DIO PERDONA, I VESCOVI NO - IL CAPO DELLA CONFERENZA EPISCOPALE DELLA GERMANIA, GEORG BÄTZING, INCHIODA RATZINGER DOPO IL REPORT SUGLI ABUSI SESSUALI NELLA DIOCESI DI MONACO DI BAVIERA: "DEVE SCUSARSI, NON TENER CONTO DI QUELLO CHE DICONO I SUOI CONSULENTI. QUESTO È DAVVERO UN SUO PUNTO DEBOLE, QUELLO DI NON ATTORNIARSI DEI CONSIGLIERI MIGLIORI" - NELLA SUA MEMORIA DIFENSIVA, IL PAPA EMERITO HA FATTO SAPERE CHE RISPONDERÀ AL REPORT: IL TEMPO DI LEGGERE LE QUASI DUEMILA PAGINE CHE COMPONGONO… (CAMPA CAVALLO!)

Gian Guido Vecchi per www.corriere.it

 

GEORG BATZING

«Benedetto XVI deve pronunciarsi, non tener conto di quello che dicono i suoi consulenti e in sostanza dire la semplice frase: “Ho delle colpe, ho fatto degli errori, prego chi è rimasto coinvolto di perdonarmi”». Parlando ad una trasmissione televisiva, il presidente della conferenza episcopale tedesca, Georg Bätzing, vescovo di Limburgo, non ha usato eufemismi a proposito di Joseph Ratzinger.

 

JOSEPH RATZINGER

La ricerca indipendente sulla pedofilia nella diocesi di Monaco ha registrato 497 abusi su minori compiuti dal dopoguerra e accusato il Papa emerito di «comportamenti erronei» per non aver agito in «quattro casi» quando guidava la diocesi bavarese, dal 1977 al 1982. Benedetto XVI si era difeso con una memoria di 82 pagine e ha fatto sapere che risponderà alle accuse, il tempo di leggere il rapporto di quasi duemila pagine.

 

papa benedetto XVI ratzinger

Ma intanto il capo dei vescovi tedeschi usa toni molto duri verso il Papa emerito che «deve» scusarsi e i suoi collaboratori, fino ad aggiungere: «Io credo che possa farlo, se riesce a prendere le distanze da chi gli dà i consigli. Questo è davvero un punto debole di Benedetto, di Joseph Ratzinger, quello di non attorniarsi sempre dei consiglieri migliori».

 

La settimana scorsa, il Papa emerito aveva ammesso di aver commesso «un errore», seppure «non in malafede», nel rispondere ad una richiesta dei legali che hanno condotto la ricerca. Riguardava un punto considerato importante dagli autori del rapporto, citato come esempio della «scarsa credibilità» della difesa.

 

benedetto xvi ratzinger e georg gaenswein -1

Attraverso suo segretario particolare, l’arcivescovo Georg Gänswein, Ratzinger aveva ammesso che sì, era presente alla riunione del 15 gennaio 1980 in cui si diede il via libera al trasferimento di padre Peter Hullermann dalla diocesi di Essen a Monaco. Hullermann aveva precedenti, fu inviato da Essen a Monaco con una diagnosi di «disturbo narcisistico di base con pedofilia ed esibizionismo» per seguire una psicoterapia ma finì a lavorare come assistente in una parrocchia. Nella sua difesa di 82 pagine, Ratzinger aveva negato di avervi partecipato. Dopo la pubblicazione del rapporto, Benedetto si è detto «molto dispiaciuto per questo errore» e ha chiesto di «essere scusato».

 

WOJTYLA RATZINGER

Però ha chiarito che la sostanza non cambia: «Oggettivamente corretta, invece, e documentata dagli archivi, è l’affermazione che in questa riunione non è stata presa alcuna decisione circa l’assegnazione pastorale del sacerdote». Piuttosto «è stata accolta solo la richiesta di dare alloggio all’uomo durante il suo trattamento terapeutico a Monaco».

 

Nella sua memoria difensiva, del resto, aveva anche parlato di «Stimmungsmache», propaganda, e «pura speculazione» contro di lui. Nel frattempo, dal monastero Mater Ecclesiae, ha fatto sapere che risponderà al rapporto, il tempo di leggere le quasi duemila pagine che compongono, ha spiegato Gänswein: «Nei prossimi giorni esaminerà con la necessaria attenzione il testo. Il Papa emerito, come ha già più volte ripetuto durante gli anni del suo pontificato, esprime il turbamento e la vergogna per gli abusi sui minori commessi dai chierici, e manifesta la sua personale vicinanza e la sua preghiera per tutte le vittime, alcune delle quali ha incontrato in occasione dei suoi viaggi apostolici».

benedetto xvi ratzinger e georg gaenswein 1benedetto xvi ratzinger e georg gaenswein 3

Ultimi Dagoreport

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - COSA FRULLAVA NELLA TESTA TIRATA A LUCIDO DI ANDREA ORCEL QUANDO STAMATTINA ALL’ASSEMBLEA GENERALI HA DECISO IL VOTO DI UNICREDIT A FAVORE DELLA LISTA CALTAGIRONE? LE MANGANELLATE ROMANE RICEVUTE PER L’OPS SU BPM, L’HANNO PIEGATO AL POTERE DEI PALAZZI ROMANI? NOOO, PIU' PROBABILE CHE SIA ANDATA COSÌ: UNA VOLTA CHE ERA SICURA ANCHE SENZA UNICREDIT, LA VITTORIA DELLA LISTA MEDIOBANCA, ORCEL HA PENSATO BENE CHE ERA DA IDIOTA SPRECARE IL SUO “PACCHETTO”: MEJO GIRARLO ALLA LISTA DI CALTARICCONE E OTTENERE IN CAMBIO UN PROFICUO BONUS PER UNA FUTURA PARTNERSHIP IN GENERALI - UNA VOLTA ESPUGNATA MEDIOBANCA COL SUO 13% DI GENERALI, GIUNTI A TRIESTE L’82ENNE IMPRENDITORE COL SUO "COMPARE" MILLERI AL GUINZAGLIO, DOVE ANDRANNO SENZA UN PARTNER FINANZIARIO-BANCARIO, BEN STIMATO DAI FONDI INTERNAZIONALI? SU, AL DI FUORI DEL RACCORDO ANULARE, CHI LO CONOSCE ‘STO CALTAGIRONE? – UN VASTO PROGRAMMA QUELLO DI ORCEL CHE DOMANI DOVRA' FARE I CONTI CON I PIANI DELLA PRIMA BANCA D'ITALIA, INTESA-SANPAOLO…

donald trump ursula von der leyen giorgia meloni

DAGOREPORT - UN FACCIA A FACCIA INFORMALE TRA URSULA VON DER LEYEN E DONALD TRUMP, AI FUNERALI DI PAPA FRANCESCO, AFFONDEREBBE IL SUPER SUMMIT SOGNATO DA GIORGIA MELONI - LA PREMIER IMMAGINAVA DI TRONEGGIARE COME MATRONA ROMANA, TRA MAGGIO E GIUGNO, AL TAVOLO DEI NEGOZIATI USA-UE CELEBRATA DAI MEDIA DI TUTTO IL MONDO. SE COSÌ NON FOSSE, IL SUO RUOLO INTERNAZIONALE DI “GRANDE TESSITRICE” FINIREBBE NEL CASSETTO, SVELANDO IL NULLA COSMICO DIETRO AL VIAGGIO ALLA CASA BIANCA DELLA SCORSA SETTIMANA (L'UNICO "RISULTATO" È STATA LA PROMESSA DI TRUMP DI UN VERTICE CON URSULA, SENZA DATA) - MACRON-MERZ-TUSK-SANCHEZ NON VOGLIONO ASSOLUTAMENTE LA MELONI NEL RUOLO DI MEDIATRICE, PERCHÉ NON CONSIDERANO ASSOLUTAMENTE EQUIDISTANTE "LA FANTASTICA LEADER CHE HA ASSALTATO L'EUROPA" (COPY TRUMP)...

pasquale striano dossier top secret

FLASH – COM’È STRANO IL CASO STRIANO: È AVVOLTO DA UNA GRANDE PAURA COLLETTIVA. C’È IL TIMORE, NEI PALAZZI E NELLE PROCURE, CHE IL TENENTE DELLA GUARDIA DI FINANZA, AL CENTRO DEL CASO DOSSIER ALLA DIREZIONE NAZIONALE ANTIMAFIA (MAI SOSPESO E ANCORA IN SERVIZIO), POSSA INIZIARE A “CANTARE” – LA PAURA SERPEGGIA E SEMBRA AVER "CONGELATO" LA PROCURA DI ROMA DIRETTA DA FRANCESCO LO VOI, IL COPASIR E PERSINO LE STESSE FIAMME GIALLE. L’UNICA COSA CERTA È CHE FINCHÉ STRIANO TACE, C’È SPERANZA…

andrea orcel francesco milleri giuseppe castagna gaetano caltagirone giancarlo giorgetti matteo salvini giorgia meloni

DAGOREPORT - IL RISIKONE È IN ARRIVO: DOMANI MATTINA INIZIERÀ L’ASSALTO DI CALTA-MILLERI-GOVERNO AL FORZIERE DELLE GENERALI. MA I TRE PARTITI DI GOVERNO NON VIAGGIANO SULLO STESSO BINARIO. L’INTENTO DI SALVINI & GIORGETTI È UNO SOLO: SALVARE LA “LORO” BPM DALLE UNGHIE DI UNICREDIT. E LA VOLONTÀ DEL MEF DI MANTENERE L’11% DI MPS, È UNA SPIA DEL RAPPORTO SALDO DELLA LEGA CON IL CEO LUIGI LOVAGLIO - DIFATTI IL VIOLENTISSIMO GOLDEN POWER DEL GOVERNO SULL’OPERAZIONE DI UNICREDIT SU BPM, NON CONVENIVA CERTO AL DUO CALTA-FAZZO, BENSÌ SOLO ALLA LEGA DI GIORGETTI E SALVINI PER LEGNARE ORCEL – I DUE GRANDI VECCHI DELLA FINANZA MENEGHINA, GUZZETTI E BAZOLI, HANNO PRESO MALISSIMO L’INVASIONE DEI CALTAGIRONESI ALLA FIAMMA E HANNO SUBITO IMPARTITO UNA “MORAL SUASION” A COLUI CHE HANNO POSTO AL VERTICE DI INTESA, CARLO MESSINA: "ROMA DELENDA EST"…