BAMBOCCIONI E PARACULI - UN PADRE SEPARATO CONDANNATO A DARE 1000 EURO AL MESE ALLA FIGLIA FUORICORSO DA SEI ANNI. NE VOLEVA 2500 - A 26 ANNI HA PRETESO DI NON LAVORARE, NON STUDIARE E RESTARE A CARICO DEL GENITORE - ED UN GIUDICE LE HA DATO PURE RAGIONE...
1. PAPÀ BANCOMAT
Massimo Gramellini per il Corriere della Sera
Il mondo è pieno di padri depravati. Ce n' è uno, a Pordenone, che ha la fortuna di convivere da ventisei anni con una cara figliola. Carissima. Costei considera gli esami universitari un rito stantio e la ricerca di un lavoro qualcosa di molto simile a un affronto. Smania dalla voglia di misurarsi con sfide più stimolanti, come la discoteca e le vacanze.
Ma il padre, uomo benestante e prosaico, non ne ha mai saputo cogliere la sensibilità, limitandosi a passarle vitto, alloggio, spese per l' auto e per lo shopping. E aggiungendovi a mo' di sfregio ottanta euro al mese di paghetta. La povera ragazza ha sopportato finché ha potuto. Poi ha trascinato il tiranno in tribunale per chiedere quello che a lei e al suo avvocato è sembrato il minimo sindacale: 2577 euro al mese di alimenti.
Per tutta risposta il padre ha avuto il coraggio di sostenere che a ventisei anni una figlia nullafacente ha ancora diritto al sostentamento, ma non più al mantenimento. Un patetico gioco di parole che il giudice d' Appello ha smontato dall' alto della sua scienza e coscienza. Lo Stato italiano è magnanimo: persecutore implacabile di chi si dà da fare, non perde mai l' occasione di prendere le parti di chi non fa nulla.
Così la studentessa riluttante ha vinto la causa. Non ha ottenuto tutto quanto chiedeva (confidiamo nella Cassazione), ma si è vista più che quadruplicare la paghetta. Per incrementarla ulteriormente ci permettiamo di suggerirle un ciclo di conferenze autobiografiche sulle ragioni per cui in Italia si fanno sempre meno figli.
2. "A MIA FIGLIA FUORICORSO IL GIUDICE HA IMPOSTO PAGHETTA"
Enrico Ferro per la Repubblica
Tagliare i viveri è un reato. Anche se la figlia ha 26 anni suonati. Anche se i risultati a scuola sono pessimi. Ne ha dovuto prendere atto Gino Cecchini, agronomo cinquantanovenne. I giudici del tribunale di Pordenone prima e quelli della Corte d' Appello di Trieste poi, l' hanno condannato a mantenere la figlia nonostante tutto. Altro che "paghetta" di 20 euro a settimana. Gliene deve dare mille al mese.
Una sentenza che non le piace...
«I giudici si sono sostituiti all' autorità del padre, incentivando così mia figlia a non fare niente. Non studia e non lavora. E io la devo comunque mantenere. Vi pare normale?».
Come siete arrivati a questo?
«Frequentava il corso triennale in Relazioni Pubbliche a Gorizia. È iscritta ormai da sei anni e ha fatto meno di metà esami. Io mi sono rotto di pagare».
Quindi cos' ha fatto?
«Le ho detto che così non potevamo più continuare. A casa mia o studi o lavori. Se non hai voglia di studiare devi guadagnarti da vivere in qualche modo. È una bella ragazza, le ho proposto di iniziare a fare qualche stagione nelle località balneari qui vicino: Lignano, Bibione».
E lei come ha reagito?
«Mi ha fatto causa. Si è trovata un avvocato e mi ha portato in tribunale. Voleva 2.500 euro al mese».
Invece quanti dovrà dargliene?
«Devo pagare 240 euro al mese per la stanza in affitto a Gorizia, anche se non frequenta le lezioni. Poi devo darle 350 euro al mese per le spese personali. Devo pagare le tasse universitarie, circa 1.800 euro l' anno. E poi le bollette e i costi per i trasporti».
Lei durante la separazione dalla moglie si era assunto degli obblighi ben precisi nei confronti della figlia.
«E cosa dovevo fare più di così? Sono anni che la mantengo senza che combini nulla».
Sua figlia abita con lei?
«Viveva con me. Si era sistemata in taverna, con bagno e camera da letto. Quando ho iniziato a chiederle risultati a scuola la situazione si è irrigidita. Quando le ho detto che si doveva trovare un lavoro non ne parliamo. Ora non c' è più dialogo e lei vive a Gorizia, nella stanza che io sono costretto a pagarle».
Non pensa di avere sbagliato qualcosa come padre?
«Sì, questo è il mio grande rammarico. Le ho dato tutto, sempre. Ed è stato un errore. Ci facciamo in quattro per fare contenti i figli ma è sbagliato. Devono capire che per avere le cose bisogna guadagnarsele».
La Corte osserva che nell' attuale contesto c' è "una certa inerzia nella maturazione che porta all' indipendenza dei giovani ragazzi". Un padre ha l' obbligo di accompagnare il figlio in questa maturazione.
«La Corte però dimentica che io ho anche un' altra figlia, di 18 anni. Sta per andare all' università a Firenze. Ho un reddito di 20 mila euro l' anno. Se devo darne mille al mese alla figlia fannullona, come faccio a mantenere quella che invece ha voglia di studiare? Questo i giudici non me l' hanno spiegato».