GERASIMOV SUONA LA CARICA - IL CAPO DELLO STATO MAGGIORE RUSSO VALERY GERASIMOV HA ASSUNTO IN PRIMA PERSONA IL RUOLO DI COMANDANTE OPERATIVO E TATTICO DI TUTTA LA CAMPAGNA DEL DONBASS E NEL SUD DELL'UCRAINA - È UNA DIMOSTRAZIONE DELLA FORTE INSODDISFAZIONE DEL CREMLINO PER LA GESTIONE DEL NEO-COMANDANTE UNICO OLEKSANDR DVORNIKOV - GERASIMOV, IDEATORE DELLA GUERRA IBRIDA RUSSA, PUNTA A...
M. Ven. per “il Messaggero”
Scende sul terreno di battaglia, in prima linea, l'inventore della guerra ibrida russa, Valery Gerasimov. Si materializza a Izyum, la città che è il simbolo della possibile riscossa russa dopo il fallimento della strategia che mirava all'occupazione di Kiev, al rovesciamento del governo ucraino e all'annessione dell'Ucraina. Gerasimov è oggi il vice-ministro della Difesa e capo dello stato maggiore generale delle Forze Armate russe, secondo solo al generale Shoigu, l'amico di caccia e pesca siberiano di Putin.
valerij gerasimov e vladimir putin
E la sua presenza sul fronte costituisce un segnale di forte determinazione dei russi a conseguire una qualche vittoria entro il 9 maggio, ricorrenza della capitolazione della Germania nazista. Stando agli ucraini, Gerasimov ha assunto in prima persona il ruolo di comandante operativo e tattico di tutta la campagna del Donbass e nel Sud dell'Ucraina. A dimostrazione di una forte insoddisfazione del Cremlino per la gestione del neo-comandante unico di tutte le operazioni, Oleksandr Dvornikov, il generale di ferro delle città rase al suolo in Siria, e capo del distretto militare meridionale della Federazione.
LE LACUNE RUSSE
Che sia la giusta interpretazione o no, l'Institute for the Study of War sottolinea ancora una volta le lacune russe nella catena di comando e controllo, ma anche l'importanza della direttrice d'attacco che parte da Izyum e lo stravolgimento di ruoli nella catena di comando. Gerasimov è l'ideatore della teoria bellica che combina gli elementi di ogni possibile offensiva: militare, tecnologico, diplomatico, economico, mediatico. È lui ad avere escogitato la formula dei battaglioni operativi tattici che hanno dato, però, scarsi risultati nella prima fase della guerra in Ucraina, costretti a fermarsi sulla strada dalla Bielorussia verso Kiev, bersagliati dai droni e dagli anti-tank spalleggiabili degli ucraini.
Contromisura efficace sembra essere, da parte russa, quella delle mine anti-carro PTKM-1R (simili alle americane M-93 Hornet), in grado di attivarsi attraverso 4 sensori appena un tank ucraino si avvicina a meno di 100 metri, e lanciare un dispositivo che a sua volta inquadra il bersaglio e lo distrugge con un proiettile dal cielo. Dopo il ritiro russo dal Nord, il raggruppamento in vista dell'attacco a Est e a Sud, seppure con uomini e mezzi indeboliti, e la rimodulazione degli obiettivi (Putin parla ora non più di denazificazione dell'Ucraina, ma di riconoscimento della Crimea e di controllo dell'intero Donbass), gli analisti notano un'inversione di tendenza.
Mentre i russi non riuscivano più ad avanzare, adesso realizzano piccoli progressi giorno per giorno, con incursioni nelle strade lungo l'asse che taglia l'Ucraina a est, a partire da Izyum. Il tentativo è quello di accerchiare le linee ucraine fortificate dal 2014 per contenere i ribelli delle Repubbliche separatiste di Donetsk e Lugansk. Per la prima volta dopo settimane, l'ISW registra non soltanto insuccessi russi in Ucraina, ma la tendenza a erodere porzioni di territorio con avanzate «piccole ma costanti», in un «assalto continuo alla linea di contatto in Ucraina orientale».
I russi negli ultimi giorni hanno espugnato diverse cittadine a Ovest di Izyum. Non si tratta ancora di una offensiva in grande stile per il controllo totale delle due regioni, ma di una manovra avvolgente che punta a tagliare fuori dalle linee di rifornimento le forze ucraine nell'Est. Anche fonti del Pentagono parlano di progressione dei russi, seppure «lenta e irregolare», grazie a 92 battaglioni dispiegati, invece degli 82 della scorsa settimana. E per il ministero della Difesa britannico, Mosca ha ancora la capacità di attacchi missilistici dal mare nonostante l'affondamento del Moskva, la nave ammiraglia della flotta russa nel Mar Nero.