QUANTI CADAVERI NERI SOTTO OBAMA - UN ALTRO AFROAMERICANO, RUMAIN BRISBON, UCCISO DA UN POLIZIOTTO BIANCO IN ARIZONA - L’AGENTE TEMEVA CHE L’UOMO AVESSE UNA PISTOLA IN TASCA MA ERA DISARMATO - PROTESTE DELLA COMUNITÀ NERA IN TUTTI GLI STATES
Trayvor Martin in Florida, Michael Brown a Ferguson, il dodicenne Tamir Rice a Cleveland (ucciso per una pistola finta), il 28enne Akai Gurley, padre di due figli, a Brooklyn, New York e da ultimo, ancora a New York, Eric Garner: negli Stati Uniti si allunga la lista dei morti afroamericani per mano della polizia e la tensione è altissima: scontri, marce, arresti. Se il caso dell’ambulante Garner scatena marce a New Yor, la morte di Rumain Brisbon, un afroamericano ucciso da un poliziotto bianco in Arizona mercoledì, rischia di diventare un ulteriore motivo di scontro.
Ogni caso ha le sue specificità ma le autorità a Phenix hanno appurato che la vittima non era armata quando l'agente gli ha sparato. Il Paese si ritrova ostaggio dei fantasmi razzisti, dopo le decisioni delle Giurie popolari (Gran Jury) che hanno negato l’incriminazione del poliziotto bianco di Ferguson e di quello di New York.
IL LUOGO DOVE E' STATO UCCISO RUMAIN BRISBON
A New York tiene banco il caso Garner: sono state fermate almeno 50 persone nella seconda notte consecutiva di proteste per la non incriminazione di agenti bianchi che uccidono afro-americani disarmati. Ad alimentare la rabbia, dopo il proscioglimento dell'agente che a luglio a Staten Island aveva soffocato Garner mentre lo arrestava i manifestanti hanno sfilato in corteo da Foley Square, nel sud di Manhattan, e hanno bloccato il ponte di Brooklyn urlando «Non riesco a respirare», le ultime parole pronunciate da Garner prima di morire. In 7mila hanno circondato il quartier generale della polizia nella Grande Mela e altri 1.500 hanno protestato a Harlem. Altro slogan che risuono in tutto il Paese «Black lives matter», le vite dei neri hanno importanza.
una squadra della polizia e le rivolte per il verdetto di ferguson
L'agente stava effettuando un controllo anti-droga all'esterno di un supermercato, quando ha visto Brisbon mettere le mani in tasca, secondo la ricostruzione. Invece, il 34enne stava prendendo delle pillole. «Durante il confronto, Brisbon ha messo la sua mano sinistra nela sua tasca e l'agente gli ha preso il braccio, ma lui ha messo più volte la mano in tasca», ha detto in un comunicato la polizia di Phoenix.
«L'agente - ha aggiunto - ha creduto che l'uomo avesse una pistola mentre teneva la mano del sospetto nella tasca». Poi, durante la colluttazione, «l'agente non è stato in grado di mantenere la mano del sospetto e, temendo che Brisbon avesse una pistola in tasca, l'agente ha sparato due volta, colpendo Brisbon sul torso».
scontri e proteste a ferguson 4
rivolte a ferguson
La versione della polizia è contestata dai familiari. Marci Kratter, un avvocato che rappresenta la famiglia, ha detto: «Ci sono numerosi testimoni in grado di smentire la versione della polizia che è trapwelata». Ha definito quanto accaduto «una tragedia senza senso: era disarmato e non minacciava nessuno».