walter biot savoini

L’ITALIA E’ FREGATA – ALMENO 5 INCONTRI TRA L’UFFICIALE DI MARINA WALTER BIOT E I RUSSI. IL SOSPETTO CHE CI SIANO ALTRE TALPE. ORA DAL CARCERE IL CAPITANO ARRESTATO PER SPIONAGGIO CHIEDE DI POTER  ESSERE INTERROGATO – LA RETE DELLA SPIA RUSSA ALEKSEJ NEMUDROV: DALL'EX PORTAVOCE DI SALVINI, SAVOINI, AGLI IMPRENDITORI DEL NORD ITALIA...

Fiorenza Sarzanini per il Corriere della Sera

walter biot

 

Un incontro al mese senza telefonate o contatti preventivi. Era questa la modalità concordata tra il capitano Walter Biot e Dmitri Ostroukhov, il diplomatico russo che l'aveva agganciato nel novembre scorso, per la consegna di documenti riservati dello Stato Maggiore della Difesa.

 

L'informativa dei carabinieri del Ros allegata agli atti dell'inchiesta rivela i dettagli dell'operazione che ha portato all'arresto dell'ufficiale italiano e all'espulsione immediata decisa dalla Farnesina dei suoi referenti di Mosca: lo stesso Ostroukhov e il suo diretto superiore Alexey Nemudrov. Il sospetto degli investigatori è che Biot fosse soltanto una delle «fonti» reclutate e per questo sono già state avviate verifiche sugli altri contatti dei due diplomatici, addetti militari dell'ambasciata russa a Roma.

 

Ieri il capo della diplomazia del Cremlino in Italia Sergey Razov ha provato a smorzare la tensione resa altissima dall'operazione condotta dagli specialisti dell'Aisi, l'Agenzia per la sicurezza interna guidata dal generale Mario Parente, parlando di «episodio spiacevole che non deve influire negativamente sulle relazioni complessivamente costruttive tra i nostri Paesi».

 

WALTER BIOT

Ma dal carcere Biot ha chiesto di essere interrogato dai magistrati e le sue rivelazioni potrebbero aprire scenari nuovi e inquietanti in una vicenda segnata da molti punti ancora oscuri. Agli atti dei carabinieri del Ros coordinati dal generale Pasquale Angelosanto c'è la ricostruzione di quanto avvenuto martedì 30 marzo quando Ostroukhov scende dalla metropolitana al laghetto dell'Eur, zona a sud della Capitale, prende l'autobus, arriva nel parcheggio di un supermercato a Spinaceto dove lo attende Biot.

 

Il capitano entra nel supermercato, acquista alcuni prodotti e poi sale in macchina dove lo raggiunge il russo. In quel momento avviene lo scambio: una scheda Sd caricata con 181 foto di documenti classificati per 5.000 euro in banconote da 50 euro. L'ultimo di una serie di appuntamenti sempre uguali. Per tre volte Biot è stato filmato mentre fotografava il computer con il suo smartphone: il 18, il 23 e il 25 marzo. Azioni preparatorie all'appuntamento del 30 marzo. Ma che cosa è accaduto prima? Quali altri documenti ha portato ai russi per dimostrare la propria affidabilità? L'attività di controspionaggio svolta a partire dal novembre scorso avrebbe documentato gli altri incontri. Adesso bisogna scoprire quali segreti Biot abbia venduto, quali informazioni lo abbiano trasformato in una pedina utile agli interessi di Mosca. Senza escludere che il governo possa decidere di apporre il segreto di Stato sui documenti, proprio per evitare ulteriori danni alla sicurezza dell'Italia e rispetto ai rapporti con gli alleati visto che nell'elenco dei dossier memorizzati nella scheda ci sono anche atti classificati della Nato.

WALTER BIOT

 

Il sospetto è che Biot non fosse l'unica «fonte» reclutata dai russi: altri suoi colleghi o comunque ufficiali impiegati in uffici strategici potrebbero essere stati agganciati dai due diplomatici di Mosca con le stesse modalità e con promesse di retribuzione anche più elevate. Ieri il capitano della Marina Militare ha incontrato in carcere il suo avvocato Roberto De Vita e ha depositato l'istanza per essere interrogato: «Ho sbagliato, travolto dai problemi della mia famiglia ho commesso un errore grave ma non ho messo a rischio il mio Paese perché io non avevo un accesso di alto livello, gli atti che ho ceduto erano comunque rintracciabili anche in altro modo.

 

Sono comunque pronto a chiarire ogni dettaglio». Il procuratore Michele Prestipino e i magistrati delegati all'inchiesta decideranno dopo le festività pasquali se accogliere la richiesta ma l'avvocato De Vita tenta di ridimensionare il ruolo dell'ufficiale: «I documenti classificati non possono essere fotografati, ma solo stampati.

 

vladimir putin

Questa storia è molto diversa da come appare, molto più banale». Una linea di difesa che al momento si scontra con le decisioni prese dal governo e con la reazione di Mosca. E deve fare i conti con l'inchiesta già avviata dalla procura militare che sta esaminando gli atti e delegato nuove verifiche ai carabinieri. Biot - indagato per rivelazione di segreti militari a scopo di spionaggio - rischia l'ergastolo. Quanto basta per comprendere quanto alta sia la posta in gioco. E soprattutto come l'operazione dell'Aisi sia servita a lanciare un messaggio chiaro alla rete di spie che agiscono nel nostro Paese e a tutti coloro che, impiegati in posti strategici, potrebbero aver deciso di mettersi al servizio delle potenze straniere.

 

 

LA RETE DI ALEKSEJ 

Estratto dell'articolo di FLORIANA BULFON, GIULIANO FOSCHINI E FABIO TONACCI PER LA REPUBBLICA

 

Alexey Nemudrov

Aleksej Nemudrov e Dmitri Ostroukhov sono rientrati a Mosca come turisti qualunque. Dopo l'arresto del capitano di fregata Walter Biot, la loro talpa nello Stato Maggiore Difesa, e dopo aver appreso dal governo italiano di non essere più ospiti graditi, giovedì scorso a mezzogiorno e mezzo si sono imbarcati su un volo di linea. In silenzio, lo sguardo piantato a terra. Non c'era nessuno a salutare i due ufficiali del Gru (il servizio di spionaggio militare estero), mentre salivano le scalette dell'Airbus A320 dell'Aeroflot sulla pista di Fiumicino. Ed è curioso.

 

MATTEO SALVINI - SERGEY RAZOV - GIANLUCA SAVOINI

Perché Aleksej Nemudrov di amici, in sette anni di lavoro in Italia (dal 2003 al 2005 come addetto di marina dell'ambasciata russa, e dal gennaio 2017 fino a giovedì scorso come addetto militare), se n'era fatti parecchi. Soprattutto tra quegli imprenditori del Nord Italia desiderosi di un "lasciapassare" per ampliare il raggio del proprio business nei confini della Federazione. Soprattutto, dunque, tra chi di quel mondo si diceva rappresentante e portatore di interessi.

 

(...)

Il suo nome, già da tempo, è finito nel radar dei nostri servizi di intelligence. Lo seguono, sanno come si muove, ne conoscono le capacità relazionali. L'alto ufficiale della marina russa dissemina contatti in tutto il Paese, parla un ottimo italiano, sa come approcciare le associazioni degli imprenditori, stringe legami con uomini che gravitano attorno alla politica. Di un partito in particolare: la Lega di Salvini, il quale non ha mai nascosto la passione per "l'amico Putin" e il rigetto per chiunque sollevi sospetti di ingerenze del Cremlino. Risultano diverse frequentazioni tra Aleksej e l'entourage di Savoini, protagonista dello scandalo del Metropol e di una fittizia compravendita di petrolio. E tra Aleksej e consorzi imprenditoriali, vicini alla Lega, attivi nella mediazione di investimenti e trattative commerciali con la Russia.

salvini savoini

Ultimi Dagoreport

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - COSA FRULLAVA NELLA TESTA TIRATA A LUCIDO DI ANDREA ORCEL QUANDO STAMATTINA ALL’ASSEMBLEA GENERALI HA DECISO IL VOTO DI UNICREDIT A FAVORE DELLA LISTA CALTAGIRONE? LE MANGANELLATE ROMANE RICEVUTE PER L’OPS SU BPM, L’HANNO PIEGATO AL POTERE DEI PALAZZI ROMANI? NOOO, PIU' PROBABILE CHE SIA ANDATA COSÌ: UNA VOLTA CHE ERA SICURA ANCHE SENZA UNICREDIT, LA VITTORIA DELLA LISTA MEDIOBANCA, ORCEL HA PENSATO BENE CHE ERA DA IDIOTA SPRECARE IL SUO “PACCHETTO”: MEJO GIRARLO ALLA LISTA DI CALTARICCONE E OTTENERE IN CAMBIO UN PROFICUO BONUS PER UNA FUTURA PARTNERSHIP IN GENERALI - UNA VOLTA ESPUGNATA MEDIOBANCA COL SUO 13% DI GENERALI, GIUNTI A TRIESTE L’82ENNE IMPRENDITORE COL SUO "COMPARE" MILLERI AL GUINZAGLIO, DOVE ANDRANNO SENZA UN PARTNER FINANZIARIO-BANCARIO, BEN STIMATO DAI FONDI INTERNAZIONALI? SU, AL DI FUORI DEL RACCORDO ANULARE, CHI LO CONOSCE ‘STO CALTAGIRONE? – UN VASTO PROGRAMMA QUELLO DI ORCEL CHE DOMANI DOVRA' FARE I CONTI CON I PIANI DELLA PRIMA BANCA D'ITALIA, INTESA-SANPAOLO…

donald trump ursula von der leyen giorgia meloni

DAGOREPORT - UN FACCIA A FACCIA INFORMALE TRA URSULA VON DER LEYEN E DONALD TRUMP, AI FUNERALI DI PAPA FRANCESCO, AFFONDEREBBE IL SUPER SUMMIT SOGNATO DA GIORGIA MELONI - LA PREMIER IMMAGINAVA DI TRONEGGIARE COME MATRONA ROMANA, TRA MAGGIO E GIUGNO, AL TAVOLO DEI NEGOZIATI USA-UE CELEBRATA DAI MEDIA DI TUTTO IL MONDO. SE COSÌ NON FOSSE, IL SUO RUOLO INTERNAZIONALE DI “GRANDE TESSITRICE” FINIREBBE NEL CASSETTO, SVELANDO IL NULLA COSMICO DIETRO AL VIAGGIO ALLA CASA BIANCA DELLA SCORSA SETTIMANA (L'UNICO "RISULTATO" È STATA LA PROMESSA DI TRUMP DI UN VERTICE CON URSULA, SENZA DATA) - MACRON-MERZ-TUSK-SANCHEZ NON VOGLIONO ASSOLUTAMENTE LA MELONI NEL RUOLO DI MEDIATRICE, PERCHÉ NON CONSIDERANO ASSOLUTAMENTE EQUIDISTANTE "LA FANTASTICA LEADER CHE HA ASSALTATO L'EUROPA" (COPY TRUMP)...

pasquale striano dossier top secret

FLASH – COM’È STRANO IL CASO STRIANO: È AVVOLTO DA UNA GRANDE PAURA COLLETTIVA. C’È IL TIMORE, NEI PALAZZI E NELLE PROCURE, CHE IL TENENTE DELLA GUARDIA DI FINANZA, AL CENTRO DEL CASO DOSSIER ALLA DIREZIONE NAZIONALE ANTIMAFIA (MAI SOSPESO E ANCORA IN SERVIZIO), POSSA INIZIARE A “CANTARE” – LA PAURA SERPEGGIA E SEMBRA AVER "CONGELATO" LA PROCURA DI ROMA DIRETTA DA FRANCESCO LO VOI, IL COPASIR E PERSINO LE STESSE FIAMME GIALLE. L’UNICA COSA CERTA È CHE FINCHÉ STRIANO TACE, C’È SPERANZA…

andrea orcel francesco milleri giuseppe castagna gaetano caltagirone giancarlo giorgetti matteo salvini giorgia meloni

DAGOREPORT - IL RISIKONE È IN ARRIVO: DOMANI MATTINA INIZIERÀ L’ASSALTO DI CALTA-MILLERI-GOVERNO AL FORZIERE DELLE GENERALI. MA I TRE PARTITI DI GOVERNO NON VIAGGIANO SULLO STESSO BINARIO. L’INTENTO DI SALVINI & GIORGETTI È UNO SOLO: SALVARE LA “LORO” BPM DALLE UNGHIE DI UNICREDIT. E LA VOLONTÀ DEL MEF DI MANTENERE L’11% DI MPS, È UNA SPIA DEL RAPPORTO SALDO DELLA LEGA CON IL CEO LUIGI LOVAGLIO - DIFATTI IL VIOLENTISSIMO GOLDEN POWER DEL GOVERNO SULL’OPERAZIONE DI UNICREDIT SU BPM, NON CONVENIVA CERTO AL DUO CALTA-FAZZO, BENSÌ SOLO ALLA LEGA DI GIORGETTI E SALVINI PER LEGNARE ORCEL – I DUE GRANDI VECCHI DELLA FINANZA MENEGHINA, GUZZETTI E BAZOLI, HANNO PRESO MALISSIMO L’INVASIONE DEI CALTAGIRONESI ALLA FIAMMA E HANNO SUBITO IMPARTITO UNA “MORAL SUASION” A COLUI CHE HANNO POSTO AL VERTICE DI INTESA, CARLO MESSINA: "ROMA DELENDA EST"…