giordano bruno guerri

“MI BRUCIA ESSERE ETICHETTATO COME ‘DI DESTRA’, QUANDO ALMENO LA METÀ DELLE MIE IDEE DISGUSTEREBBERO UN VERO CONSERVATORE” - GIORDANO BRUNO GUERRI: “LA RINUNCIA DI PAOLO GIORDANO ALLA GUIDA DEL SALONE DEL LIBRO DI TORINO? FORSE NON SI CONSIDERAVA ALL’ALTEZZA DEL COMPITO - È VERAMENTE SFINENTE QUESTO RICHIAMO CONTINUO E QUOTIDIANO AL PERICOLO FASCISTA - I FERRAGNEZ? A DIFFERENZA LORO, NON HO MAI PENSATO DI CATALOGARE COME IDIOTA, O POLITICAMENTE SOSPETTO, CHI LA PENSA DIVERSAMENTE…”

Estratto dell’articolo di Federico Novella per “La Verità”

 

giordano bruno guerri

«Sarà un Salone del Libro totalmente di parte, stile festa dell’Unità». Giordano Bruno Guerri […] ancora fatica a spiegarsi la bufera sulla kermesse letteraria di Torino. «Cose del genere accadevano ai tempi del fascismo, oppure in Unione Sovietica».

 

Breve sunto: Paolo Giordano rinuncia alla guida del Salone, lamentando un tentativo di «lottizzazione partitica». Dito puntato sul Ministero della Cultura, che proponeva la triade Bruno Guerri-Buttafuoco-Campi nel consiglio editoriale. Paginate di giornali sulla destra che scippa la cultura agli intellettuali.

paolo giordano

«[…] è un assurdo numerico. […] Questi nomi sarebbero stati inseriti in un consesso di 19 componenti. Insomma, avremmo rappresentato con Campi e Buttafuoco un’assoluta minoranza. Dunque il fatto che Paolo Giordano gridi alla mutilazione della sua autonomia mi sembra davvero fuori luogo, tanto da far pensare che ci siano altri motivi».

 

Per esempio?

 «Non lo so. Forse non si considerava all’altezza del compito, e ha trovato la scusa nobile. […]».  […] «Io […] ritengo di essere a posto con il curriculum. Adesso però mi si deve spiegare perché non vado bene».

 

CONCITA DE GREGORIO

Lei non va bene, per usare le parole di Concita De Gregorio su La Repubblica, perché a Torino avrebbe svolto «una servizio di tutela e sorveglianza» nei confronti del direttore del Salone. Come un agente dell’Ovra.

«Spero almeno che la De Gregorio abbia avuto l’intelligenza di adoperare il condizionale. La verità è che stiamo andando verso un Salone del Libro a guida totalmente di parte. Ed è sbagliato. È così che si offende la cultura: con questa divisione tra buoni e cattivi. La cultura non si può dividere in parrocchie politiche, e la verità non può stare da una parte sola. C’è tanta gente a sinistra e anche a destra che la pensa diversamente da me, su tantissime cose. Dove sta il problema?».

 

aggressione al liceo michelangiolo di firenze 7

Cosa le brucia di più?

«Che in queste polemiche io venga etichettato come “di destra”, quando almeno la metà delle mie idee disgusterebbero un vero conservatore. A differenza di chi mi ha accusa, non ho mai avuto tessere di partito. Ho sempre votato radicale, ma quando Pannella mi propose di tesserarmi, io gli risposi: “No, perché sono troppo radicale”».

 

Sarà dunque una kermesse editoriale concettualmente antidemocratica?

«E allora lo si dica in un modo aperto e chiaro: anziché Salone del Libro, si chiami “Salone dell’Unità”, come una volta c’erano le feste dell’Unità». […] «[…] Dire “la cultura sono io” è il gesto più anti-culturale che esista. È offensivo per gli stessi uomini di cultura».

 

giordano bruno guerri

[…] L’allarme fascismo è risuonato anche nelle aule scolastiche. A Firenze studenti di destra picchiano studenti di sinistra. Solo una rissa, o come dice il sindaco Nardella, un «atto squadristico»?

«[…] questo richiamo continuo e quotidiano al pericolo fascista. Un giorno per una frase di La Russa, un altro per la storia del liceo di Firenze. Da par mio, l’unico pericolo fascista che vedo è la Russia di Putin, non solo in Italia ma nel mondo. Questa in Ucraina è la loro guerra d’Etiopia».

 

aggressione al liceo michelangiolo di firenze 6

La preside di un liceo fiorentino ha scritto agli studenti: «È in momenti come questi che nella storia i totalitarismi hanno preso piede. Chi decanta il valore delle frontiere, chi richiama il sangue degli avi, va chiamato con il suo nome».

«È chiaramente un eccesso ideologico. Attacca le tradizioni, ma la conservatrice è lei, quando si appella a una difesa rituale dell’antifascismo, che in questo contesto appare totalmente fuori luogo».

 

[…] La sinistra disarticolata a livello politico, si rifugia nelle ridotte culturali, editoriali, scolastiche, persino musicali?

giordano bruno guerri

«Il Festival di Sanremo l’ho seguito attraverso i giornali. Condivido l’analisi di Aldo Cazzullo sul Corriere: siamo passati da Sandra e Raimondo a Fedez e Ferragni». […] «Non è che voglia incensare l’Italietta borghese di Vianello e Mondaini, ma certo loro non facevano della provocazione un’arte redditizia come fanno gli influencer di oggi. E lo dico io, che su molti temi, come il matrimonio gay, mi trovo d’accordo con i Ferragnez. Ma a differenza loro, non ho mai pensato di catalogare come idiota, o politicamente sospetto, chi la pensa diversamente».

chiara ferragni fedez 1

 

Però lei ha definito Gabriele D’Annunzio come un influencer ante litteram.

«Sì, ma lui ha scritto l’Alcyone, Il Piacere, nonché la rivoluzionaria Costituzione di Fiume. Fedez e quelli come lui scrivono al massimo un tweet. È preoccupante che qualcuno li elevi a punti di riferimento culturali».

 

Se a Fedez si toglie il gusto della provocazione, cosa resta?

«I tatuaggi?».  […]

 

fedez ferragni

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