''LA REPUBBLICA'' ATTAPIRATA – ANTONIO RICCI FU DIFFAMATO DAL QUOTIDIANO DI LARGO FOCHETTI: LA CASSAZIONE ACCOGLIE IL RICORSO DELL’IDEATORE DI “STRISCIA LA NOTIZIA” E RIBALTA LA DECISIONE DELL’APPELLO CHE AVEVA ASSOLTO EZIO MAURO, ALLORA DIRETTORE – LA VICENDA RISALE AL 1996: DURANTE SANREMO PIPPO BAUDO MOSTRÒ UN MANIFESTO CHE ANNUNCIAVA LA SUA MORTE, E IL QUOTIDIANO DETTE LA COLPA A RICCI
La Corte di Cassazione, in accoglimento del ricorso presentato dagli avvocati di Antonio Ricci, ha annullato ieri la sentenza di secondo grado che aveva assolto Ezio Mauro, all’epoca direttore del quotidiano La Repubblica, dall’accusa di diffamazione aggravata ai suoi danni, rinviando la causa al giudice civile.
È stata fatta così giustizia delle irricevibili e contraddittorie argomentazioni giuridiche con cui la Corte d’Appello di Roma (stravolgendo inopinatamente la sentenza di primo grado) aveva assolto il direttore di Repubblica, pur riconoscendo la mendacità e l’offensività di una didascalia in cui si attribuiva a Ricci la responsabilità nella stampa di falsi annunci mortuari di Pippo Baudo.
Era il febbraio 1996: durante la 46a edizione del Festival di Sanremo, Pippo Baudo mostrava dal palco dell’Ariston un manifesto funebre che annunciava la sua morte e commentava: «È un brutto scherzo di cattivo gusto che mi ha tirato una tv concorrente».
Nel riportare la notizia, La Repubblica attribuiva esplicitamente il macabro scherzo ad Antonio Ricci e a Striscia la notizia. Ricci aveva immediatamente querelato Ezio Mauro per diffamazione aggravata. Ora, dopo 12 anni, la Cassazione ha rinviato la causa al giudice civile per decidere sul risarcimento dovuto da Repubblica.
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