NON È LA RAI (PER CARTABIANCA) – IL PROGRAMMA POTREBBE NON RIACCENDERE I FARETTI "DURSIANI" SU BIANCA BERLINGUER. L’AD DELLA RAI CARLO FUORTES, SUBITO DOPO AVER INCONTRATO ROBERTO GAROFOLI, HA RANDELLATO SUI TALK SHOW SANCENDO UNA SORTA DI SENTENZA DI MORTE SUL PROGRAMMA DI RAI3. E ANCHE SULL’OSPITE DI PUNTA ALESSANDRO ORSINI È INIZIATA UNA SORTA DI DAMNATIO MEMORIAE CHE…
1. LA NUOVA TV PUBBLICA DI DRAGHI? NON E' UNA RAI PER CARTABIANCA
Marco Zonetti per www.vigilanzatv.it
Non è una Rai per #Cartabianca. Parafrasando sacrilegamente il titolo del best-seller di Cormac McCarthy, si potrebbe riassumere così la sostanza della nuova Rai di Mario Draghi. Che pare essersi infine accorto delle condizioni dell'informazione televisiva pubblica decidendo d'intervenire con incisività.
Qualche giorno fa nella sua audizione in Commissione di Vigilanza, l'Ad Rai Carlo Fuortes ha elencato una serie d'indicazioni relative alla Tv di Stato prossima ventura. Un tetragono giro di vite sui talk show, sugli opinionisti pagati, sui teatrini e le risse allestiti ad hoc per alzare lo share, sui non esperti in materia invitati a disquisire di ogni argomento dello scibile umano. A conti fatti, il sommario di tutti gli elementi che, in questi mesi, hanno suscitato una ridda di polemiche e di putiferi mediatico-istituzionali relativamente al programma di Rai3 #Cartabianca e ai suoi ospiti.
NADANA FRIDRIKHSON BIANCA BERLINGUER
Basti ricordare le diatribe sui compensi di Andrea Scanzi ospite remunerato della trasmissione; la sua sospensione dal programma per aver saltato la fila per la vaccinazione; la sua rissa con il professore no vax Alberto Contri; il caso dell'alpinista "tuttologo" Mauro Corona prima cacciato per un commento sessista contro la conduttrice poi, per caparbio volere di quest'ultima, reintegrato contro la stessa volontà del Direttore di Rai3 Franco Di Mare;
e last but not least le infinite polemiche sulle dichiarazioni estreme del docente della Luiss Alessandro Orsini e sul suo contratto rescisso per intervento di Di Mare e dallo stesso Fuortes, con tutti gli strascichi del caso.
Come sottolineato da Michele Anzaldi, immediatamente prima di presentarsi in Vigilanza Fuortes era passato da Palazzo Chigi per una visita al Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Roberto Garofoli, con il quale è facile intuire che abbia discusso le future prerogative della Tv pubblica in materia di approfondimento e informazione.
Quello che, assieme a Dagospia, avevamo definito il "lodo #Cartabianca" in riferimento alla risoluzione tesa a regolamentare le ospitate nei talk show attualmente bloccata in Commissione di Vigilanza e che nasceva dalle tante controversie nate nel programma della Berlinguer, si è di fatto consolidato nelle "linee guida" per la futura Rai stilate dal Ministero dello Sviluppo Economico e illustrate da Carmelo Caruso sul quotidiano La Repubblica.
Linee tese in primo luogo a "riaffermare la leadership Rai rafforzando l'offerta dei contenuti di approfondimento giornalistico". Che per quanto concerne la Tv pubblica, secondo quanto dichiarato da Fuortes in Vigilanza, non saranno più prerogativa dei talk show, maggiormente indicati secondo il vertice Rai per affrontare argomenti leggeri.
Fra le righe, evinciamo noi, si prefigura dunque una inesorabile sentenza di morte per #Cartabianca che ormai quasi certamente non vedrà sorgere il sole della prossima stagione televisiva - tanto che per Bianca Berlinguer si stanno studiando già nuovi progetti come anticipato da TvBlog.
IL RITORNO DI ANDREA SCANZI A CARTABIANCA
Ma se la nuova tv pubblica di Draghi non è una Rai per #Cartabianca, non sembrerebbe profilarsi neppure tale per il suo ospite fiore all'occhiello, ovvero Alessandro Orsini, vittima in questi giorni di una sorta di damnatio memoriae che vede una corsa generale a "disconoscerlo".
Valerio Valentini sul Foglio fa per esempio notare come il Dis tardi a fornire al Copasir chiarimenti sulla collaborazione tra Orsini e il Dipartimento delle Informazioni per la Sicurezza, e come i dirigenti dei servizi vecchi e nuovi stiano prendendo le distanze dal docente della Luiss. Università che, dal canto suo, prima ha chiuso l'Osservatorio sulla Sicurezza Internazionale diretto da Orsini per poi oscurarne anche i siti internet relativi.
bianca berlinguer alessandro orsini
Senza contare il lungo articolo di Claudio Gatti sulla Stampa - falcidiato nella versione cartacea, ma consultabile integralmente online - nel quale vengono contestati al docente della Luiss i "titoli" per disquisire della materia su cui discetta in Tv, ovvero la guerra. Una teoria confutata da Salvatore Cannavò del Fatto Quotidiano, testata per la quale scrive anche Orsini, secondo il quale la disamina di Gatti si basa su accuse dei professori che "odiano" il biondo collega. Che in ogni modo non ha nulla da temere: qualora non dovesse trovare posto nella Rai prossima ventura, egli è già atteso con trepidazione laddove non si chiude la porta a nessuno. In politica, ovviamente.
2. I VERTICI RAI STUDIANO REGOLE NUOVE PER I TALK «NIENTE PIÙ COMPENSI AGLI OPINIONISTI»
Daniele Dell'orco per “Libero quotidiano”
Ci voleva la guerra in Ucraina e il caso scoppiato con il contratto firmato da Alessandro Orsini con CartaBianca, il programma condotto da Bianca Berlinguer su RaiTre (poi stracciato per le sue posizioni "filorusse"), per spingere la Rai a rivedere i criteri di assegnazione del gettone di presenza per gli ospiti dei talk-show trasmessi sulle reti pubbliche.
BIANCA BERLINGUER E GLI OSPITI DI CARTABIANCA
Mercoledì, durante la sua audizione in commissione di Vigilanza Rai, l'amministratore delegato Carlo Fuortes ha detto: «Stiamo ragionando in azienda su eventuali policy, personalmente penso che l'ospite che partecipa non debba ricevere un emolumento, ma ciò andrà discusso con il direttore e con il consiglio».
Certo, è piuttosto singolare che il dibattito sia stato innescato dalla comparsa degli opinionisti "putiniani", come se prima della guerra fossero sempre stati retribuiti tutti profili autorevoli e meritevoli (specie durante due anni di pandemia in cui se ne sono sentite di tutti i colori), ma insomma, l'applicazione di una certa parsimonia all'uso di denaro pubblico non è mai una cattiva notizia.
Allo stesso modo, comunque, si potrebbe dire "meglio tardi che mai" anche sulla riconsiderazione da parte dei vertici Rai del talk-show in generale come prodotto televisivo fatto di informazione e intrattenimento: «Negli ultimi anni c'è stato un abuso dell'utilizzo del format del talk-show nella televisione pubblica», ha proseguito Fuortes, «ma non credo che il talk-show sia la forma ideale per l'approfondimento giornalistico. Penso sia più adatto ai temi leggeri, all'intrattenimento».
Mamma Rai sembra essersi accorta che l'equilibrio fondativo del cosiddetto infotainment sia ormai totalmente stravolto e che penda troppo a favore dello spettacolo fino a scadere nel trash, e che quindi possa essere necessario ripartire da due filoni separati, indipendenti, magari paralleli: l'approfondimento giornalistico e culturale da una parte, lo show dall'altra.
STOP AI TUTTOLOGI
Anche perché, come ammesso dal dirigente del servizio pubblico, molti di questi spazi ormai di informazione ne fanno ben poca: «L'idea di chiamare giornalisti o scienziati e di improvvisare su qualsiasi tema non credo possa servire per fare un buon servizio pubblico. È l'opposto di quanto fatto dalla Rai per lunghissimo tempo, facendo tra l'altro un ottimo servizio pubblico, penso a Zavoli o a Biagi. L'approfondimento è l'opposto dell'intrattenimento con persone che parlano un po' di tutto».
Basta tuttologi, insomma. E basta dittatura dello share, che non può essere «l'unico criterio di valutazione di un programma», soprattutto quando viene pilotato con la scelta di profili contrapposti per addobbare a pennello i ring per le risse che tanto piacciono al pubblico social. Sarebbe davvero un indirizzo di buon senso, anche se chissà quanto, alla prova dei fatti, compatibile con le necessità commerciali.
AUTONOMIA EDITORIALE
In commissione ha tenuto poi banco un altro tema di grande attualità: quello delle influenze straniere (russe) sul servizio pubblico. Il presidente della Vigilanza Alberto Barachini ha in questo senso richiamato l'iniziativa del Copasir (Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica) che sta cercando di svolgere «un approfondimento sulla ingerenza straniera e sulla attività di disinformazione, anche al fine di preservare la libertà e l'autonomia editoriale e informativa da qualsiasi forma di condizionamento, con particolare riferimento al conflitto tra Russia e Ucraina».
bianca berlinguer mauro corona
Barachini fa eco a Fuortes parlando della necessità di introdurre nuove policy non solo sui format dei programmi e sulla retribuzione degli ospiti, ma anche sulla profilazione degli ospiti stessi. Il riferimento, nello specifico, è alle figure accusate di diffondere la propaganda del Cremlino.
L'audizione, infine, si è soffermata sul caso di Gennaro Sangiuliano, il direttore del Tg2 intervenuto nel fine settimana alla convention di Fratelli d'Italia a Milano. Fuortes ha annunciato l'apertura di un procedimento nei confronti di Sangiuliano che avrebbe «fatto richiesta per la moderazione di un dibattito» salvo poi tenere un proprio intervento: «Chiederanno spiegazioni a Sangiuliano e poi vedremo come procedere, perché c'è una differenza tra la richiesta e la prestazione eseguita».
gennaro sangiuliano bianca berlinguer foto di bacco
Infine, una battuta sul canone Rai. Siccome «l'azienda è soggetto passivo» deve uniformarsi a quanto verrà deciso da governo e parlamento in merito alle modalità di riscossione: «È indispensabile però che gli introiti da canone non diminuiscano, siamo in una situazione finanziaria molto deli cata».
CARLO FUORTES MARINELLA SOLDIcarlo fuortes foto di bacco
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