L’ULTIMO ESPLORATORE - IL VENETO MAX CALDERAN PERCORRERÀ A PIEDI 1200 KM NELL'INFERNO DEL DESERTO ARABICO DEL “QUARTO VUOTO” PER INDIVIDUARE LA LEGGENDARIA CITTÀ PERDUTA DI IRAM DELLE COLONNE, L’ATLANTIDE DELLE SABBIE - L'IMPRESA, MAI TENTATA PRIMA, È PIENA DI OSTACOLI: DUNE DI 300 METRI, TEMPESTE DI SABBIA, SCORPIONI, SERPENTI E CALDO INSOPPORTABILE - LA CITTA' DIVENNE RICCA GRAZIE AI COMMERCI, LAWRENCE D'ARABIA LA CERCO' INVANO E...
Nicoletta Orlandi Posti per “Libero quotidiano”
In un' epoca dove praticamente ogni angolo della Terra è stato meticolosamente esplorato, c' è qualcuno che si appresta a compiere un' impresa che finora non è mai stata compiuta. Si tratta del veneto Max Calderan che il 15 gennaio prossimo si metterà in viaggio nel più vasto deserto di sabbia sulla Terra: il "Quarto Vuoto", conosciuto in arabico come Rub' al Khali, (Empty Quarter in inglese). Percorrerà in solitaria 1200 km di sabbia imbattuta, cioè mai attraversata a piedi prima, in un territorio pieno di incognite: dune instabili alte fino a 300 metri, accecanti tempeste di sabbia rendono la navigazione quasi impossibile; e poi serpenti velenosi, ragni, scorpioni, caldo torrido; persino gli uccelli migratori volano con centinaia di miglia di distanza dal deserto per evitarlo.
Ma oltre a essere uno dei posti più aridi e inospitali della terra, il "Quarto Vuoto" resta anche uno dei luoghi più inesplorati dove si nasconderebbe la leggendaria "Atlantide delle sabbie". Il nome venne attibuito da T.E. Lawrence a Iram (conosciuta anche come Iram delle Colonne o dei Pilastri, o Ubar Aram, Irem, Irum, Wabar), ovvero la città perduta della Penisola Arabica probabilmente situata sotto le sabbie del deserto del Rub' Al-Khali che tra 3000 a.C. e il I secolo d.C. divenne favolosamente ricca attraverso il commercio tra le regioni costiere e i centri del Medio Oriente e dell' Europa e della quale si sono perse le tracce. Il tenente colonnello Lawrence d' Arabia, ossessionato da questa leggenda, l' ha cercata disperatamente ma non è mai stato in grado di individuarla.
I primi indizi di questa misteriosa città si trovano nel Corano (89, 6-8) che cita «Iram delle Colonne», una città diversa da tutte le altre create dall' uomo. Secondo il mito venne stata distrutta da un disastro naturale come punizione da parte di Allah ed è ancora oggi sepolta sotto la sabbia del deserto.
Ne parla anche il libro Le Mille e una notte, dove il Racconto della fanciulla con le due cagne narra della bellissima Zobeide, che durante il suo viaggio da Bagdad a Bassora, per una serie di circostanze impreviste, arriva in una città dove gli esseri viventi sono stati tramutati in pietra nera, e ogni ricchezza può essere portata via da chi, casualmente, passi di lì. Anche H.P.Lovecraft in più di uno dei suoi racconti la cita.
UNO SU TUTTI
La città senza nome nel quale racconta di una città antichissima, abbandonata, «remota nel deserto d' Arabia», «le basse mura quasi sepolte dalle sabbie di età infinite», senza nome perché «nessuna leggenda è così antica da risalire fino ad essa per darle un nome, o per ricordare che fu mai viva un giorno».
Fantasia? Non proprio. Nel II secolo d.C. Claudio Tolomeo, astronomo e geografo greco, disegnò una mappa con una regione della Penisola Arabica abitata da un popolo chiamato Iobaritae (ossia Ubariti) dal nome leggendario della città Ubar, appunto, Iram delle Colonne. Tolomeo vi aveva indicato un luogo, l' Omanum Emporium che a quei tempi era un nodo commerciale importante per le carovane cariche di incenso che commerciavano con l' Europa. E poi c' è il racconto di un pilota della Royal Air Force, che durante la Seconda Guerra Mondiale, volando fuori rotta ha raccontato di aver visto delle antiche rovine nel "Quarto Vuoto".
Più recentemente, nel 1984, una spedizione internazionale affermò di avere infine identificato le rovine di Iram (o Ubar o Wabar) in quelle del forte di Shishar, nell' Oman. Queste affermazioni si sono rivelate tuttavia infondate, ed è ormai chiaro che la "favolosa Ubar" scoperta dalla spedizione non fu mai più che un modesto fortilizio al limitare del deserto.
LE ASPETTATIVE
Ecco allora che ci sono grandi aspettative riguardo all' impresa di Max Calderan che detiene 13 record mondiali di esplorazione desertica, tra cui l' attraversamento per 90 ore consecutive senza fermarsi in Oman lungo la linea del Tropico del Cancro e i 360 chilometri in 75 ore in Arabia Saudita.
Non solo potrebbe individuare la leggendaria Iram delle Colonne, ma anche risolvere il mistero dei "meteoriti" che alla fine del 19esimo secolo i cittadini di Riyadh hanno raccontato di aver visto cadere in direzione del "Quarto Vuoto" verso sud. Cosa erano e dove sono finiti? La risposta potrebbe trovarsi nei crateri di Wabar, dove un primo esploratore, St. John Philby si è imbattuto in grandi rocce nere, credute da lui di essere di origine vulcanica. Test eseguiti in seguito hanno confermato che le rocce erano meteoriti.
Nella sua traversata nell' immacolato deserto, Max Calderan potrebbe davvero scoprire queste "pietre spaziali", che potrebbero ispirare delle riflessioni sulla nostra relazione con il cosmo e la ricca eredità degli astronomi arabi.
Una troupe dell' Empty Quarter Studios, una nota casa di produzione che ha base tra New York e Londra, lo seguirà nel viaggio che diventerà storico. Questo speciale documentario registrerà il suo tentativo di tagliare trasversalmente quest' ultima frontiera terrena e inviterà il pubblico internazionale a scoprire, insieme a lui, uno degli ultimi angoli sconosciuti del nostro pianeta. Buon viaggio Max.
DESERTO DEL QUARTO VUOTODESERTO DEL QUARTO VUOTOIRAM DELLE COLONNE