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LA BUFALA DI TRIPADVISOR - IL MIGLIOR RISTORANTE? SI CHIAMA SCALETTA, È A MONIGA DEL GARDA: PECCATO SOLO CHE SIA STATO INVENTATO DI SANA PIANTA DA UN’ASSOCIAZIONE GASTRONOMICA - CREDIBILITA’ ORMAI A BRANDELLI

Giordano Tedoldi per “Libero Quotidiano”

 

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C’era una volta a Moniga del Garda (Brescia) il ristorante più buono secondo TripAdvisor. Perlomeno c’era fino a ieri, era la “Scaletta” in via San Sivino 25. Dalle foto si poteva dedurre l’amabilità del luogo con ampio giardino, ma dopotutto chi se ne importa dell’amabilità del luogo, badiamo al sodo, che dicevano i critici gastronomici  fai da te?

 

Entusiasti: dieci recensioni a pieni voti, tutte scritte in un italiano neorealistico - come in effetti sono spesso le recensioni di TripAdvisor - con svarioni grammaticali e sintattici che garantiscono la genuinità del giudizio. Forse però un po' troppo ruspanti: «Abbimmo pranzato in cuesto posto Dimenica», scriveva tale Pasquale Genn (anche detto Pappagone) affibbiando gli agognati cinque pallini.

 

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Caterina consigliava il salmerino alla brace e pur trovando che «sono un po’ carenti a dolci», scriveva magnanima che per lei non era un problema e via con altri cinque pallini. Il fatto è che oltre a essere un po' carenti a dolci, quelli del ristorante Scaletta a Monigo sono carenti anche a esistenza, infatti la via San Silvino 25 è un po’ come l’indirizzo di Sherlock Holmes a Londra (221B Baker Street): non esiste, il numero di telefono per prenotare vi collegava alla polizia municipale di Manerba, le foto sono false, e tutte le pietanze descritte, dal salmì di lepre con polenta alla torta di polpo, non esistono.

 

Il ristorante Scaletta è un ristorante fantasma, frutto di una burla organizzata dal sito online Italia a Tavola, che tra l’altro ha ripreso un’idea di un paio d’anni fa, quando su TripAdvisor comparve dal nulla, tra le pungenti brezze della britannica città di Devon (e nel nulla tornò appena fu scoperta la presa in giro) il ristorante Oscar, che nella sua effimera attività guadagnò fama di «divino» e «degno della stella Michelin».

 

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Come fantasma però la “Scaletta” di Monigo ha avuto una discreta resistenza, campeggiando su TripAdvisor dalla fine di aprile e scalzando dalla vetta della classifica dei ristoranti locali l’osteria H2O, che nonostante le 300 recensioni, di cui due terzi «eccellenti» (i soliti cinque pallini) è affondata sotto la Scaletta.

 

Ora la redazione di Italia a Tavola ha buon gioco a dire che l’inserzione di profilo, voto, e soprattutto giudizi fasulli è la prova degli scarsi controlli e dunque dell’inaffidabilità del più popolare sito di suggerimenti gastronomico-alberghieri.

 

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Se per più di un mese, sia pure in una località non proprio al centro del mondo, un ristorante che non c’è ha potuto essere il primo classificato sulla scorta di giudizi demenziali senza che nessuno se ne accorgesse - eppure il rivale “H2O” surclassato avrà segnalato l’irregolarità? - il fatto certo non contribuisce alla credibilità di TripAdvisor.

 

Il quale però ha risposto alla trappola di Italia a Tavola spiegando che loro i controlli li fanno eccome, regolarmente, però sui ristoranti davvero esistenti, dal momento che «creare recensioni o profili aziendali falsi solo per cercare di coglierci in fallo è un esperimento del tutto privo di senso, trattandosi di una pratica che differisce dalle frodi che monitoriamo e individuiamo quotidianamente».

 

E come fanno a individuarle, le frodi? «Abbiamo analizzato a fondo le recensioni per più di dieci anni e possiamo quindi riconoscere i comportamenti normali di un recensore da quelli che non lo sono; è così che individuiamo le frodi». Bene, ma restiamo dubbiosi, a meno di credere che dire «abbimmo pranzato» sia incluso tra i comportamenti normali di un recensore.

 

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D’accordo, il ristorante non esisteva, ma i giudizi pubblicati non erano palesemente irricevibili anche dopo il più superficiale dei controlli? In piccolo, è il solito problema della democrazia della rete, dove conta più il diritto a esprimere un’opinione che un filtro rigoroso sui contenuti. E poi basterebbe un semplice giudizio - soggettivo, certo - secondo il palato, per capire che i voti massimi sono elargiti con generosità eccessiva. Ora non resta che provare quel ristorante con cinque pallini, a Paperopoli.

 

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