CHI HA AVUTO IL COVID QUANDO DEVE FARE IL VACCINO? NEL PERIODO TRA I 3 E I 6 MESI DOPO LA MALATTIA, GLI EX CONTAGIATI POSSONO RICEVERE UNA SOLA DOSE. MA FA ECCEZIONE CHI È FRAGILE E HA BASSE DIFESE IMMUNITARIE - NON È NECESSARIO SOTTOPORSI A UN TEST SIEROLOGICO PREVENTIVO PER CAPIRE QUANTI ANTICORPI SI SONO SVILUPPATI - IN CASO DI DIFFUSIONE DI VARIANTI LE LINEE GUIDA POTREBBERO CAMBIARE...
Sara Bettoni per www.corriere.it
Chi è stato contagiato dal Covid deve vaccinarsi? La domanda riguarda sempre più persone, man mano che la possibilità di richiedere l’iniezione anti-Covid viene estesa a ulteriori fasce di popolazione.
A breve, in Lombardia, è prevista l’apertura del portale per le prenotazioni agli under 60 senza patologie. Per capire come comportarsi, è necessario ricordare le linee guida per chi ha già contratto l’infezione. Sono aggiornate a marzo e sono state scritte dall’Istituto superiore di Sanità.
CORONAVIRUS - TENDA PER ACCOGLIERE I MALATI
Il primo elemento da considerare è il tempo trascorso dall’infezione. Nel periodo compreso tra i 3 e i 6 mesi dopo la malattia gli ex contagiati possono ricevere una sola dose di vaccino secondo l’Iss.
Ci sono alcune eccezioni: chi è fragile e ha basse difese immunitarie deve comunque ricevere due iniezioni, perché non è nota la protezione che la malattia ha lasciato in questi pazienti.
centro vaccinazione coronavirus roma termini
Andrea Gori, primario di Malattie infettive al Policlinico di Milano, dice: «Anche per gli over 80 è bene completare il ciclo con due dosi».
La possibilità di una sola dose secondo l’Iss è da sfruttare «preferibilmente entro i 6 mesi» dall’infezione. E chi invece è risultato positivo recentemente, ovvero negli ultimi tre mesi? La nota ministeriale non dà spiegazioni esplicite.
Sergio Abrignani, immunologo e membro del Comitato tecnico scientifico nazionale, consiglia: «Meglio aspettare fino ai tre mesi e poi segnalarlo quando si viene chiamati per l’iniezione». Per chi si è contagiato nelle ultime settimane «la cosa migliore è contattare il medico di famiglia e programmare con lui la vaccinazione» aggiunge Gori.
In molti si chiedono se sia necessario sottoporsi a un test sierologico preventivo, per capire quanti anticorpi si sono sviluppati o se ci si è infettati senza saperlo, perché asintomatici.
La nota di marzo dell’Istituto superiore di sanità sconsiglia di farlo. «L’esecuzione di test sierologici volti a individuare la positività anticorpale nei confronti del virus o di altro tipo di test non è raccomandata ai fini del processo decisionale vaccinale» si legge nel documento.
Come segnalare la passata infezione da Covid-19? Il sistema di prenotazione lombardo al momento non tiene conto in automatico di questa informazione, che va riportata nei documenti da compilare prima della vaccinazione.
vaccinazioni all'hotspot dell'allianz stadium di torino 2
Se disponibile, l’Iss raccomanda al personale sanitario di raccogliere le «evidenze» della passata infezione (per esempio, l’esito del tampone). «In assenza di questa evidenza di positività al tampone, si raccomanda che l’informazione anamnestica relativa a una pregressa infezione venga raccolta nel modo più completo e dettagliato possibile» continua il documento.
Al momento dell’anamnesi, quindi, va ricordato con precisione quando ci si è contagiati e con quali sintomi. Il medico addetto all’anamnesi ha quindi un ruolo fondamentale nel programmare correttamente tempi e modi per la vaccinazione degli ex contagiati.
Le linee guida dell’Iss potrebbero cambiare in futuro se «dovessero emergere e diffondersi varianti di Sars-CoV-2 connotate da un particolare rischio di reinfezione».