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AMATRICE NEL CUORE: LA MUSICA SOPRA LE MACERIE – IL CONCERTO CON MORANDI, BARBAROSSA, CONSOLI, TOSCA E GRANDI UN ANNO DOPO IL SISMA – LA LENTA RICOSTRUZIONE DEL PAESE, IL SINDACO PIROZZI: “ABBIAMO PERSO TUTTO TRANNE L’ORGOGLIO. SE SIAMO VIVI, LO DOBBIAMO AL MONDO DELLA SOLIDARIETA’” – L’INEDITO DI MANNARINO - VIDEO 

VIDEO - L'INEDITO DI MANNARINO AD AMATRICE

 

 

 

Francesco Persili per Dagospia

 

La musica sopra le macerie. “Non ho dormito stanotte per l’agitazione”. Davanti alle tremila persone che si sono arrampicate sui monti di Cardito per il concerto “Amatrice nel cuore”, Luca Barbarossa, direttore artistico della manifestazione promossa dalla Siae, racconta sorridendo i suoi incubi notturni e ironizza: “Mi domandavo: E se qualcosa va storto? Mannarino mi sputa, Morandi mi dà una manata, Irene Grandi e Carmen Consoli non mi portano più a ballare…”.

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Un abbraccio in musica (accompagnato da un’ottima pasta all’amatriciana) per ricordare, per ritrovarsi insieme e ricominciare. E' questo il senso del concerto a un anno dal terremoto che ha raso al suolo uno dei borghi più belli d’Italia: “Ci siamo attivati già a poche settimane dal sisma organizzando a Rieti una partita della Nazionale Cantanti – prosegue Barbarossa - All’inizio il sindaco di Amatrice Pirozzi non si fidava molto di noi, poi si è consolidata una bella amicizia”.

 

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Dal palco si vede uno striscione “Noi di Campotosto, uccisi dal silenzio”. Qui c’è gente che non ha smesso di lottare contro l’indifferenza. “Nei vostri occhi vedo la speranza di ricostruire tutto”, arringa Gianni Morandi che si lancia in una versione da brividi di “Uno su Mille”. “Il passato non potrà tornare uguale mai…” ma anche  “Se ti diranno sei finito, non ci credere”. E mai canzone fu più azzeccata per raccontare della fatica e della forza di volontà di chi non si arrende alle avversità.

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Case accartocciate, la facciata della vecchia chiesa di Sant’Agostino chiusa in una gabbia di tubi d’acciaio, cumuli di macerie da cui spuntano materassi, sedie, tavoli, elettrodomestici: in paese i segni della devastazione convivono con la voglia di rinascere. Te ne accorgi tra le persone sedute al bar Rinascimento lungo il corso e più avanti, vicino al Parco in Miniatura, dove è tornata al suo posto dopo il restauro la statua di Cola Filotesio, l’artista simbolo della resurrezione della città dopo il sacco degli spagnoli nel 1529.

 

La vedi al villaggio sportivo “Lo Scoiattolo” e nella scritta su una bandiera tricolore all’entrata del paese: “Non si molla”. Una comunione di intenti.  Un modo di fare squadra. “Qui abbiamo perso tutto ma non l’orgoglio di vivere in queste terre”, spiega il sindaco-allenatore Sergio Pirozzi in prima linea dalle 3.36 del 24 agosto 2016: “Questo territorio grida al mondo che non vuole morire. Il silenzio uccide ma fin quando ci sarà la voce delle persone che giornalmente resistono nessuno ci potrà ammazzare”.

 

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L’emergenza è ancora qui. La retorica del “Non vi lasceremo soli”, gli slogan assertivi del post-sisma e le infinite promesse si sono sciolte come neve al sole. Nonostante le lungaggini burocratiche, i ritardi nella rimozione delle macerie e la lentezza nella ricostruzione, qualcosa si muove. Sono arrivate altre casette. E’ stata inaugurata l’Area Food, riaprono i ristoranti. “Dobbiamo avere la capacità di ripartire dalla natura”, conclude Pirozzi che ringrazia tutti quelli che si sono mobilitati per Amatrice: “Se siamo vivi, lo dobbiamo al mondo della solidarietà”. Condivisione e ricostruzione. Tocca al cantautore romano Mannarino salutare il pubblico, e il nuovo inizio del paese, sulle note di una canzone inedita: “Ad Amatrice c’è gente che non smette de lottà…Adesso belli dateve da fa/ricostruite tutta la città/Ricostruire è come ricordà…”

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