biden putin

UN HACKER LAVA L'ALTRO - BIDEN CHIEDE A PUTIN DI ESTRADARE I PIRATI INFORMATICI RUSSI CHE HANNO ATTACCATO L'AMERICA - PUTIN SI DICE D'ACCORDO, PURCHE' L'ACCORDO SIA RECIPROCO - I DUE LEADER SI INCONTRERANNO IL 16 GIUGNO A GINEVRA, IN SVIZZERA - SI PARLERA' ANCHE DELLA BIELORUSSIA - IL PRESIDENTE USA: "NON CERCHIAMO UN CONFLITTO, VOGLIAMO RISOLVERE LE COSE NON IN LINEA CON LE NORME INTERNAZIONALI"

Valeria Robecco per "Il Giornale"

 

mario draghi joe biden al g7 4

I leader del G7 confermano la linea dura nei confronti della Russia, e nella dichiarazione finale del vertice in Cornovaglia lanciano un monito a Mosca condannando i suoi «comportamenti destabilizzanti», oltre a chiedere di perseguire gli hacker che effettuano attacchi ransomware dal suo territorio.

 

«Ribadiamo il nostro interesse a rapporti stabili e presagibili con la Russia, e continueremo a impegnarci laddove esistono aree di reciproco interesse», si afferma nel comunicato, in cui si ribadisce tuttavia «la richiesta di mettere fine al suo comportamento destabilizzante e alle attività nocive, compresa l'interferenza nei sistemi democratici di altri paesi, e di adempiere ai suoi obblighi e impegni internazionali in materia di diritti umani».

 

mario draghi, joe biden, emmanuel macron ursula von der leyen

«In particolare - proseguono i leader del G7 - chiediamo a Mosca di indagare con urgenza e spiegare in modo credibile l'uso di armi chimiche sul suo territorio, di mettere fine alla sistematica repressione nei confronti della società civile e dei media, e di identificare e ritenere responsabili coloro che, all'interno dei suoi confini, conducono attacchi ransomware, compiono abusi sulle valute virtuali e altri crimini informatici».

 

Una questione, quest'ultima, finita al centro dell'attenzione per le recenti cyber incursioni a Colonial Pipeline, il più grande gasdotto degli Stati Uniti, e ai danni della filiale americana di Jbs, il maggiore fornitore di carne al mondo. I membri del G7 chiedono quindi un'azione più ampia contro tali attacchi, definendo la pratica di crittografare i dati delle vittime e chiedere riscatti per la loro restituzione come una «minaccia condivisa in aumento».

 

Joe Biden

Nella dichiarazione si parla pure della situazione in Bielorussia, sottolineando l'impegno a «lavorare insieme per ritenere responsabili gli autori» del sequestro del volo Ryanair con a bordo il dissidente bielorusso Roman Protasevich, «anche attraverso l'imposizione di sanzioni».

 

Al termine del vertice, e prima di volare a Windsor con la first lady Jill per il tè con la Regina Elisabetta, il presidente Usa Joe Biden spiega che «non vogliamo un conflitto» con la Russia, e che gli Stati Uniti sono pronti a lavorare con Mosca in alcune aree. Tuttavia, non ci sono «garanzie» sul poter cambiare l'atteggiamento di un leader come Vladimir Putin: «Gli autocrati hanno enorme potere e non devono rispondere al pubblico».

 

Joe Biden e Boris Johnson

In vista del loro incontro a Ginevra il 16 giugno, Biden ammette che Putin ha ragione quando dice che le relazioni fra i loro due paesi sono «ai minimi». Con lui «sarò chiaro su quali sono le condizioni per avere un rapporto migliore con Mosca. Non cerchiamo un conflitto, vogliamo risolvere le cose che riteniamo non in linea con le norme internazionali», prosegue poi il Comandante in Capo.

 

Una delle aree di cooperazione tra Washington e Mosca, comunque, potrebbe riguardare proprio gli hacker. Putin si è detto disponibile a inviare gli autori di attacchi ransomware negli Stati Uniti, solo però se le due parti riusciranno a raggiungere un'intesa sulla reciproca estradizione dei criminali della rete. E per Biden la proposta è «potenzialmente un buon segnale di progresso».

 

putin

Il presidente Usa sarebbe disposto a stringere un accordo con la Russia per lo scambio dei criminali informatici che hanno attaccato le rispettive nazioni, e sarebbe «aperto» all'estradizione degli hacker se «effettivamente stanno commettendo quei crimini».

 

Dagotraduzione dal Daily Mail

 

Il presidente russo Vladimir Putin afferma che la Russia sarebbe disposta a inviare hacker ransomware negli Stati Uniti, ma solo se le due parti riusciranno a raggiungere un accordo sulla reciproca estradizione dei criminali.

 

Putin ha rilasciato i suoi commenti prima del suo incontro al vertice del 16 giugno con il presidente Joe Biden a Ginevra, su un argomento urgente che Biden ha già detto che solleverà.

 

Vladimir Putin

Non è del tutto chiaro se Putin stia segnalando cooperazione, o ancora una volta respingendo un'accusa dall'Occidente, quella degli attacchi ransomwarealla rete di gasdotti al fornitore di carne brasiliano JBS. Gli esperti informatici l'hanno definita un'ondata di criminalità che si svolge proprio sotto il naso di Mosca.

 

«Se accettiamo di estradare i criminali, allora ovviamente la Russia lo farà, lo faremo noi, ma solo se l'altra parte, in questo caso gli Stati Uniti, acconsente allo stesso ed estrada i criminali in questione nella Federazione Russa», ha detto Punti all’agenzia Interfax.

 

vladimir putin 3

Gli Stati Uniti non hanno un trattato di estradizione funzionante con la Russia. La Russia non ha consegnato il consigliere speciale degli ufficiali dell'intelligence russa Robert Mueller incriminato con l'accusa di interferenza elettorale nel 2018.

 

Gli Stati Uniti hanno identificato gli hacker con sede in Russia come responsabili dell'attacco alla Colonial Pipeline, ma non hanno accusato il governo russo.   Putin viene citato anche sull'opportunità di ripristinare i contatti attraverso il «dialogo diretto».

 

vladimir putin 2

L’auspicio è quello di «ripristinare i nostri contatti, le nostre relazioni personali, stabilire un dialogo diretto, creare meccanismi realmente funzionanti in quelle aree che rappresentano interessi reciproci», ha affermato in un'intervista alla TV di Stato che deve ancora andare in onda.

Ultimi Dagoreport

bergoglio papa francesco salma

QUANDO È MORTO DAVVERO PAPA FRANCESCO? È SUCCESSO ALL’ALBA DI LUNEDÌ, COME DA VERSIONE UFFICIALE, O NEL POMERIGGIO DI DOMENICA? - NELLA FOTO DELLA SALMA, SI NOTA SUL VOLTO DEL PONTEFICE UNA MACCHIA SCURA CHE POTREBBE ESSERE UNA RACCOLTA DI SANGUE IPOSTATICA, COME ACCADE NELLE PERSONE MORTE GIÀ DA ALCUNE ORE - IN TALE IPOTESI, NON DOVREBBE MERAVIGLIARE IL RISERBO DELLA SANTA SEDE: I VERTICI DELLA CHIESA POTREBBERO AVER DECISO DI “POSTICIPARE” LA DATA DELLA MORTE DEL SANTO PADRE, PER EVITARE DI CONNOTARE LA PASQUA, CHE CELEBRA IL PASSAGGIO DA MORTE A VITA DI GESÙ, CON UN EVENTO LUTTUOSO - UN PICCOLO SLITTAMENTO TEMPORALE CHE NULLA TOGLIE ALLA FORZA DEL MAGISTERO DI FRANCESCO, TERMINATO COME LUI VOLEVA: RIABBRACCIANDO NEL GIORNO DELLA RESURREZIONE PASQUALE IL SUO GREGGE IN PIAZZA SAN PIETRO. A QUEL PUNTO, LA MISSIONE DEL “PASTORE VENUTO DALLA FINE DEL MONDO” ERA GIUNTA AL TERMINE...

jd vance papa francesco bergoglio

PAPA FRANCESCO NON VOLEVA INCONTRARE JD VANCE E HA MANDATO AVANTI PAROLIN – BERGOGLIO HA CAMBIATO IDEA SOLO DOPO L’INCONTRO DEL NUMERO DUE DI TRUMP CON IL SEGRETARIO DI STATO: VANCE SI È MOSTRATO RICETTIVO DI FRONTE AL LUNGO ELENCO DI DOSSIER SU CUI LA CHIESA È AGLI ANTIPODI DELL’AMMINISTRAZIONE AMERICANA, E HA PROMESSO DI COINVOLGERE IL TYCOON. A QUEL PUNTO IL PONTEFICE SI È CONVINTO E HA ACCONSENTITO AL BREVE FACCIA A FACCIA – SUI SOCIAL SI SPRECANO POST E MEME SULLA COINCIDENZA TRA LA VISITA E LA MORTE DEL PAPA: “È SOPRAVVISSUTO A UNA POLMONITE BILATERALE, MA NON È RIUSCITO A SOPRAVVIVERE AL FETORE DELL’AUTORITARISMO TEOCRATICO” – I MEME

jd vance roma giorgia meloni

DAGOREPORT – LA VISITA DEL SUPER CAFONE VANCE A ROMA HA VISTO UN SISTEMA DI SICUREZZA CHE IN CITTÀ NON VENIVA ATTUATO DAI TEMPI DEL RAPIMENTO MORO. MOLTO PIÙ STRINGENTE DI QUANTO È ACCADUTO PER LE VISITE DI BUSH, OBAMA O BIDEN. CON EPISODI AL LIMITE DELLA LEGGE (O OLTRE), COME QUELLO DEGLI ABITANTI DI VIA DELLE TRE MADONNE (ATTACCATA A VILLA TAVERNA, DOVE HA SOGGIORNATO IL BUZZURRO), DOVE VIVONO DA CALTAGIRONE AD ALFANO FINO AD ABETE, LETTERALMENTE “SEQUESTRATI” PER QUATTRO GIORNI – MA PERCHÉ TUTTO QUESTO? FORSE LA SORA “GEORGIA” VOLEVA FAR VEDERE AGLI AMICI AMERICANI QUANTO È TOSTA? AH, SAPERLO...

giovanbattista fazzolari giorgia meloni donald trump emmanuel macron pedro sanz merz tusk ursula von der leyen

SE LA DIPLOMAZIA DEGLI STATI UNITI, DALL’UCRAINA ALL’IRAN, TRUMP L’HA AFFIDATA NELLE MANI DI UN AMICO IMMOBILIARISTA, STEVE WITKOFF, DALL’ALTRA PARTE DELL’OCEANO, MELONI AVEVA GIÀ ANTICIPATO IL CALIGOLA DAZISTA CON LA NOMINA DI FAZZOLARI: L’EX DIRIGENTE DI SECONDA FASCIA DELLA REGIONE LAZIO (2018) CHE GESTISCE A PALAZZO CHIGI SUPERPOTERI MA SEMPRE LONTANO DALLA VANITÀ MEDIATICA. FINO A IERI: RINGALLUZZITO DAL FATTO CHE LA “GABBIANELLA” DI COLLE OPPIO SIA RITORNATA DA WASHINGTON SENZA GLI OCCHI NERI (COME ZELENSKY) E UN DITO AL CULO (COME NETANYAHU), L’EMINENZA NERA DELLA FIAMMA È ARRIVATO A PRENDERE IL POSTO DEL MINISTRO DEGLI ESTERI, L’IMBELLE ANTONIO TAJANI: “IL VERTICE UE-USA POTREBBE TENERSI A ROMA, A MAGGIO, CHE DOVREBBE ESSERE ALLARGATO ANCHE AGLI ALTRI 27 LEADER DEGLI STATI UE’’ – PURTROPPO, UN VERTICE A ROMA CONVINCE DAVVERO POCO FRANCIA, GERMANIA, POLONIA E SPAGNA. PER DI PIÙ L’IDEA CHE SIA LA MELONI, OSSIA LA PIÙ TRUMPIANA DEI LEADER EUROPEI, A GESTIRE L’EVENTO NON LI PERSUADE AFFATTO…

patrizia scurti giorgia meloni giuseppe napoli emilio scalfarotto giovanbattista fazzolari

QUANDO C’È LA FIAMMA, LA COMPETENZA NON SERVE NÉ APPARECCHIA. ET VOILÀ!, CHI SBUCA CONSIGLIERE NEL CDA DI FINCANTIERI? EMILIO SCALFAROTTO! L’EX “GABBIANO” DI COLLE OPPIO VOLATO NEL 2018 A FIUMICINO COME ASSESSORE ALLA GIOVENTÙ, NON VI DIRÀ NULLA. MA DAL 2022 SCALFAROTTO HA FATTO IL BOTTO, DIVENTANDO CAPO SEGRETERIA DI FAZZOLARI. “È L’UNICO DI CUI SI FIDA” NELLA GESTIONE DI DOSSIER E NOMINE IL DOMINUS DI PALAZZO CHIGI CHE RISOLVE (“ME LA VEDO IO!”) PROBLEMI E INSIDIE DELLA DUCETTA - IL POTERE ALLA FIAMMA SI TIENE TUTTO IN FAMIGLIA: OLTRE A SCALFAROTTO, LAVORA PER FAZZO COME SEGRETARIA PARTICOLARE, LA NIPOTE DI PATRIZIA SCURTI, MENTRE IL MARITO DELLA POTENTISSIMA SEGRETARIA-OMBRA, GIUSEPPE NAPOLI, È UN AGENTE AISI CHE PRESIEDE ALLA SCORTA DELLA PREMIER…

francesco milleri andrea orcel carlo messina nagel donnet generali caltagirone

DAGOREPORT - A CHE PUNTO È LA NOTTE DEL PIÙ GRANDE RISIKO BANCARIO D’ITALIA? L’ASSEMBLEA DI GENERALI DEL 24 APRILE È SOLO LA PRIMA BATTAGLIA. LA GUERRA AVRÀ INIZIO DA MAGGIO, QUANDO SCENDERANNO IN CAMPO I CAVALIERI BIANCHI MENEGHINI - RIUSCIRANNO UNICREDIT E BANCA INTESA A SBARRARE IL PASSO ALLA SCALATA DI MEDIOBANCA-GENERALI DA PARTE DELL’”USURPATORE ROMANO” CALTAGIRONE IN SELLA AL CAVALLO DI TROIA DEI PASCHI DI SIENA (SCUDERIA PALAZZO CHIGI)? - QUALI MOSSE FARÀ INTESA PER ARGINARE IL DINAMISMO ACCHIAPPATUTTO DI UNICREDIT? LA “BANCA DI SISTEMA” SI METTERÀ DI TRAVERSO A UN’OPERAZIONE BENEDETTA DAL GOVERNO MELONI? O, MAGARI, MESSINA TROVERÀ UN ACCORDO CON CALTARICCONE? (INTESA HA PRIMA SPINTO ASSOGESTIONI A PRESENTARE UNA LISTA PER IL CDA GENERALI, POI HA PRESTATO 500 MILIONI A CALTAGIRONE…)