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ALBA DI SANGUE A MILANO – UNA CINQUANTINA DEL “POPOLO DELLA NOTTE” HA ACCERCHIATO TRE IMMIGRATI: VOLEVANO LINCIARLI – ACCUSATI DI VENDERE DROGA SCADENTE E DI RUBARE NELLE AUTO E I TELEFONINI AI GIOVANI CHE ESCONO (RINCOGLIONITI) DAI LOCALI 

 

Andrea Galli per il Corriere della Sera

 

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Nella geografia dello spaccio e della microcriminalità, via Alessio di Tocqueville è una delle stradine «satelliti» di corso Como scelte dagli immigrati per vendere droga, borseggiare e scippare. Qui, ieri mattina alle cinque e trenta, una cinquantina di persone, italiane e reduci da una nottata di divertimenti tra locali e bar, ha accerchiato tre ventenni africani (due maliani e un senegalese). Con un unico obiettivo: linciarli e vendicarsi perché li riteneva colpevoli di una serie di «colpi». Non fosse arrivata in forze la polizia a salvare gli africani, sarebbe finita in tragedia. Ma il pericolo scampato, per merito della prontezza d’intervento degli agenti, non fa che confermare i problemi.

 

I 120 SCHEDATI

Non siamo in periferia ma in uno dei quartieri più affollati, pregiati e costosi. Eppure corso Como è, al momento, in cima alla lista delle priorità di Questura e Comando provinciale dei carabinieri, con la situazione ben nota al prefetto Luciana Lamorgese. Nessuno può mettere in dubbio la densità delle operazioni effettuate, e sintesi perfetta è l’elenco, corposo, dei 120 (centoventi) fotosegnalati dal commissariato Garibaldi-Venezia diretto da Massimo Cataldi, che da mesi dedica «approfondimenti» quotidiani.

SPACCIATORI MOVIDA MILANOSPACCIATORI MOVIDA MILANO

 

Se storicamente corso Como è luogo di spaccio, nuova è la degenerazione avvenuta nel corso delle notti. Con la progressiva trasformazione dei venditori di cocaina e marijuana in aggressori famelici e spietati.

 

LA LEGGE DEL BRANCO

Prima infatti, nelle vicinanze dei locali e in tarda serata, gli africani spacciano; dopodiché, verso l’alba, approfittano della scarsa lucidità e dell’assenza di prontezza di riflessi dei loro stessi clienti per puntarli, accerchiarli e derubarli. Arraffano orologi, catenine, iPhone, ricorrendo a calci e pugni nei casi di eccessiva resistenza. Con questo metodo hanno colpito italiani come stranieri.

 

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Le forze dell’ordine, operando in contesti non facili (per forza debbono muoversi in borghese, in mezzo alla folla che invade corso Como) hanno inseguito e arrestato malviventi soltanto che, di frequente, se li sono ritrovati le settimane successive allo stesso identico posto perché magari quelli erano stati scarcerati. A memoria degli investigatori, l’episodio di ieri mattina è una novità e testimonia il livello (alto) di esasperazione e una pazienza forse ormai terminata.

 

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Dopodiché, per chi ama la giusta prospettiva rispetto ai fatti, è innegabile che gli spacciatori ci sono (peraltro smerciando roba di infima qualità, mischiata con altri veleni) in quanto c’è una massiccia e costante richiesta di droga. Un circolo vizioso, forse impossibile da stroncare definitivamente: ma se fino a poco tempo la presenza dei venditori di coca e marijuana era tollerata anche da chi non consuma, l’aumento del rischio di essere rapinati e picchiati ha mutato gli umori della piazza.

 

CAPI E MANOVALANZA

Ora, è possibile che i tre ragazzi che hanno evitato il linciaggio non abbiano alcuna colpa e siano stati scelti a caso: sono partiti gli accertamenti per riscontrare eventuali loro responsabilità. La folla inferocita, prima di disperdersi, ha sostenuto che avevano messo a segno sia furti a bordo di macchine sia rapine ai passanti.

 

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Più d’uno, in Questura, anche ai piani alti, rileggendo i report delle nottate di violenza in corso Como, ha ammesso che è stata pura fatalità se finora non c’è mai scappato il morto. Bisogna vedere fin quando durerà la buona sorte. Le presenze di africani sono cresciute e di molto. Qualcuno ipotizza che i «capi» vadano a pescare manovalanza anche nei giardini della stazione Centrale divenuti, specie sul lato di piazza Luigi di Savoia, un enorme campo profughi, ovviamente non autorizzato.

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