AGGUATO JIHADISTA IN BURKINA FASO: C'È ANCHE IL CELEBRE DOCUMENTARISTA DAVID BERIÁIN, AUTORE DE IL MONDO DEI NARCOS, TRA LE QUATTRO VITTIME. UCCISO ANCHE IL CAMERAMAN ROBERTO FRAILE CHE LO ACCOMPAGNAVA: STAVANO REALIZZANDO UN REPORTAGE SULLA CACCIA DI FRODO INSIEME A UNA ONG DELLA QUALE FACEVA PARTE L'IRLANDESE, UCCISO ANCHE LUI, CHE LI ACCOMPAGNAVA…
C'è anche il celebre documentarista David Beriáin tra le quattro vittime dell'agguato jihadista in Burkina Faso. La conferma è arrivata dalla ministra degli Esteri spagnola, Arantxa González Laya, dopo che nel corso di tutta la mattinata si erano accavallate informazioni confuse sull'attacco nel quale sono morte quattro persone, tre cittadini europei e un burkinabé. Facevano tutti parte dello stesso gruppo impegnato a realizzare un reportage per MovistarTv sulla caccia di frodo nell'est del Paese insieme a una Ong della quale a quanto pare faceva parte l'irlandese che accompagna Beriáin e il cameraman Roberto Fraile.
Secondo fonti locali, nell'attacco sarebbero rimaste ferite anche altre tre persone. Gli assalitori erano a bordo di due pick-up e di una ventina di moto e avrebbero rubato armi, droni e le jeep dei giornalisti. L'agguato è avvenuto lungo la strada che conduce all'ampia riserva forestale di Pama.
Al momento nessuna organizzazione ha ancora rivendicato l'azione. Negli ultimi anni ci sono stati molti rapimenti in Burkina Faso, dove dal 2015 si sono moltiplicati gli attacchi jihadisti. Se prima erano concentrati nel nord del Paese, alla frontiera con il Mali, le violenze del Gruppo di sostegno all’Islam e ai Musulmani affiliato ad Al Qaeda e dello Stato islamico nel grande Sahara si sono poi estese alla capitale e ad altre regioni del Paese.
David Beriáin, 34 anni, originario della Navarra, come giornalista televisivo aveva realizzato un'infinità di reportage in tutto il mondo, dall'Iraq all'Afghanistan al Messico e alla Libia. E poi Congo, Kurdistan, Darfur e Colombia. In Italia era conosciuto per il programma "Il mondo dei narcos" (un'inchiesta sui trafficanti di droga in America Latina) e due anni fa aveva realizzato "Clandestino", trasmesso dal canale Nove. Ma proprio questo reportage sulla 'ndrangheta aveva gettato un'ombra sul suo lavoro di giornalista investigativo: un mese fa infatti la procura di Milano l'aveva iscritto nel registro degli indagati per truffa, sostenendo che le testimonianze raccolte erano in realtà parti recitate da attori scritturati per l'occasione.
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