AHO’, STAI PIU’ FATTO DI UN PICCIONE - TRACCE DI COCAINA E DOPING NEI VOLATILI “DA GARA”

Stefano Boldrini per "Gazzetta dello Sport"

Piccioni viaggiatori? No, piccioni dopati. È l'ultima frontiera della chimica fraudolenta: dopo uomini, cavalli e cani, tocca anche ai piccioni. La notizia arriva dal Belgio, dove le corse di questi uccelli, capaci di raggiungere la velocità di 100 km orari, sono molto seguite. Alcuni esemplari sono risultati positivi nei test sostenuti in un laboratorio in Sudafrica: sarebbero state rinvenute tracce di cocaina e di Mobistix, un prodotto usato per l'uomo come antinfiammatorio e antidolorifico.

La storia ha colto di sorpresa Stefaan Van Bockstaele, presidente dell'associazione belga dei piccioni da corsa: «Nel nostro Paese abbiamo sostenuto più volte i test e non si sono mai verificati problemi». Van Bockstaele teme che la piaga del doping possa avere un effetto boomerang: in Belgio questa disciplina è tra le più lucrative e ha già dovuto fare i conti con la malavita. Ci sono racket e ci sono ladri di piccioni: un campione può valere centinaia di migliaia di euro.

Un esemplare, ribattezzato Bolt, è stato venduto lo scorso maggio ad un uomo d'affari di Pechino alla modica cifra di 300 mila euro. In Cina, dove la sbornia di soldi fa dilagare il vizio, i piccioni da corsa vanno molto di moda. Ma ci sono anche campioni di altri sport che hanno un debole per i piccioni. Un nome su tutti: l'ex campione mondiale dei pesi massimi, Mike Tyson.

Le gare si svolgono tra più Paesi e possono avere persino dimensioni intercontinentali: una tappa può raggiungere gli ottocento chilometri di distanza. In Italia un campione è Saetta: pochi mesi fa ha percorso ottocento chilometri, da Barletta a Cantù, in dodici ore. La tecnologia GPS calcola la distanza tra il punto di inizio e ogni gabbia. L'uccello che ha fatto registrare la più alta velocità media è il vincitore.

Gli allenamenti quotidiani durano almeno tre ore e i proprietari, oltre a curare la pulizia delle gabbie e il riposo, sono molto attenti all'alimentazione. «I miei piccioni prendono qualche vitamina, ma è tutta roba lecita », ha raccontato alla Provincia di Como Angelo Ronchetti, allevatore di Cantù e proprietario di «Saetta».

Oltrepassare i confini tra lecito ed illecito è molto facile. Come nel caso degli esseri umani, tra peni finti, provette manipolate e altre diavolerie, bisogna avere una bella fantasia per far «sniffare» cocaina ad un piccione. Oltre ad alterare le corse, si mette ulteriormente a rischio la salute del campione.

In Gran Bretagna, l'organizzazione per la protezione degli animali, People for the Ethical Treatment of Animals, ha chiesto in tempi non sospetti l'abolizione di queste corse, segnalando come le competizioni che arrivano e partono in Regno Unito siano «crudeli, macchiate da illegalità e comportino ogni volta la morte del 75% degli uccelli che partecipano».

Falchi e cavi elettrici sono le maggiori cause di mortalità per i piccioni da corsa, ma ora c'è questo nuovo pericolo in agguato: il doping. Un piccione «fatto» di cocaina: mancava anche questa, ammettiamolo.

 

bra90 piccioni faunoIL PICCIONE VIAGGIATORE

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