEBANI 2

 

Lei ha menzionato la Cina. Sarà il prossimo protagonista in Afghanistan?

«Pechino ha solo remoti motivi per temere un governo talebano a Kabul. Ha piuttosto un interesse strategico a inserire il Paese nel suo disegno delle vie della seta. Un intervento cinese in Afghanistan avrà la forma del soft power, con l'offerta di fondi e della costruzione di opere infrastrutturali».

 

Un governo talebano offre un nuovo spazio al terrorismo jihadista?

«Certamente, e non solo per via dell'affinità ideologica. Il vero problema è che i talebani non hanno oggi il controllo delle regioni settentrionali del paese, e probabilmente non lo avranno nemmeno in futuro, il che rende l'equilibrio politico instabile e vulnerabile.

usa vs cina

 

Questo non è però un problema pressante per l'amministrazione di Washington come lo è stato in passato. La vera minaccia terroristica per gli Stati Uniti oggi viene dal fronte interno: è seria e incalzante. Sarà invece l'Europa a doversi preoccupare delle conseguenze di una eventuale ricostruzione del polo del terrore, con base in Afghanistan».

guerra in afghanistan 1guerra in afghanistan 5IAN BREMMER guerra in afghanistan 2guerra in afghanistan 3guerra in afghanistanguerra in afghanistan 3guerra in afghanistan 2guerra in afghanistan 6guerra in afghanistan 1guerra in afghanistan 4IAN BREMMER

Ultimi Dagoreport

francesco milleri andrea orcel goldman sachs

"DELFIN” CURIOSO – DA DOVE ARRIVA LA NOTIZIA CHE LA HOLDING DEI DEL VECCHIO POTREBBERO LIQUIDARE IL LORO 2,7% DI UNICREDIT? I BENINFORMATI PUNTANO IL DITO SU GOLDMAN SACHS: LA BANCA AMERICANA E' ADVISOR DI COMMERZBANK, CHE TRA DUE GIORNI TERRÀ IL SUO “INVESTOR DAY”, E HA TUTTO L’INTERESSE A VEDER SVALUTARE IL TITOLO DELLA BANCA ITALIANA, CHE VUOLE PAPPARSELA – ORCEL TIRA DRITTO E ANNUNCIA CHE UNICREDIT "HA SUPERATO LA SOGLIA DEL 5% IN GENERALI”. E NON ESCLUDE UN RILANCIO SU BPM"

peter thiel donald trump elon musk

DAGOREPORT – MUSK È IL “DOGE”, MA IL VERO BURATTINO DELLA TECNO-DESTRA USA È PETER THIEL. PER AVERNE LA PROVA BASTA VEDERE LA PARABOLA ASCENDENTE DELLA SUA “PALANTIR” IN BORSA: IN UN MESE, HA GUADAGNATO IL 65% (IL 39 IN UNA SETTIMANA) – COSA POTRÀ FERMARE L’AVANZATA DEI MILIARDARI TECH A STELLE E STRISCE? IL LORO EGO E GLI INTERESSI OPPOSTI. IN QUESTE ORE THIEL HA ASSISTITO AL “TRADIMENTO” DEL SUO EX PUPILLO ZUCKERBERG: È STATA “META” A DIVULGARE IL CASO “PARAGON”. E THIEL HA GROSSI ACCORDI CON L’AZIENDA CHE PRODUCE IL SOFTWARE PER SPIONI GRAPHITE – IL REGALONE A MUSK: CONTROLLANDO I PAGAMENTI DEL PENTAGONO, POTRÀ VEDERE I CONTRATTI DELLE SOCIETÀ CONCORRENTI A SPACEX…

fortunato ortombina barbara berlusconi diana bracco giovanni bazoli teatro alla scala

DAGOREPORT - MA CHE È, LA SCALA O UNO YACHT CLUB? IL REQUISITO PRINCIPALE PER ENTRARE NEL CDA DELLA SCALA SEMBRA ORMAI ESSERE QUELLO DI AVERE UNA "BARCA" DI ALMENO 40 METRI – TRA I GIÀ PRESENTI IN CDA, IL VELIERO DI FRANCESCO MICHELI È LEGGENDARIO, ARREDATO DA QUADRI E DA UN PIANOFORTE A CODA. VACANZE IN BARCA ANCHE PER BAZOLI E MAITE CARPIO CONIUGATA BULGARI - E LE NEW-ENTRY? DIANA BRACCO VELEGGIAVA SU “BEATRICE”, UN'IMBARCAZIONE IN LEGNO DI VALORE STORICO, DA LEI DONATA AL COMUNE DI IMPERIA. BARBARA BERLUSCONI, INVECE, USA IL LUSSUOSO YACHT DI PAPI SILVIO, IL “MORNING GLORY”…

michael czerny kevin joseph farrell bergoglio papa francesco vaticano pietro parolin matteo zuppi

PAPA FRANCESCO COME STA? IL PONTEFICE 88ENNE È TORNATO DAL BLITZ DI 9 ORE IN CORSICA DEL 15 DICEMBRE SCORSO CON UNA BRONCOPOLMONITE CHE NON GLI DA’ TREGUA: COLPI DI TOSSE, IL CONTINUO RESPIRO SPOSSATO, IN COSTANTE MANCANZA D'OSSIGENO - I MEDICI DELLA SANTA SEDE STANNO CURANDO LA BRONCOPOLMONITE CON DOSI MASSICCE DI CORTISONE. E CORRE VOCE CHE LO VOGLIONO PORTARE AL POLICLINICO GEMELLI PER RIMETTERLO IN PIEDI, MA LUI RIFIUTA (PREFERISCE IL FATEBENEFRATELLI) - I CARDINALI FEDELISSIMI DI FRANCESCO (TRA CUI MICHAEL CZERNY E KEVIN JOSEPH FARRELL) SI DANNO MOLTO DA FARE PER LA SALUTE DI BERGOGLIO. E TE CREDO: NELLA CHIESA VIGE UNO SPOIL SYSTEM RADICALE: IL GIORNO IN CUI IL PONTEFICE VOLA NELLA CASA DEL SIGNORE, TUTTE LE CARICHE DELLA CURIA ROMANA DECADONO…