CAPOTE MI HAI? DOPO 55 ANNI, TUTTI I MISTERI IRRISOLTI DI “COLAZIONE DA TIFFANY” (DI JAY MCINERNEY)

Da "La Repubblica"
Jay McInerney per "The Daily Telegraph"

Holly Golightly è una delle grandi eroine della letteratura moderna. In parte Becky Sharp, in parte Elizabeth Bennet, ha anche una leggera somiglianza con la Sally Bowles di Christopher Isherwood, eppure è un grande originale.

Di tutti i suoi personaggi, Capote disse che Holly era la sua preferita, e negli anni, da quando lui la creò, è diventata un'icona della femminilità americana.

Chi sa quante "party girl", personaggi fissi della vita mondana di New York, pretesero di essere il vero modello di Holly, ma, come ha fatto notare Gerald Clarke, il biografo di Capote: «il personaggio a cui Holly assomiglia di più, nello spirito se non nel corpo, è proprio il suo creatore». Come Holly Golightly, Truman Capote inventò se stesso dal nulla e diventò l'eroe di una città che celebra il momento presente e se ne infischia del passato - delle origini o degli antenati o perfino di che cosa è successo una settimana fa.

Nel suo non far caso alle convenzioni della buona società e nella sua audacia sessuale, Holly è in qualche modo un simbolo della donna liberata degli anni Sessanta e Settanta, anche se probabilmente non avrebbe approvato le pratiche sartoriali degli hippie, né probabilmente avrebbe apprezzato gli aspetti più stridenti dell'attacco ai maschi dell'ala radicale del movimento femminista.

Holly ama gli uomini e crede che le apparenze contino. Su questo almeno è veramente una donna del suo tempo, anche se a volte Holly sembra più una donna degli anni Cinquanta che una donna degli anni Quaranta.

La storia è ambientata nel 1943, ma fu concepita a metà degli anni Cinquanta e pubblicata nel 1958. Capote sembra a volte dimenticare di avere ambientato la sua storia negli anni della guerra, come quando Holly acquista dei mobili della villa di William Randolph Hearst: Hearst morì nel 1951.

Nella creazione di Holly, Capote ricorse ad alcuni personaggi suoi contemporanei, belle "party girl" di sua conoscenza come Carol Marcus e Oona Chaplin, ma mi sembra significativo che prima di reinventarsi a Hollywood e New York Holly fosse Lulamae Barnes, una ragazza della campagna texana; la madre di Capote era Lillie Mae Faulk, una bellezza di campagna di Monroeville, in Alabama.

Il rapporto di Capote con sua madre fu profondamente ambivalente e problematico per tutta la vita, ma non c'è dubbio che abbia dato una parte del proprio Dna alla sua protagonista femminile più importante.

Colazione da Tiffany diventò subito un bestseller, nonostante le recensioni contrastanti e a volte paternalistiche. Il New Yorker lo liquidò come una "vuota nostalgia", un giudizio che ferì particolarmente Capote, che aveva scritto per la rivista.

William Goyen, sul New York Times, definì Capote «forse l'ultimo creatore dei biglietti di San Valentino di una volta».

Una delle più forti dichiarazioni a favore di questo breve romanzo arrivò da Norman Mailer, che era il più concorrenziale e di certo il più macho di tutti i contemporanei di Capote, il quale scrisse: «Non conosco molto bene Truman Capote, ma mi piace. È acido come una vecchia zia, ma a modo suo è un piccoletto con le palle ed è il più perfetto scrittore della mia generazione, scrive le migliori frasi parola per parola, ritmo su ritmo.

Non avrei cambiato nemmeno due parole in Colazione da Tiffany, un libro che diventerà un piccolo classico». (In effetti, perfezionista com'era, Capote avrebbe probabilmente messo un punto e virgola dopo la parola "generazione". Capote era un maestro nell'uso di questo particolare segno di interpunzione.)

In un'intervista con The Paris Review pubblicata nel periodo in cui stava lavorando al romanzo, Capote parlò della sua ossessione per lo stile.
«Di me stesso, penso essenzialmente che sono un cultore dello stile, ed è noto che uno scrittore che ha il culto dello stile può venire colpito dall'ossessione per l'apposizione di una virgola, per il peso di un punto e virgola».

Capote fu davvero un grande scrittore di prosa, anche se in alcune delle sue prime opere il suo stile può sembrare troppo elaborato e barocco; in Colazione da Tiffany, lo stile sembra essere maturato a tal punto che la sua prosa lavora quasi inevitabilmente al servizio della sua storia.

Le descrizioni dei suoi personaggi, anche quelli minori, sono scolpite con maestria ed evocate con chiarezza: «Una creatura aprì la porta. Odorava di sigari e di profumo Knize. Le sue scarpe ostentavano un doppio tacco; senza quei centimetri in più, lo si sarebbe preso per uno gnomo. Aveva una testa sproporzionata, calva e lentigginosa; attaccate alla stessa, due autentiche orecchie appuntite da elfo. Aveva occhi da pechinese, spietati e leggermente sporgenti. Dalle orecchie, dal naso, spuntavano ciuffi di capelli; aveva le guance ingrigite da una barba malfatta, e una stretta di mano quasi pelosa».

Questo è OJ Berman, l'agente di Hollywood che presiede alla trasformazione di Holly poco dopo il suo arrivo dal Texas e prima che fugga a New York E probabilmente non faremo fatica a ricordare chi sia quando riapparirà più avanti nella storia.

L'attento narratore è l'unica figura non descritta chiaramente. È un giovane e combattivo scrittore, sotto molti aspetti somigliante all'autore, che ha affittato un piccolo monolocale in uno dei palazzi rossastri di arenaria dell'Upper East Side. La natura della sua infatuazione
per Holly non viene mai chiaramente spiegata; il fatto dell'omosessualità di Capote porta inevitabilmente a immaginare che anche il narratore sia gay, come il narratore del romanzo di Christopher Isherwood del 1937, Sally Bowles, che racconta a sua volta la storia di un aspirante scrittore infatuato di una carismatica party girl, che alla fine ispirerà la commedia ed il film Cabaret.

In effetti, Capote nel romanzo non fornisce dati sufficienti per giungere a qualche conclusione sulla sessualità del narratore, non dice molto di più sulla sua vita a questo riguardo, anche se a un certo punto dice di essersi innamorato di Holly.

Hollywood, naturalmente, non poté consentire questa ambiguità, tanto meno la possibilità
che il narratore, che conosciamo solo attraverso il soprannome che Holly gli ha attribuito, Fred, fosse gay. (Un personaggio che forse fa il gigolò a quanto pare era più accettabile di un omosessuale.)

Il rapporto di Fred con Holly, nel libro, suggerisce un altro precedente letterario: Nick Carraway, il narratore de Il Grande Gatsby di Scott Fitzgerald, anche lui affascinato da una misteriosa e attraente vicina, con la quale entra in intimità e che lo coinvolge profondamente per un periodo breve ma intenso.

Come Holly, Gatsby è una figura che si è auto-inventata, un uomo fuggito da un passato rurale, poco attraente. In effetti, Capote fu assunto dalla Paramount per adattare Gatsby per il grande schermo, e anche se la sua sceneggiatura alla fine fu rifiutata, lui era chiaramente un ammiratore del romanzo, di cui disse: «Adoro Il grande Gatsby e la sua triste e allegra nostalgia».

Anche in Colazione da Tiffany c'è questa nostalgia triste e allegra e una struttura con dei flashback e un osservatore, un narratore passivo, incantato da uno scintillante protagonista.

Come Gatsby, Holly Golightly si è ribattezzata, in un modo piuttosto brillante, bisogna dire; il biglietto da visita che si è fatta stampare da Tiffany e che per la prima volta avverte il narratore della sua esistenza, quando lo vede sulla cassetta delle lettere del loro edificio, porta il nome di Holiday Golightly. È un nome perfetto per uno spirito spensierato, un folletto deciso a non prendere la vita troppo sul serio e a non farsi bloccare. È difficile immaginare che Holly potesse diventare immortale con il primo nome che Capote aveva trovato per lei, Connie Gustafson.

Holly è venuta a rappresentare l'epitome della mondanità della New York degli anni Cinquanta, uno spirito libero, dallo stile elegante, dall'eccentricità accattivante e dalla virtù indulgente. Passa le sue giornate a dormire e la notte in locali notturni alla moda in compagnia di uomini, alcuni dei quali le danno dei soldi.

"Qualsiasi gentiluomo che abbia un minimo di eleganza ti darà 50 dollari per la toilette, e io mi faccio sempre pagare anche il costo del taxi, che sono altri 50". L'atteggiamento mercenario di Holly nei confronti dell'altro sesso ha un peso non indifferente nella sua mistica, stuzzicando alcuni lettori e scandalizzandone altri. Holly era una prostituta?

In un'intervista a Playboy del 1968, Capote rispose a questa domanda. «Holly non era esattamente una ragazza squillo. Non aveva un lavoro, ma accompagnava degli uomini che si facevano carico delle spese nei migliori ristoranti e night club, con l'intesa che i suoi accompagnatori avevano il dovere di farle un qualche regalo, magari dei gioielli, o un assegno... e se lei ne avesse avuto voglia, poteva portarsi il suo accompagnatore a casa per una sera. Queste ragazze sono le vere geishe americane e ce ne sono molte di più oggi che nel 1943 o nel 1944, ovvero negli anni di Holly».

Marilyn Monroe decise alla fine di non interpretare la parte di Holly, incoraggiata in questo senso dal suo maestro di recitazione Lee Strasberg, il quale le disse che recitare il ruolo di una prostituta sarebbe stato negativo per la sua immagine. (In effetti, la Monroe aveva recitato qualcosa di molto simile in Piombo rovente, e non era nota per essere proprio una ragazza innocente).

Capote voleva la Monroe per quella parte, insistendo che Holly era bionda, benché il libro suggerisca che le tonalità di biondo nei suoi variegati capelli erano il frutto di un lavoro di tintura fatto a casa. È difficile immaginare due attrici capaci di fare delle Holly così diverse, ed è difficile oggi immaginare la Monroe in quella parte.

In ogni caso, Audrey Hepburn la fece sua. In effetti, anche per quelli che hanno una grande stima per il libro, è quasi impossibile non immaginare Audrey Hepburn quando sentono il nome di Holly Golightly. La Hepburn sembra assomigliare molto alla Holly descritta nel libro, con la sua "magrezza chic", e anche se la Holly del film non si comporta in modo troppo diverso, accettando pur sempre di fare dei salti alla toilette, la personalità da brava ragazza della Hepburn è tale da riuscire a ripulire il personaggio quanto basta per renderlo accettabile per gli standard di allora.

Il suo cadere alla fine tra le braccia dell'inequivocabilmente eterosessuale George Peppard vinse ogni esitazione. Questi cambiamenti su aspetti cruciali della trama diedero al film un'immagine più convenzionale e positiva rispetto al libro. Il capolavoro incompiuto, anzi, per lo più non scritto, di Truman Capote si sarebbe intitolato Preghiere esaudite, da una frase di santa Teresa d'Avila: «Si versano più lacrime per le preghiere esaudite che per quelle non accolte».

Nonostante i $65.000 che Capote ricevette per i diritti cinematografici di Colazione da Tiffany, una somma principesca a quei tempi, e che lo aiutarono a mantenersi durante la lunga gestazione di A sangue freddo, il film non gli piacque, perché divergeva in molti aspetti importanti dal romanzo e, alla fine, minacciava di eclissare il libro che aveva scritto.

Ciò nonostante, il libro rimane, è ancora valido, e continua a esercitare il suo fascino. Chi vuole conoscere la Holly non addomesticata, la "ragazza selvaggia" che non si può mettere in gabbia, né incastrare o addomesticare, e il cui destino rimane un mistero, la troverà lì, nelle luminose pagine di Capote.

Traduzione di Luis E. Moriones Questo articolo è stato pubblicato su The Daily Telegraph © , 2013.
Breakfast at Tiffany's,
con un'introduzione di Jay McInerney e illustrazioni di Karen Klassen, è pubblicato da The Folio Society

 

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