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A BROADWAY C’E’ UN MUSICAL PER TUTTO, ANCHE PER IL TRUCULENTO “AMERICAN PSYCHO” - IL ROMANZO PULP DEGLI ANNI '80, A SORPRESA, FUNZIONA, E L’AUTORE DEL ROMANZO BRET EASTON ELLIS SI COMPIACE: “LA STORIA E’ MOLTO ATTUALE” (VEDI LA VOCE TRUMP)

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Alexandra Alter per “the New York Times” pubblicato da “la Repubblica”

 

BRET Easton Ellis sembrava a disagio. Si è seduto al Schoenfeld Theater, aspettando di assistere per la prima volta al musical di Broadway basato sul suo controverso romanzo “American Psycho”. «Ecco un altro aspetto surreale della mia vita», ha detto. «Sembra un sogno sconclusionato », ha aggiunto tediato, con la voce sempre più fievole.

 

 

Sembrava quasi che Ellis avesse dubbi sull’intera faccenda. Prima di dirigersi a teatro, aveva avuto il batticuore parlandone con il compagno. «Che diamine ne faranno? ». Domanda più che legittima: come è mai possibile trasformare un romanzo sperimentale e fortemente trasgressivo su un astuto banchiere di una banca di investimenti di Wall Street diventato serial killer in un musical di tendenza di Broadway?

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Ellis lo ha presto scoperto. Le luci del teatro si sono abbassate. Benjamin Walker, che interpreta lo squilibrato narratore del romanzo — Patrick Bateman, un giovane banchiere che tra tanti hobby ha anche quello di assassinare e fare a pezzi giovani donne — è emerso da una botola sul palco.

 

 

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Nudo, senza nient’altro addosso oltre a un paio mutande bianche attillate, Walker si è agghindato e ha camminato impettito e ha descritto gli elaborati riti che segue per prepararsi a uscire, attirandosi risate. Ellis un paio di volte ha fatto una risatina sommessa, mentre Bateman e i suoi collaboratori cantavano l’aggressivo brano di apertura che racchiude i temi centrali dell’intera vicenda che ruota sugli effetti corrosivi del narcisismo sfrenato, della cupidigia e del materialismo.

 

 

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La sua apprensione è sembrata svanire del tutto dopo quel primo brano. Ha riso con vigore durante una scena del dinner party. Più tardi è letteralmente esploso dalle risate quando Bateman, pavoneggiandosi nello spogliatoio di una palestra insieme agli amici, elogia il libro “L’arte di fare affari” di Donald Trump.

 

 

Ben presto Ellis ha gongolato alle battute finali, la maggior parte delle quali è estrapolata pari pari dal suo libro, e si è congratulato in silenzio con se stesso. Ha pensato: «È opera mia, è tutta opera mia», ha raccontato più tardi.

 

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All’intervallo l’umore di Ellis era passato da una profonda incertezza a un entusiasmo travolgente per la produzione. La colonna sonora del musical porta la firma di Duncan Sheik e lo spettacolo si basa su un pungente testo di Roberto Aguirre-Sacasa che coglie la satira sopra le righe del romanzo e la sua ingegnosa e stilosa parodia dell’edonismo di Wall Street alla fine degli anni Ottanta.

 

 

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«È attuale ancora oggi, è fosco e complesso. Non è per turisti», ha detto Ellis. Guardandosi attorno nel teatro è poi parso riconsiderare le sue stesse parole: «O forse, a dirla tutta, lo è, per i turisti». Al termine della rappresentazione, Ellis si è seduto al tavolo di un ristorante nelle vicinanze e ha faticato qualche minuto per raccogliere i suoi pensieri su come il suo romanzo si è reincarnato in musical.

 

 

«La mia prima impressione è che è strano che qualcosa che ho scritto trent’anni fa sia adesso un musical a Broadway», ha detto infine. «Aver assistito alla sua tormentata genesi, da testo quasi vittima della censura a musical di tendenza a Broadway mi fa sentire vecchio. Molto vecchio ».

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Ellis — che a 52 anni ha un viso paffuto e tondo da bambino — ha detto di essere rimasto sorpreso per come la storia ha retto bene a questa trasformazione e come sembri riflettere l’attuale clima politico e culturale. «In pratica, costituisce una sorta di commento lungimirante sulla situazione attuale. Penso che avrebbero dovuto esserci più battute su Trump, quanto meno per la sua attuale candidatura».

 

 

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Ha raccontato di aver avuto la prima ispirazione per “American Psycho” nel 1984: voleva creare un personaggio che incarnasse e simboleggiasse tutto l’egoismo dei tempi. «È un grande simbolo: Wall Street, la cupidigia, un assassino seriale. A 23 anni mi sembrava abbastanza originale, e con “abbastanza” intendo dire “in maniera straordinaria”». Non tutti hanno capito la battuta.

 

 

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Il suo editore di allora, Simon & Schuster, rescisse il contratto non appena comprese quanto sarebbe stato controverso il libro. In ogni caso, il romanzo fu subito acquistato da Vintage che lo pubblicò tre mesi dopo, nella primavera del 1991. «Tutti mi dissero che la mia carriera era finita. Ma io sapevo che avevano torto. Sapevo che il libro in qualche modo sarebbe sopravvissuto e sarebbe durato nel tempo così come io l’avevo voluto e inteso». E non soltanto il romanzo è sopravvissuto, ma Patrick Bateman è diventato addirittura un’icona pop.

 

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In ogni caso, Ellis non si sente esattamente vendicato dal recente apprezzamento del suo romanzo inteso come satira pungente. «Vendicato è un termine troppo forte… direi che ne sono abbastanza sorpreso». Col musical ha avuto poco a che fare, oltre al fatto di averne accettato la realizzazione.

 

 

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Alcuni anni fa i produttori gli avevano spedito la sceneggiatura. «In verità non è che l’abbia letta», ammette. Adesso, dopo aver assistito al musical, si sente sollevato. «Non c’è proprio nulla di cui possa lamentarmi», dice dello show. «E a me piace lamentarmi ».

(Traduzione di Anna Bissanti)

 

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