bergoglio lividi

“FARE LE RIFORME A ROMA E’ COME PULIRE LA SFINGE CON UNO SPAZZOLINO DA DENTI” - BERGOGLIO FINALMENTE AMMETTE CHE CAMBIARE LA CURIA E’ IMPOSSIBILE ED E’ COSTRETTO A RICONOSCERE IL FALLIMENTO DEGLI UOMINI DA LUI SCELTI PER CAMBIARE IL VATICANO - COME PROCEDERA’ ORA IL PONTIFICATO DEL PAPA ARGENTINO? CHE FINE FA LA SUA “RIVOLUZIONE”? - IL CASO DEI 35 MILA EURO AL MESE DEL CARDINALE MARADIAGA

1 - SFERZATE AI RIFORMATORI E TREGUA CON LA CURIA LA SVOLTA DI FRANCESCO

Massimo Franco per il “Corriere della Sera”

 

PAPA BERGOGLIO CON L OCCHIO TUMEFATTO

Per la prima volta in quasi cinque anni, i vecchi cardinali vaticani ieri sprizzavano soddisfazione. «Finalmente, il Papa comincia a conoscere e apprezzare la Curia. E a capire quanto fossero impostate male le riforme», ripetevano sotto voce, uscendo dalla sala dove Francesco aveva pronunciato il discorso natalizio al suo «governo». È vero che non ha rinunciato a additare la «squilibrata e degenere logica dei complotti e delle piccole cerchie»: «un cancro che porta all' autoreferenzialità».

 

Ma la vera novità è stata la durezza con la quale ha liquidato le riforme. «Farle a Roma è come pulire la Sfinge con uno spazzolino da denti», ha detto: cioè, impossibile. E ancora di più, sono state sferzanti le parole rivolte a quei riformatori scelti da lui e allontanati.

 

PAPA BERGOGLIO CON I GIORNALISTI

Insomma, il canovaccio seguito dal Papa ha rispecchiato i discorsi precedenti solo in parte. L' aspetto più sorprendente è stato il giudizio indiretto dato da Jorge Mario Bergoglio su quanto è successo in Vaticano nell' ultimo anno: la sostituzione del cardinale Gerhard Muller dalla Congregazione per la dottrina della fede; del supervisore generale Libero Milone; del vicedirettore dello Ior, Giulio Mattietti.

 

Sono state decisioni prese secondo dinamiche apparse poco trasparenti. E hanno creato tensioni e sconcerto per le modalità con le quali sono avvenute. Ma Francesco le fa proprie completamente: nel metodo e nel merito. Anche se la sua presa d'atto lascia intuire un'amarezza profonda.

 

papa bergoglio al centro profughi di bologna

Il Papa sottoscrive e quasi rivendica la cacciata di «persone selezionate accuratamente per dare maggiore vigore alla riforma»; e corrotte, invece, «dall' ambizione e dalla vanagloria. E quando vengono delicatamente allontanate», ha ricordato, «si autodichiarano erroneamente martiri del sistema, del "Papa non informato", della "vecchia guardia", invece di recitare il "mea culpa"».

 

Quell' avverbio in particolare, «delicatamente», sembra usato apposta per smentire quanto disse Milone, l' uomo chiamato dal Papa a indagare sulle finanze vaticane: e cioè che non aveva dato dimissioni consensuali come era stato comunicato, ma era stato forzato con la minaccia dell' arresto.

 

MONSIGNOR BECCIU

Milone chiamò in causa il sostituto alla Segreteria di Stato, monsignor Giovanni Angelo Becciu, e il capo della Gendarmeria vaticana, Giandomenico Giani. Ebbene, Francesco mostra di voler dare a entrambi una copertura totale.

 

E rivaluta la «vecchia guardia», difesa contro chi a suo avviso la usa come capro espiatorio per spiegare il proprio licenziamento: un altro riferimento impensabile all' inizio del pontificato. Sono giudizi che ufficializzano la saldatura di fatto del «Papa rivoluzionario» con quella Curia da sempre percepita come un'incognita e una minaccia nei suoi confronti; e viceversa. La sensazione è che invece, in qualche misura, Francesco e la Curia abbiano firmato, se non un' alleanza, una tregua.

 

DOMENICO GIANI

Si tratta di cambiamenti che prefigurano anche nuovi rapporti di forza interni. E possono apparire contraddittori o almeno poco decifrabili. Dopo un quinquennio di pontificato, il bilancio delle riforme è l'uscita progressiva di scena delle persone scelte da Francesco per realizzarle; e l' ammissione che i cambiamenti procedono con grande fatica, soprattutto in Vaticano.

 

Verrebbe da dire che Bergoglio è diventato più «romano». Resta da capire se è una «romanità» che ufficializza un' involuzione del papato, come sostengono gli avversari; oppure una sua evoluzione positiva verso una maggiore unità con le strutture vaticane, e verso un governo meno venato dal pregiudizio anti-italiano del Conclave. Ma una cosa è chiara: la rivoluzione, se davvero questo era il mandato, è archiviata.

 

2 - IL PAPA MALEDICE I COMPLOTTI

Fabio Marchese Ragona per “il Giornale”

OSCAR RODRIGUEZ MARADIAGA

 

Ancora veleni, ancora mezze verità lanciate quasi come un avvertimento, come se le parole del Papa pronunciate ieri mattina alla Curia Romana, a proposito di traditori e complotti, non siano servite a nulla. «Fare le riforme a Roma è come pulire la Sfinge d' Egitto con uno spazzolino da denti», ha detto Francesco (citando monsignor De Mérode) a cardinali, vescovi e monsignori radunati nel Palazzo Apostolico per gli auguri di Natale, aggiungendo che «bisogna superare la logica dei complotti o delle piccole cerchie che rappresentano un cancro che porta all' autoreferenzialità, che si infiltra anche negli organismi ecclesiastici in quanto tali, e in particolare nelle persone che operano nella Curia».

 

EMILIANO FITTIPALDI

Il discorso di Bergoglio, a molti, è suonato come una risposta, dura e risoluta, agli ultimi attacchi contro uno dei suoi più stretti collaboratori, che lo coadiuvano da ormai quasi cinque anni nel lavoro di riforma. A finire nel mirino questa volta, è stato, infatti, il cardinale honduregno Oscar Rodriguez Maradiaga, arcivescovo di Tegucigalpa e coordinatore del C9, il gruppo dei cardinali consiglieri che aiuta il Papa per la riforma della Curia Romana.

 

L'attacco al porporato, dalle colonne del settimanale L' Espresso, a firma di Emiliano Fittipaldi, è arrivato puntuale, ad orologeria, a pochi giorni dal compimento del 75esimo compleanno del cardinale, età canonica che prevede la presentazione al Papa delle dimissioni da tutti gli incarichi di governo.

 

Cardinale Marc Ouellet

Un tentativo, sembrerebbe, di condizionare la decisione del Pontefice, legato però a Maradiaga, da una vecchia e profonda amicizia. L'accusa principale mossa da Fittipaldi riguarda uno «stipendio» che percepirebbe il presule honduregno: circa 35mila euro al mese versati al cardinale dall' Università cattolica di Tegucigalpa.

 

Tale importo, però, da quanto risulta a Il Giornale non viene accreditato su un conto corrente personale del porporato, che peraltro non ha nessun conto in banca, ma sul conto dell' arcidiocesi e, a seguito di un accordo con l' ateneo, viene utilizzato per il sostentamento mensile di tutto il clero (circa 120 sacerdoti) e per la sopravvivenza di decine di parrocchie, molte delle quali in zone rurali totalmente abbandonate.

 

papa francesco bergoglio e il cardinale parolin

Tra le accuse contro il cardinale salesiano, anche la notizia di una visita apostolica, una sorta di ispezione, compiuta nell' arcidiocesi dal vescovo argentino Jorge Pedro Casaretto, che a dire di Fittipaldi, avrebbe indagato a seguito di segnalazioni anche contro il vescovo ausiliare di Tegucigalpa, Juan José Pineda, fedelissimo di Maradiaga.

 

Un altro veleno, perché dalla documentazione depositata in Vaticano, risulta che a richiedere la visita sia stato lo stesso monsignor Pineda, per mettere a tacere la valanga di calunnie rivolte contro di lui da decine di persone. Il nome del visitatore apostolico, peraltro, è sempre rimasto nel mistero: a sapere l' identità dell'«ispettore» papale, fino ad oggi, erano soltanto tre persone: il Papa, il cardinale Maradiaga e il Prefetto della Congregazione per i Vescovi, il cardinale canadese Marc Ouellet.

 

curia chiesa

«É un attacco sorprendentemente puntuale, perché tra poco il cardinale Maradiaga dovrà presentare le dimissioni», fanno sapere autorevoli collaboratori del Papa; in effetti, alcuni giorni fa, prima di una delle sessioni del C9, Francesco avrebbe scambiato alcune battute con il porporato honduregno, chiedendogli di andare avanti, senza paura.

 

Il tentativo di screditare l'arcivescovo di Tegucigalpa, peraltro, non è affatto nuovo: negli ambienti più tradizionalisti della Curia qualcuno aveva già provato a infangare il fedelissimo di Bergoglio nella speranza che fosse rimosso dall' incarico di coordinatore del C9, con l' intento di frenare le riforme in atto. Ora gli ultimi veleni, a pochi giorni dalla presentazione delle dimissioni di Maradiaga per raggiunti limiti d' età, con Francesco che dovrà decidere se accettarle o prorogare il porporato nell' incarico. E da quanto trapela da casa Santa Marta, Bergoglio non avrebbe alcuna intenzione di rinunciare all' aiuto di uno dei suoi grandi elettori.

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