CIAO PEVERI – L’IMPRENDITORE FINITO IN CARCERE PER AVER SPARATO A UN LADRO SAREBBE FINITO IN GALERA ANCHE CON LA NUOVA LEGGE VOLUTA DA SALVINI? PROBABILMENTE SÌ – SPATARO A "CIRCO MASSIMO: "LEGITTIMA DIFESA NON C'ENTRA NULLA, PERCHÉ LA PERSONA ERA STATA BLOCCATA E FATTA INGINOCCHIARE" – RIPRENDE L’ITER ALLA CAMERA, IL M5S NON HA FRETTA E PUNTA AD ALLUNGARE I TEMPI E ARRIVARE A RIDOSSO DELLE EUROPEE, COSÌ SALVINI NON PUÒ SFRUTTARE LA LEGGE PER LA CAMPAGNA ELETTORALE…
1 – SPATARO A CIRCO MASSIMO: "SALVINI DA PEVERI? EPISODIO SCONCERTANTE. LEGITTIMA DIFESA NON C'ENTRA NULLA CON CASO PEVERI. È DIVENTATA BRAND, NORMA MANIFESTO, MA NON SERVONO MODIFICHE ALLA LEGGE ESISTENTE. SEPARAZIONE DELLE CARRIERE? PROGETTO INUTILE E FUORI LUOGO, MINACCIA AUTONOMIA MAGISTRATI"
Da "Circo Massimo - Radio Capital"
Ha fatto discutere, e fa ancora discutere, il caso di Angelo Peveri, l'imprenditore di Piacenza in carcere per aver sparato a un ladro nella sua azienda. Il procuratore di Piacenza Cappelleri ha spiegato che non si trattò di legittima difesa: il ladro era stato immobilizzato e costretto a inginocchiarsi prima dell'esplosione del colpo di fucile da parte di Peveri, colpo che secondo la perizia balistica era arrivato "da una persona in piedi verso una persona supina".
Il ministro dell'interno Salvini sta con l'imprenditore, ed è andato a incontrarlo in carcere: "Secondo me non doveva neppure andare in carcere", ha detto Salvini. "Siamo di fronte a un episodio sconcertante", ribatte Armando Spataro, ex procuratore di Torino, a Circo Massimo, su Radio Capital, "Qualsiasi parlamentare ha il diritto di recarsi in carcere e incontrare i detenuti", precisa, "però il ministro ha rilasciato quelle dichiarazioni, come se il giudizio toccasse a lui, e senza rispettare le competenze dell'autorità giudiziaria". Secondo Spataro, da pochi mesi in pensione, la legittima difesa è "una norma manifesto, diventa una sorta di brand, come è avvenuto anche con l'immigrazione, come se la sicurezza vincesse su tutti gli altri diritti, e questo non è accettabile.
Si va incontro anche agli umori peggiori del popolo italiano", continua, "secondo cui tutelare il domicilio è importante al punto che si può sovvertire la gerarchia di valori tutelati dalla Costituzione. Non voglio dire che si possa trascurare il diritto dell'aggredito a difendersi, ma abbiamo già una normativa, che tra l'altro nel 2006 ha introdotto con qualche polemica un regime particolare per la legittima difesa domiciliare. Non c'è bisogno di modifiche, tanto più che è statisticamente dimostrato che i casi sono pochi. Il problema sul piano statistico è irrilevante".
E in particolare, nel caso di Peveri, l'ex magistrato sottolinea che "la legittima difesa, come ha sottolineato il procuratore di Piacenza, non c'entra nulla, perché la persona era stata bloccata e fatta inginocchiare. Al punto che neanche gli avvocati hanno chiesto la legittima difesa. E non l'avrebbero evocata neanche con questa nuova norma".
Pochi giorni fa è arrivata in Parlamento una proposta di legge per la separazione delle carriere di giudici e pubblici ministeri: "È una vecchia storia, un progetto inutile e fuori luogo", ribatte Spataro, "Attualmente esiste già un sistema che limita il passaggio dalla funzione di pubblico ministero a quella giudicante. L'idea alla base di questa proposta è che i giudici, essendo magistrati come i pubblici ministeri, sarebbero solo per questo portate a recepire le tesi dell'accusa e a convalidarle in danno delle tesi del difensore: non solo non è dimostrato, ma bisognerebbe dimostrare che, esistendo la separazione, i giudici assolverebbero anziché condannare.
E quello che non si comprende", chiarisce, "è che i giudici e i pubblici ministeri hanno un tratto in comune, che sussisterebbe anche in caso di separazione delle carriere: la ricerca della verità. Il difensore, giustamente, mira all'interesse del suo assistito: se sa che è colpevole, non deve dire che è colpevole ma può sostenerne l'innocenza, e questo è un dato culturale. Altro argomento è il rimando a sistemi internazionali, che è sbagliato visto che in tutta Europa i sistemi sono totalmente diversi. È l'ennesima minaccia all'autonomia dei magistrati e all'unicità della loro cultura".
ANGELO PEVERI CON LA FIGLIA MARTINA
2 – LEGITTIMA DIFESA, I 5 STELLE PRENDONO TEMPO
Dino Martirano per il “Corriere della Sera”
Domani pomeriggio riprende in Aula alla Camera l' esame della legge sulla legittima difesa ma il M5S - che fino ad ora non si è messo di traverso - non ha assolutamente fretta di chiudere. E infatti, senza tempi contingentati, il testo manifesto della Lega ora rischia di esser votato solo a metà marzo per poi dover tornare al Senato ad aprile.
Molto a ridosso della campagna elettorale per le Europee. Con questo calendario lungo (la prima lettura è del 24 ottobre), Forza Italia sta pure tentando Matteo Salvini per rafforzare il testo a favore di chi si difende in casa propria con le armi. Però la Lega sa che, almeno per ora, l' unica maggioranza possibile è quella gialloverde: anche per approvare il provvedimento sulla legittima difesa già sufficientemente annacquato al Senato dal M5S. Per questo Luigi Di Maio continua a usare toni concilianti su un tema che è nel Dna dei leghisti e non dei grillini.
C' è infatti un grande equivoco che la Lega alimenta e che il M5S fa finta di non vedere: anche con la nuova legge, l' imprenditore piacentino Angelo Peveri - divenuto l' icona di Matteo Salvini pur avendo egli sparato a un ladro che aveva fatto inginocchiare nel suo cantiere - sarebbe lo stesso finito in carcere con una condanna per tentato omicidio. Con il nuovo testo, sarà sempre e comunque un giudice a stabilire se chi esercita l' autodifesa domiciliare lo fa perché «il reo non ha desistito dall' azione illecita» e perché «sussisteva il pericolo di aggressione». Le cose stanno così, il resto è propaganda.
La nuova legge considera «sempre sussistente» il rapporto di proporzionalità tra la difesa e l' offesa (articolo 1) se c' è pericolo e se il ladro non desiste; introduce la non punibilità per il grave turbamento di chi, trovandosi in stato di minorata difesa, reagisce a un' aggressione in casa (articolo 2); inasprisce le pene per il furto in casa e la rapina.
Eppure la Lega continua ad alimentare l' equivoco, con effetto grancassa. Salvini, che due giorni fa è andato nel carcere di Piacenza a rendere omaggio all' imprenditore Angelo Peveri condannato a 4 anni e 8 mesi per tentato omicidio, ha alzato il tono di un' altra ottava. E Di Maio, che deve tenere a bada l' ala sinistra dei grillini molto critica sulla materia securitaria, ha ben chiaro tutto questo ma lascia correre perché rompere con l' alleato non può: «La responsabilità di quell' imprenditore la decidono i giudici, ciò non significa che un ministro non possa andare a trovare una persona in detenzione...».
In altre parole, Di Maio lascia campo libero a Salvini che infatti insiste: «La legge sulla legittima difesa è un diritto sacrosanto per chi viene aggredito, non è il Far West. Il Far West è oggi. In Italia i rapinatori che vengono dall' estero, e anche quelli italiani, devono sapere che il loro è un "mestiere" pericoloso. Se c' è l' infortunio sul lavoro sono affari tuoi... Non è possibile che ci siano rapinatori e delinquenti liberi che chiedono risarcimento danni e persone per bene che si difendono o in tribunale o vanno in galera».
Così sull' indennità riconosciuta (anche nel nuovo testo) per il rapinatore che rimane ferito o ucciso e sull' inversione dell' onere della prova (spetterebbe al pm dimostrare l' assenza di legittima difesa), Pierantonio Zanettin di Forza Italia sfida la Lega: «Vedremo se voteranno i nostri emendamenti. Potrebbero farlo, perché la legge deve ritornare al Senato a causa del problema tecnico sollevato dall' ufficio di bilancio».
3 – PIACENZA, SALVINI IN CARCERE DA PEVERI, CHE SPARÒ A UN LADRO (MA NON PER LEGITTIMA DIFESA): «CHIEDERÒ LA GRAZIA»
Claudio Del Frate per www.corriere.it
ANGELO PEVERI (SECONDO DA SINISTRA) CON IL FIGLIO LUIGI E I SOCI
Dalla sua parte l’imprenditore di Piacenza Angelo Peveri ha visto schierarsi sindaci, sindacati delle forze dell’ordine, centinaia di persone sui social e ora anche il ministro degli interni Matteo Salvini; contro Peveri però c’è una sentenza della Cassazione che lo ha condannato a quattro anni e mezzo per avere sparato a un ladro entrato in un suo cantiere, sentenza che ha escluso sussistesse la legittima difesa.
Salvini sabato pomeriggio si è recato nel carcere di Piacenza, dove da quattro giorni si trova Peveri, dopo che la condanna a suo carico è diventata definitiva. La visita e la solidarietà del vicepremier è destinata a suscitare polemiche proprio perché la vicenda che vede protagonista l’imprenditore piacentino è considerata molto «border line».
Spari da distanza ravvicinata
Il 5 ottobre del 2011 alcuni ladri entrarono in un cantiere sul fiume Tidone dove l’impresa di Peveri stava eseguendo alcuni lavori: scatta il dispositivo di allarme che fa accorrere sul posto il titolare della ditta e un suo operaio romeno, George Botezatu. Peveri è armato di un fucile a pompa, spara tre colpi (in aria, sosterrà lui durante l’indagine) ma ferisce uno dei ladri in fuga a un braccio.
Poco dopo sempre uno di loro torna nell’area del cantiere per recuperare la sua auto ma viene bloccato dall’imprenditore e dall’operaio. Le indagini della procura di Piacenza hanno stabilito che l’intruso fu immobilizzato, costretto a inginocchiarsi ed ebbe la testa sbattuta contro i sassi. Peveri a quel punto avrebbe esploso un colpo di fucile da distanza ravvicinata, poco più di un metro. Il ferito patteggerà una pena a 10 mesi per tentato furto di gasolio. Peveri e il suo dipendente verranno invece condannati per tentato omicidio a 4 anni e mezzo.
ANZIANA PISTOLA LEGITTIMA DIFESA
La procura: «Non fu legittima difesa»
Pochi giorni fa la Cassazione ha reso definitiva la pena, respingendo anche la tesi della procura generale, secondo la quale la sentenza andava annullata e il processo ripetuto. Dal momento in cui per Angelo Peveri è divenuta concreta la prospettiva di finire in carcere è partita nei suoi confronti una gara di solidarietà con in testa la Lega Nord di Piacenza e incanalata da pagine facebook aperte a suo sostegno. Pochi giorni fa anche il procuratore capo di Piacenza, Salvatore Cappelleri è intervenuto per ribadire che la legitima difesa nel «caso Peveri» non c’entra nulla e che la ricostruzione avvalorata dalla sentenza dovrebbe essere accettata da chi ricopre incarichi istituzionali.
La solidarietà del ministro
piacenza – la ditta di angelo peveri 3
Parole che non hanno fermato Matteo Salvini che subito dopo la sentenza della Cassazione si era schierato dalla parte dell’imprenditore, telefonandogli personalmente. Ora ha voluto manifestare apertamente la sua solidarietà varcando poco prima delle 17 il cancello del carcere di Piacenza per incontrare Peveri e il suo dipendente che nel frattempo sono finiti agli arresti. «Cercheremo di fare di tutto perché stia in galera il meno possibile, dal mio punto di vista non doveva nemmeno entrarci» ha detto il ministro dell’Interno al termine della sua visita alla Casa Circondariale. Il vicepremier si è detto anche pronto a chiedere la grazia.
L’Anm contro Salvini
Come era facile attendersi la mossa di salvini ha inescato anche proteste, prima fra tutte quella dell’Associazione nazionale magistrati: «Le decisioni in merito alle modalità e alla durata di una pena detentiva spettano non al Ministro dell’Interno, che oggi ha fatto visita a un detenuto condannato con sentenza passata in giudicato, ma solo alla magistratura, che emette le sentenze in modo rigoroso e applicando le leggi dello Stato» sottolinea l’Anm rilevando che ogni tentativo di stravolgere le regole «delegittima il sistema giudiziario». «Ogni tentativo di stravolgere queste regole - prosegue il comunicato della Giunta dell’Anm - rende un cattivo servizio e veicola una messaggio sbagliato ai cittadini, viola le prerogative della magistratura, delegittima il sistema giudiziario ed è contrario allo Stato di diritto e ai principi costituzionali, al cui rispetto dovrebbero concorrere tutti, specialmente chi ricopre importanti incarichi di Governo».