ROTTURA DI CASSAZIONE PER GUARINIELLO - DOPO AVER DATO PER PRESCRITTO IL REATO DI DISASTRO AMBIENTALE, GLI ERMELLINI SCARICANO LA COLPA SULLA PROCURA, PARLANDO DI “PROCESSO NATO MORTO”, “IMPOSTATO MALE”: ERA GIÀ TUTTO PRESCRITTO NEL 1998

Grazia Longo per “la Stampa

 

CASSAZIONECASSAZIONE

Un conto sono le dichiarazioni ufficiali con cui la Cassazione ribadisce che il disastro ambientale per l’amianto dell’Eternit «è realmente avvenuto, ma non è stato possibile procedere con una condanna perché il reato è da tempo prescritto». E che le vittime, «non erano oggetto del processo che, riguardava infatti esclusivamente il disastro».


Un altro, ben più caustico e allarmante, le dichiarazioni off records degli Ermellini che bollano la causa intrapresa a Torino come «un processo nato morto», «impostato male» e che potrebbe «addirittura vanificare l’inchiesta bis per omicidio volontario poiché i fatti oggetto di indagine sembrerebbero proprio essere gli stessi del maxiprocesso, ossia le morti da amianto e patologie correlate».

 

All’indomani del verdetto che ha annullato la condanna a 18 anni del magnate svizzero Stephan Schmidheiny, la Suprema Corte interviene per i ribadire la bontà della sua scelta. Certo, solo le motivazioni chiariranno definitivamente il quadro. Ma la posizione della prima sezione penale, presieduta da Arturo Cortese, già s’intravede da come ha accolto le osservazioni del sostituto procuratore Francesco Iacoviello sulla mancata contestazione dell’omicidio da parte di Guariniello in relazione al disastro ambientale. 
In sostanza, viene fatto notare, già nel 1998 era tutto prescritto e i magistrati di Torino avrebbero potuto, e forse dovuto, percorrere un’altra strada.

 

Raffaele GuarinielloRaffaele Guariniello

Per non parlare poi del «divieto di processare due volte la stessa persona per una stessa condotta anche se in un processo per disastro ambientale e nell’altro per omicidio volontario». Dalla Cassazione filtra inoltre la convinzione che «se ci sono delle parti lese è meglio mandarle subito davanti al giudice civile per la causa risarcitoria che almeno in parte potrà indennizzare il danno subito anche in mancanza di accertamento della responsabilità penale».

 

Come è accaduto per i familiari delle vittime di Ustica: «Non si è trovato nessun colpevole dopo anni e anni di indagini e processi, ma alla fine un po’ di giustizia le cause civili l’hanno ristabilita e lo Stato ora paga i risarcimenti».


Un po’ di sfiducia deve essere comunque serpeggiata anche tra i parenti delle vittime Eternit, considerato che due terzi delle parti civili hanno preferito raggiungere transazioni extragiudiziarie.
 

ETERNIT ETERNIT

E comunque, in un comunicato ufficiale - scelta decisamente inusuale per la Cassazione - ribadisce fermamente che «oggetto del giudizio dell’udienza del 19 novembre 2013 era esclusivamente l’esistenza o meno del disastro ambientale». 


Non le vittime, dunque. Infatti «non erano oggetto del giudizio i singoli episodi di morti e patologie sopravvenute, dei quali la Corte non si è occupata». Il documento degli Ermellini è importante anche perché contribuisce a sgomberare il campo dagli equivoci sulla natura del loro verdetto. Non siamo infatti di fronte a un’assoluzione, ma a una cancellazione della condanna a causa della prescrizione del reato.

processo eternit   casale monferrato  9processo eternit casale monferrato 9

 

Si legge nel testo firmato dal consigliere Raffaele Botta, responsabile dell’ufficio stampa: «La sussistenza del disastro è stata affermata dalla Corte».  Ma c’è un ma, che riguarda appunto «l’avvenuta prescrizione del reato». L’evento, viene rilevato, «si è consumato con la chiusura degli stabilimenti Eternit, avvenuta nel 1986, data dalla quale è iniziato a decorrere il termine di prescrizione».

 

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