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1. “QUANDO SARÒ DI LÀ, AL DIAVOLO GLI FACCIO UN MAZZO COSÌ...” L’ULTIMA PROMESSA DI PADRE GABRIELE AMORTH, IL SACERDOTE ESORCISTA 2. I RACCONTI DI QUELLI CHE ANDAVANO DA LUI PER LIBERARSI DA SATANA: “DURANTE L'ESORCISMO ERA UNA BELVA FEROCE. POI PERÒ TORNAVA SUBITO L'UOMO MITE DI SEMPRE” 3. "ERO POSSEDUTO. TROVAI UN PRETE UMILE, SORRIDEVA E FACEVA BATTUTE: “LO SAI CHE IL DIAVOLO QUANDO MI VEDE SCAPPA? SONO PIÙ BRUTTO DI LUI, PER QUESTO GLI FACCIO PAURA”

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1. QUELLI CHE ANDAVANO DA PADRE AMORTH

Fabrizio Caccia per il "Corriere della Sera"

«Quando sarò di là, al diavolo gli faccio un mazzo così...» promise don Gabriele Amorth, tre mesi fa, nell' ultimo incontro a Roma con Francesco Casadei, nome d' arte di un giornalista lombardo che proprio dal vecchio sacerdote fu esorcizzato dieci anni fa e alla sua storia ha dedicato un libro, A tu per tu con il diavolo (Edizioni San Paolo). Ci sarà anche Casadei domani alle 15, ai funerali di don Gabriele in via Alessandro Severo, nella Casa Generalizia dei Padri Paolini.

 

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E ci sarà probabilmente pure Francesco Vaiasuso, gallerista siciliano di 45 anni, un altro che don Gabriele - con le preghiere e l' acqua benedetta - avrebbe tirato fuori definitivamente dal tunnel di quella che veniva ritenuta una possessione grave, dopo almeno 500 esorcismi ricevuti tra il 2002 e il 2007 tra Alcamo e Palermo: «È un combattimento spirituale, non siamo dei pazzi - dice Vaiasuso, che ha raccontato tutto nel libro La mia possessione (Piemme) -. E la salvezza è spirituale. Ti libererai di Satana solo quando imparerai a perdonare te stesso, tuo padre, il tuo nemico. A non lamentarti più. A non arrabbiarti».

 

Parole che lasciano il segno, come quelle di Francesco Casadei, che oggi ha 52 anni e racconta di vivere in pace: «Conobbi don Amorth il giorno di Pasqua del 2005. Andai da lui perché, pur essendo un tipo razionale, a un certo punto mi cominciarono ad accadere cose strane. Pensieri malvagi che mi coglievano all' improvviso: prendi quel coltello e uccidi tua moglie.. . E ancora: un dolore al ginocchio che non passava pur dopo due operazioni, finché un prete mio amico mi unse la parte con l' olio degli infermi e il dolore per un attimo sparì.

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Ma dieci anni fa non c' erano esorcisti, in Lombardia. Intorno a me trovavo solo derisione e porte chiuse. Così, con mia moglie, partii per Roma. Padre Amorth mi mise subito la sua stola al collo e una mano sulla testa, poi iniziò il rituale: persi il controllo, cominciai a urlare e scalciare. Divenni un pendolare, ogni 2 settimane ero da lui a ricevere la preghiera. Dopo 4 mesi e mezzo mi sentii liberato. Don Gabriele non aveva mai paura, durante l' esorcismo era una belva feroce. Poi però tornava subito l' uomo mite e scherzoso di sempre ».

 

 

2. “ERO POSSEDUTO DAL DIAVOLO MA AMORTH MI HA LIBERATO”

Paolo Rodari per “la Repubblica”

 

«Venni esorcizzato da padre Amorth per alcuni anni. Il suo aiuto fu fondamentale per la mia vita».

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Alcuni anni, addirittura?

«Gli esorcismi non sono un rituale magico, che risolvono ogni cosa dalla sera alla mattina. Ci vuole del tempo per avere benefici ».

 

Alberto, il nome è di fantasia, accetta di parlare del suo «cammino di liberazione» fatto con l’esorcista della diocesi di Roma scomparso l’altro ieri, a patto di poter mantenere l’anonimato. Oggi in pensione, dopo una vita da operaio in una grande fabbrica del Nord, racconta una storia «di grande sofferenza », come è quella di chi a un certo punto ritiene di aver bisogno dell’aiuto di un sacerdote, o meglio di un prete esorcista.

 

Perché andò da padre Amorth?

PADRE AMORTH E PAOLO RODARI - L ULTIMO ESORCISTAPADRE AMORTH E PAOLO RODARI - L ULTIMO ESORCISTA

«Me lo consigliò un’amica. Ero entrato in un giro di occultismo ed esoterismo. Partecipavo, insomma, a quel tipo di riti. Capii soltanto dopo che così facendo aprivo le porte a una realtà preternaturale che, di fatto, invase la mia vita e il mio corpo».

 

Come fu il primo incontro?

«Trovai un prete molto umile, semplice, sorrideva e faceva battute. Mi incontrò nella sua stanza. Mi ascoltò e mi disse: “Va bene, facciamo una preghiera”. Iniziò a recitare una litania in latino. Dopo qualche parola andai in trance. Fu quello un primo segno con cui lui ipotizzò una possessione».

 

Come fece a dire che non era una malattia?

«Nei mesi successivi mi fece visitare da medici esperti. Non iniziò nulla con me fino a quando i medici non arrivarono alla conclusione che non ero malato».

 

Cos’era allora?

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«Ci si può credere o no. Ero posseduto».

Come si manifestava questa possessione?

«Vicino ai luoghi sacri, o durante le preghiere, non ero più me stesso. Spesso di notte mi svegliavo con dei graffi sulla pelle. Non me li facevo da solo, eppure c’erano. Ma uno dei segni più inspiegabili avvenne durante i primi esorcismi. Mentre Amorth faceva la sua preghiera io parlavo in inglese. Dicevo cose sensate in quella lingua».

 

Non così strano...

«Invece sì. Non ho mai conosciuto l’inglese. Non ho mai avuto l’occasione di studiarlo. Eppure sotto esorcismo lo parlavo, insultavo Amorth, la Chiesa, Dio, la Madonna».

Come avvenivano gli esorcismi?

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«In un clima di grande serenità».

In che senso?

«Amorth mi accoglieva in una stanza a ridosso di una chiesa. Con lui c’erano alcune persone convocate lì per aiutarlo. Pregavano durante l’esorcismo e se andavo troppo in escandescenza mi tenevano fermo. Erano tutti gentili. Anche Amorth sdrammatizzava sempre.

 

E mi diceva: “Coraggio, passerà”. E poi: “Lo sai che il diavolo quando mi vede scappa? Sono più brutto di lui, per questo gli faccio paura”. Insomma, mi metteva a mio agio, se così posso dire. Poi iniziava l’esorcismo. Durava mezzora, forse un’ora. Alla fine mi sentivo meglio. E tornavo a casa sereno. Poi, però, dopo un po’ di giorni, necessitavo di un’altra preghiera».

 

Come si liberò?

«Avvenne dopo sei anni. Amorth mi chiese di iniziare una vita diversa, fatta di preghiera e anche di digiuno. Accettai. Furono anni in cui a poco a poco mi riavvicinai alla fede. E più cambiavo vita più la mia esistenza migliorava».

Quando si scoprì libero?

«Un giorno andai per l’ennesimo esorcismo. Iniziò a pregare e non ebbi alcuna reazione. Mi richiamò altre volte e ancora zero reazioni. Mi disse: sei libero. Però ricordati. Devi continuare con questa vita, altrimenti tutto può tornare com’era».

 

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