ponte morandi

C'È DEL MARCIO NEL MORANDI (E SI SAPEVA DALL'INIZIO) - QUALCUNO NEL 1967 RIEMPÌ IL TIRANTE ANDATO IN PEZZI IL 14 AGOSTO DEL 2018 CON IUTA, LEGNO E CARTA DA IMBALLAGGI: MATERIALE DI FORTUNA PER RIMEDIARE A UN DIFETTO DI COSTRUZIONE - CHI NE ERA A CONOSCENZA? NEGLI ANNI SI SONO ACCUMULATE LE RICHIESTE DI UNA IMPERMEABILIZZAZIONE CHE AVREBBE POTUTO RITARDARE LA CORROSIONE, MA NESSUNO MOSSE UN DITO...

Sandro Iacometti per "Libero Quotidiano"

 

crollo ponte morandi 2

Un operaio, un capomastro, un capocantiere? Difficile dirlo, ad oltre mezzo secolo di distanza. Sta di fatto che qualcuno nel 1967, a pochi mesi dal collaudo dell'opera commissionata dall'Anas e realizzata dalla Società italiana per Condotte d'Acqua, ha riempito la parte terminale di un tirante della pila 9 del Ponte Morandi (quello, per intendersi, che il 14 agosto del 2018 è andato in pezzi, provocando il cedimento della struttura e la morte di 43 persone) con pezzi di legno, iuta e carta da imballaggi.

 

ponte morandi

Tecnica consolidata? Innovazione ingegneristica? Macché, materiale di fortuna per tentar e di rimediare ad un errato posizionamento di cavi metallici e guaine all'interno del getto di calcestruzzo che ha provocato cavità e difformità in grado di compromettere l'integrità, la resistenza e la protezione alla corrosione dell'intero blocco.

 

È da questo difetto di costruzione che bisogna partire per capire fino in fondo non solo cosa sia successo al Viadotto di Polcevera quella maledetta vigilia di ferragosto, ma anche cosa sia successo prima.

 

ponte Morandi

Quando, come sostengono gli stessi periti del tribunale di Genova, si potevano mettere in atto azioni e comportamenti che, «con elevata probabilità, avrebbero impedito il verificarsi dell'evento». Sì, avete capito bene. La tragedia, forse, poteva essere evitata. Vediamo perché.

 

Che il cedimento sia stato determinato dal collasso di quella parte della struttura sembra assodato. «La causa scatenante il crollo», si legge nella perizia del secondo incidente probatorio depositata il 21 dicembre 2020, «è la corrosione della parte sommitale del tirante Sud-lato Genova della pila 9».

 

Una corrosione, attenti bene, «che ha avuto luogo in zone di cavità e mancata iniezione formatesi all'atto della costruzione» e che è cominciata «sin dai primi anni di vita» dell'opera.

 

CROLLO PONTE MORANDI GENOVA

CAVI PRIMARI

Prima domanda: chi sapeva? Che i cavi primari di uno degli stralli (così si chiamano i tiranti) fossero totalmente fuori posto e, per questo motivo, in uno stato di avanzato ammaloramento e che la parte terminale fosse piena di robaccia (tecnicamente "materiali estranei") è stato accertato ufficialmente solo qualche mese fa, nel corso delle analisi effettuate dai tecnici nominati dal giudice per le indagini preliminari del tribunale di Genova.

 

ponte morandi

Ma che il fatto fosse ignoto a chi ha posato le prime pietre è tutto da verificare. Scrivono i periti: «Il 132 (la sella lato Sud posta in sommità della antenna della pila 9 che fungeva da supporto ai tiranti), fra tutti i reperti analizzati, ha evidenziato la presenza di un rilevante difetto di costruzione. Considerata l'entità del difetto e gli effetti che esso produsse, sicuramente esso fu ben visibile e percepibile da parte degli operai e del direttore del cantiere, se il difetto fosse stato condiviso con il progettista e con il direttore dei lavori non si può sapere, però, considerato che esso può essere stata la causa di alcune modifiche introdotte nella costruzione dei tiranti, non si può escludere che la circostanza fosse stata condivisa con il progettista e con il direttore dei lavori per decidere le azioni da intraprendere».

 

crollo ponte morandi genova 23

Ipotesi impossibili da confermare, almeno in base a quella poca documentazione dell'epoca scovata a fatica dalla Gdf negli archivi dell'Anas, di Aspi, nelle direzioni territoriali delle società coinvolte e, in alcuni casi, anche nei cassetti delle famiglie dei progettisti.

 

Quello che si sa con certezza è che in fase di collaudo l'unicità assoluta dei cavi fornita dalle decine di centimetri di solido calcestruzzo precompresso che li circondano. Da un punto di vista pratico, quelle evidenze spingono Zannetti a chiedere che le pile e i tiranti vengano interamente ricoperti con vernici idrorepellenti.

 

INFILTRAZIONI

crollo ponte morandi genova foto lapresse 1

Negli stessi anni, anche lo stesso Morandi si arrende all'evidenza. In un articolo del '79 ammette che «le fessure possono a lungo termine provocare danni alla conservazione della armatura a causa dell'infiltrazione di umidità ed altre cose».

 

Identico il consiglio: è opportuno sigillare e coprire le superfici esterne. Passano gli anni e la situazione peggiora. Nel 1981 Morandi scrive una relazione sullo stato di conservazione del viadotto in cui evidenzia, tra le altre cose, «danni al calcestruzzo con distacchi di parti di esso per effetto di ossidazione delle armature», «fessurazioni di solette, pareti, pilastri, tiranti», «aggressione di natura fisico-chimica delle superfici esterne del calcestruzzo».

 

demolizione ponte morandi 6

Pure lui, questa volta, vede sulle antenne e sui tiranti «qualche traccia di infiltrazione d'acqua con macchie di ruggine». Complessivamente, il ponte è oggetto di un processo di degradazione «tale da temere nel prosieguo qualche incidenza alla sua consistenza statica».

 

Quanto ai tiranti, Morandi conferma la necessità di rivestirli «con vernice impermeabilizzante ad alta resistenza chimica» e ne consiglia anche una accurata ispezione con i raggi x (che d'altra parte non avrebbero mai rilevato il difetto della pila 9).

 

Crolla il ponte Morandi a Genova

Non è tutto. Chiede anche che vengano completate le iniezioni all'interno delle guaine «qualora queste risultino mancanti o difettose». Il che implica, scrive il perito delle parti civili, «che avesse per lo meno il dubbio che in fase di esecuzione le cose non fossero andate per il verso giusto».

 

Non è finita. Nel 1985 scende in campo il capo della manutenzione di Autostrade Gabriele Camomilla, che confonde un po' le acque. L'ingegnere stende una dettagliata relazione sugli interventi da fare con tre priorità.

 

crollo ponte morandi genova 16

Verificare lo stato di conservazione degli stralli è l'ultima. Anche lui, comunque, dopo aver suggerito di eseguire dei saggi per «valutare lo stato dei cavi solo se i calcestruzzi saranno risultati più o meno nelle condizioni di funzionamento previste», sostiene che «sarà probabilmente necessario un provvedimento di protezione (verniciatura) con materiali elastici». Sebbene, avverte, «limitatamente alle zone più degradate».

 

soccorsi dopo il crollo del ponte morandi

Camomilla, malgrado proprio a lui l'allora Società Autostrade Concessioni e Costruzioni abbia affidato la sicurezza del ponte, sembra il meno preoccupato, ma è l'ennesimo tecnico che invoca l'impermeabilizzazione. Conseguenze? Nessuna. Interventi? Idem.

 

Fossero o meno i tecnici a conoscenza del vizio originario e fossero o meno tutti preda di un timore reverenziale nei confronti del maestro, la storia del ponte arriva al suo primo bivio.

 

vigili del fuoco a lavoro sulle macerie del ponte morandi a genova

Zannetti prima, lo stesso Morandi poi e infine Camomilla lasciano intendere che il ponte potrebbe avere problemi ai tiranti e dicono che necessita di una impermeabilizzazione. Operazione che, con tutta probabilità, avrebbe potuto ritardare di molto la corrosione dei cavi primari all'interno della pila 9. Perché nessuno (all'epoca Autostrade, società dell'Iri, è concessionaria e l'Anas concedente) muove un dito? Mistero.

Ultimi Dagoreport

jd vance roma giorgia meloni

DAGOREPORT – LA VISITA DEL SUPER CAFONE VANCE A ROMA HA VISTO UN SISTEMA DI SICUREZZA CHE IN CITTÀ NON VENIVA ATTUATO DAI TEMPI DEL RAPIMENTO MORO. MOLTO PIÙ STRINGENTE DI QUANTO È ACCADUTO PER LE VISITE DI BUSH, OBAMA O BIDEN. CON EPISODI AL LIMITE DELLA LEGGE (O OLTRE), COME QUELLO DEGLI ABITANTI DI VIA DELLE TRE MADONNE (ATTACCATA A VILLA TAVERNA, DOVE HA SOGGIORNATO IL BUZZURRO), DOVE VIVONO DA CALTAGIRONE AD ALFANO FINO AD ABETE, LETTERALMENTE “SEQUESTRATI” PER QUATTRO GIORNI – MA PERCHÉ TUTTO QUESTO? FORSE LA SORA “GEORGIA” VOLEVA FAR VEDERE AGLI AMICI AMERICANI QUANTO È TOSTA? AH, SAPERLO...

giovanbattista fazzolari giorgia meloni donald trump emmanuel macron pedro sanz merz tusk ursula von der leyen

SE LA DIPLOMAZIA DEGLI STATI UNITI, DALL’UCRAINA ALL’IRAN, TRUMP L’HA AFFIDATA NELLE MANI DI UN AMICO IMMOBILIARISTA, STEVE WITKOFF, DALL’ALTRA PARTE DELL’OCEANO, MELONI AVEVA GIÀ ANTICIPATO IL CALIGOLA DAZISTA CON LA NOMINA DI FAZZOLARI: L’EX DIRIGENTE DI SECONDA FASCIA DELLA REGIONE LAZIO (2018) CHE GESTISCE A PALAZZO CHIGI SUPERPOTERI MA SEMPRE LONTANO DALLA VANITÀ MEDIATICA. FINO A IERI: RINGALLUZZITO DAL FATTO CHE LA “GABBIANELLA” DI COLLE OPPIO SIA RITORNATA DA WASHINGTON SENZA GLI OCCHI NERI (COME ZELENSKY) E UN DITO AL CULO (COME NETANYAHU), L’EMINENZA NERA DELLA FIAMMA È ARRIVATO A PRENDERE IL POSTO DEL MINISTRO DEGLI ESTERI, L’IMBELLE ANTONIO TAJANI: “IL VERTICE UE-USA POTREBBE TENERSI A ROMA, A MAGGIO, CHE DOVREBBE ESSERE ALLARGATO ANCHE AGLI ALTRI 27 LEADER DEGLI STATI UE’’ – PURTROPPO, UN VERTICE A ROMA CONVINCE DAVVERO POCO FRANCIA, GERMANIA, POLONIA E SPAGNA. PER DI PIÙ L’IDEA CHE SIA LA MELONI, OSSIA LA PIÙ TRUMPIANA DEI LEADER EUROPEI, A GESTIRE L’EVENTO NON LI PERSUADE AFFATTO…

patrizia scurti giorgia meloni giuseppe napoli emilio scalfarotto giovanbattista fazzolari

QUANDO C’È LA FIAMMA, LA COMPETENZA NON SERVE NÉ APPARECCHIA. ET VOILÀ!, CHI SBUCA CONSIGLIERE NEL CDA DI FINCANTIERI? EMILIO SCALFAROTTO! L’EX “GABBIANO” DI COLLE OPPIO VOLATO NEL 2018 A FIUMICINO COME ASSESSORE ALLA GIOVENTÙ, NON VI DIRÀ NULLA. MA DAL 2022 SCALFAROTTO HA FATTO IL BOTTO, DIVENTANDO CAPO SEGRETERIA DI FAZZOLARI. “È L’UNICO DI CUI SI FIDA” NELLA GESTIONE DI DOSSIER E NOMINE IL DOMINUS DI PALAZZO CHIGI CHE RISOLVE (“ME LA VEDO IO!”) PROBLEMI E INSIDIE DELLA DUCETTA - IL POTERE ALLA FIAMMA SI TIENE TUTTO IN FAMIGLIA: OLTRE A SCALFAROTTO, LAVORA PER FAZZO COME SEGRETARIA PARTICOLARE, LA NIPOTE DI PATRIZIA SCURTI, MENTRE IL MARITO DELLA POTENTISSIMA SEGRETARIA-OMBRA, GIUSEPPE NAPOLI, È UN AGENTE AISI CHE PRESIEDE ALLA SCORTA DELLA PREMIER…

francesco milleri andrea orcel carlo messina nagel donnet generali caltagirone

DAGOREPORT - A CHE PUNTO È LA NOTTE DEL PIÙ GRANDE RISIKO BANCARIO D’ITALIA? L’ASSEMBLEA DI GENERALI DEL 24 APRILE È SOLO LA PRIMA BATTAGLIA. LA GUERRA AVRÀ INIZIO DA MAGGIO, QUANDO SCENDERANNO IN CAMPO I CAVALIERI BIANCHI MENEGHINI - RIUSCIRANNO UNICREDIT E BANCA INTESA A SBARRARE IL PASSO ALLA SCALATA DI MEDIOBANCA-GENERALI DA PARTE DELL’”USURPATORE ROMANO” CALTAGIRONE IN SELLA AL CAVALLO DI TROIA DEI PASCHI DI SIENA (SCUDERIA PALAZZO CHIGI)? - QUALI MOSSE FARÀ INTESA PER ARGINARE IL DINAMISMO ACCHIAPPATUTTO DI UNICREDIT? LA “BANCA DI SISTEMA” SI METTERÀ DI TRAVERSO A UN’OPERAZIONE BENEDETTA DAL GOVERNO MELONI? O, MAGARI, MESSINA TROVERÀ UN ACCORDO CON CALTARICCONE? (INTESA HA PRIMA SPINTO ASSOGESTIONI A PRESENTARE UNA LISTA PER IL CDA GENERALI, POI HA PRESTATO 500 MILIONI A CALTAGIRONE…)

donald trump giorgia meloni

DAGOREPORT - LA DUCETTA IN VERSIONE COMBAT, DIMENTICATELA: LA GIORGIA CHE VOLERA' DOMANI A WASHINGTON E' UNA PREMIER IMPAURITA, INTENTA A PARARSI IL SEDERINO PIGOLANDO DI ''INSIDIE'' E "MOMENTI DIFFICILI" - IL SOGNO DI FAR IL SUO INGRESSO ALLA CASA BIANCA COME PONTIERE TRA USA-UE SI E' TRASFORMATO IN UN INCUBO IL 2 APRILE QUANDO IL CALIGOLA AMERICANO HA MOSTRATO IL TABELLONE DEI DAZI GLOBALI - PRIMA DELLE TARIFFE, IL VIAGGIO AVEVA UN SENSO, MA ORA CHE PUÒ OTTENERE DA UN MEGALOMANE IN PIENO DECLINO COGNITIVO? DALL’UCRAINA ALLE SPESE PER LA DIFESA DELLA NATO, DA PUTIN ALLA CINA, I CONFLITTI TRA EUROPA E STATI UNITI SONO TALMENTE ENORMI CHE IL CAMALEONTISMO DI MELONI E' DIVENTATO OGGI INSOSTENIBILE (ANCHE PERCHE' IL DAZISMO VA A SVUOTARE LE TASCHE ANCHE DEI SUOI ELETTORI) - L'INCONTRO CON TRUMP E' UN'INCOGNITA 1-2-X, DOVE PUO' SUCCEDERE TUTTO: PUO' TORNARE CON UN PUGNO DI MOSCHE IN MANO, OPPURE LEGNATA COME ZELENSKY O MAGARI  RICOPERTA DI BACI E LODI...

agostino scornajenchi stefano venier giovanbattista fazzolari snam

SNAM! SNAM! LA COMPETENZA NON SERVE - ALLA GUIDA DELLA SOCIETÀ DI CDP, CHE SI OCCUPA DI STOCCAGGIO E RIGASSIFICAZIONE DEL GAS NATURALE, SARÀ UN MANAGER CHE HA SEMPRE RICOPERTO IL RUOLO DI DIRETTORE FINANZIARIO, AGOSTINO SCORNAJENCHI – MA DAL GAS ALLA FIAMMA, SI SA, IL PASSO È BREVE: A PROMUOVERE LA NOMINA È INTERVENUTO QUELLO ZOCCOLO DURO E PURO DI FRATELLI D’ITALIA, GIÀ MSI E AN, CHE FA RIFERIMENTO A FAZZOLARI. E A NULLA È VALSO IL NO DELLA LEGA - LA MANCATA RICONFERMA DI STEFANO VENIER, NOMINATO 3 ANNI FA DAL GOVERNO DRAGHI, È ARRIVATA PROPRIO NEL GIORNO IN CUI STANDARD & POOR HA PROMOSSO IL RATING DELLA SNAM…