AMORE ACIDO - OLTRE A MARTINA, ALEXANDER AVEVA UN’ALTRA DONNA: LE MALTRATTAVA ENTRAMBE - IL COMPLICE DELL’AGGRESSIONE CON L’ACIDO: “HO SEMPRE CERCATO DI COMPIACERE ALEX, LO AMMIRAVO”
Elisabetta Andreis e Gianni Santucci per il “Corriere della Sera”
Inverno dell’anno scorso, serata gelida, su Milano scende un violento acquazzone, sono passate le 23, le persone che attraversano piazza del Duomo corrono via sotto gli ombrelli. A pochi passi, in via dei Mercanti, cuore storico della città, due uomini fanno scatti e flessioni.
alexander boettcher in tribunale
Si allenano sotto il temporale. Uno dei due è Alexander Boettcher, 30 anni, oggi in carcere con la sua amante Martina Levato per l’aggressione con l’acido che il 28 dicembre scorso ha distrutto il volto e l’esistenza di un ex compagno di liceo della ragazza. Era un’abitudine, per Alexander. Una sfida. Al parco di Trenno (Nord della città), al parco Ravizza (vicino all’università Bocconi): allenamenti in condizioni estreme. Culto del fisico impastato di anabolizzanti. Un pezzo del suo delirio di onnipotenza.
alexander boettcher e martina levato
È passato un mese dall’agguato contro Pietro Barbini. C’è un altro uomo, complice della coppia, in carcere da lunedì, che racconta: «Non riuscivo a dirgli di no». Andrea Magnani, 32 anni, bancario, compagno di allenamenti di Alexander, ha seguito la deriva violenta della coppia e ora cerca di ritagliarsi un ruolo da comprimario.
le armi trovate a casa di alexander boettcher
Nei suoi verbali racconta: «Intorno a metà ottobre ho accompagnato Alexander in una discoteca, il Divina, cercavano un ragazzo, dicevano che fosse un amico dell’uomo che aveva violentato Martina». Era una serata di caccia. Bisogna tener presente le date: nella notte tra l’1 e il 2 novembre 2014, qualcuno scaglia un contenitore di acido sul volto di Stefano S., studente di economia, cliente abituale del Divina.
E poi: 15 novembre 2014, una donna (che secondo l’accusa è Martina Levato) butta altro acido contro Giuliano C., fotografo, anche lui frequentatore dello stesso locale; il ragazzo si salva perché si ripara con un ombrello. Quel giorno un uomo (Boettcher, secondo l’accusa) aggredisce Giuliano C. mentre fotografa l’auto con la quale Martina sta scappando: è l’auto di Magnani, il veicolo prestato per l’agguato.
Il palestrato dominante; l’amante sottomessa e allo stesso tempo manipolatrice, per tenersi stretta il suo uomo; l’«attendente» che segue la coppia, l’aiuta, la spalleggia. Sembra esserci l’attrazione magnetica esercitata da Alexander al centro di questi rapporti deviati. Due uomini e una donna che s’erano costruiti un mondo a parte, dove cullare e sfogare le proprie ossessioni. La peggiore: essere vendicatori, di chiunque avesse avuto rapporti con Martina.
Gli investigatori dell’Ufficio prevenzione generale della polizia, guidati da Maria Josè Falcicchia, stanno cercando i fili di quella sequenza di aggressioni. In Procura lavorano da settimane il pubblico ministero Marcello Musso e il procuratore Alberto Nobili. Magnani ha raccontato i momenti successivi all’agguato di dicembre: «Martina mi ha minacciato, mi ha detto di non parlare altrimenti me la sarei vista con Alexander, anche i miei familiari sarebbero stati in pericolo». Potrebbero essere bugie, per alleggerire il proprio ruolo. «Ho sempre cercato di compiacere Alex, lo ammiravo».
l acido sequestrato a casa di alexander boettcher
Lui, Boettcher, oltre a una moglie, aveva Martina e un’altra amante. Un bisturi per incidere con la sua iniziale il volto delle donne. Rapporti estremi, abitudini che ruotavano intorno all’idea deviata di castigo: all’interno della coppia, con Martina; poi della coppia all’esterno, contro vittime inconsapevoli.
Il Boettcher precedente era un mingherlino, non brillante a scuola, senza padre, una moglie croata sposata a 22 anni, vita agiata grazie al patrimonio immobiliare della madre, pochi amici se non quelli del circolo di kayak, sport della moglie. Proprio sui torrenti il suo fisico aveva ceduto, le spalle lussate, operate, che continuavano a uscirgli dall’articolazione, anche sotto i muscoli gonfiati dalla chimica. Quel fisico, quasi simbolico: proiezione di un ego smisurato. Incarnazione plastica di un delirio.
alexander boettcher acido e martello le armi di alexander boettcher e martina levatoMartina Levato Alexander Boettcher