strage via d'amelio paolo borsellino vincenzo scarantino

COME SI COSTRUISCE IL PIÙ COLOSSALE DEPISTAGGIO DELLA STORIA D’ITALIA – A CALTANISSETTA IL PM PUNTA IL DITO CONTRO I TRE POLIZIOTTI CHE COSTRUIRONO IL FALSO PENTITO VINCENZO SCARANTINO CHE MANDÒ FUORI ROTTA LE INDAGINI SULLA STRAGE DI VIA D’AMELIO: “LO TORTURANO NEL CARCERE DI PIANOSA” – GIÀ NEL 1994 LA MOGLIE DEL “BALORDO DELLA GUADAGNA” AVEVA DENUNCIATO LE TORTURE FISICHE E PSICOLOGICHE: “GLI DICEVANO CHE LO AVREBBERO IMPICCATO. GLI MISERO DEI VERMI NELLA MINESTRA, GLI DISSERO CHE FORSE AVEVA L'AIDS E…”

Salvo Palazzolo per “La Repubblica”

 

vincenzo scarantino

«Prima lo sfiancarono con interrogatori e accuse, poi lo torturano nel carcere di Pianosa».

Così un gruppo di poliziotti costruì il falso pentito Vincenzo Scarantino, fra il 1993 e il 1994. «Mentre tutto ciò accadeva - accusa il pubblico ministero Stefano Luciani - la moglie del pregiudicato denunciava le violenze: mandò lettere al presidente della Repubblica, al presentatore Funari, alla signora Borsellino, che non poteva certo immaginare cosa stesse accadendo» . Il più colossale depistaggio della storia d'Italia, attorno alla strage di via D'Amelio, si poteva evitare.

 

via d'amelio

Invece, il balordo della Guadagna fu trasformato un provetto Buscetta. E, oggi, sul banco degli imputati ci sono tre investigatori del gruppo d'indagine della polizia che avrebbe dovuto fare luce sulle bombe di Cosa nostra: il dirigente Mario Bò, oggi in servizio nel Nord Italia, e gli ispettori in pensione Fabrizio Mattei e Michele Ribaudo. Erano i collaboratori più stretti dell'allora capo della squadra mobile Arnaldo La Barbera, ritenuto il principale responsabile di questa drammatica vicenda, è stato stroncato da un tumore nel 2002.

 

vincenzo scarantino

«Ecco come lo spinsero a parlare», ripete il pubblico ministero all'inizio della requisitoria contro gli uomini dello Stato. «Con un pressing asfissiante e con violenze inaudite».

Rosalia Basile, la moglie di Scarantino ha ribadito in questo processo quello che aveva già detto nel 1994: «La prima volta che lo andai a trovare a Pianosa, mi raccontò che lo torturavano, fisicamente e psicologicamente. Arnaldo La Barbera e altri poliziotti. Gli dicevano che lo avrebbero impiccato e che avrebbe fatto la stessa fine di Gioè. Un giorno, gli misero dei vermi nella minestra. Un'altra volta, gli dissero che forse aveva l'Aids. Un'altra volta ancora gli fecero intendere che io avevo l'amante».

PAOLO BORSELLINO

 

Il pm punta l'indice contro La Barbera e i suoi poliziotti. Non solo gli imputati: « In questo processo - dice Luciani con tono di voce deciso - ci sono stati anche testimoni chiamati dalla procura, appartenenti al gruppo Falcone-Borsellino, che non hanno fatto onore alla divisa che indossavano: si sono trasformati in testi della difesa in maniera grossolana».

 

E giù con un elenco di omissioni e non ricordo. Già nel momento delle indagini. « Fecero un sopralluogo con Scarantino nella carrozzeria dove diceva di avere rubato l'auto e non fu redatto un verbale » . E ancora: « Verbali non furono fatti neanche durante gli incontri nel carcere di Pianosa, fatti da La Barbera e Bò».

 

VINCENZO SCARANTINO OSPITE DI MICHELE SANTORO

C'è dell'altro: «I colloqui investigativi autorizzati dal ministero e dalla magistratura avevano il solo scopo di indottrinare il falso pentito». Così fu creato «il più grande depistaggio della storia d'Italia». Il pm lo chiama anche in un altro modo: «Una vicenda incredibile». Una montagna di falsi di cui non si accorsero neanche i giudici che poi celebrarono i primi due processi per la strage di via D'Amelio. Sotto accusa sono finiti anche due ex pm di Caltanissetta, Annamaria Palma e Carmelo Petralia, ma poi la loro posizione è stata archiviata.

borsellino scorta

 

Restano le accuse nei confronti dei poliziotti che facevano parte del gruppo di La Barbera. Accuse ancora una volta fondate sulle parole della moglie di Scarantino: «Due agenti lo facevano studiare sui verbali che aveva fatto: si chiamano Fabrizio e Michele». I verbali che il balordo della Guadagna aveva infarcito delle cose suggerite, ma pure di « ricostruzioni di cose apprese dalla stampa o esperienza di vita vissuta » . Scarantino, insomma, ci mise anche del suo.

VINCENZO SCARANTINO OSPITE DI MICHELE SANTORO

 

« Il canovaccio fu riempito delle sue goffe dichiarazioni - ricostruisce il pm - Lo dice lo stesso Scarantino: "Più andavo avanti e più bravo diventavo"» . Luciani mostra in aula gli appunti su cui veniva fatto studiare il falso pentito. C'è scritto: «Chiarimenti perché Graviano prima c'era e poi non c'era » . Le richieste di condanna saranno fatte l'11 maggio.

PALERMO 19 LUGLIO 1992 - STRAGE IN VIA D'AMELIOSTRAGE DI VIA D'AMELIO - I SOSPETTI CHE HANNO POTUTO TRAFUGARE L'AGENDA ROSSA DI BORSELLINOstrage borsellino via d'amelioPAOLO BORSELLINOPAOLO BORSELLINO - LA STRAGE DI VIA D AMELIOFALCONE BORSELLINOgiovanni falcone paolo borsellinoSTRAGE DI VIA D'AMELIO

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