CATTIVI MAESTRI IN CATTEDRA – IL COMUNE DI ORSARA DI PUGLIA, IN PROVINCIA DI FOGGIA, VOLEVA CONFERIRE A RENATO CURCIO UN RICONOSCIMENTO SENZA DIRE CHE E’ STATO IL FONDATORE DELLE BRIGATE ROSSE - LE PROTESTE FANNO SALTARE TUTTO: L’ASSOCIAZIONE PARTIGIANI D'ITALIA SMENTISCE DI AVER PATROCINATO L’INIZIATIVA...
Giorgio Gandola per “la Verità”
Scuola internazionale di Studi per la pace di Orsara (Puglia, Daunia, Foggia).
Aveva saputo che lì, alle 17.30, doveva esserci un seminario dal titolo «Analisi sociale sulle condizioni di vita in alcune istituzioni italiane», dedicato a temi ai quali è sensibile: la situazione nelle carceri, negli orfanotrofi, nelle cliniche per gli anziani. Tony fa volontariato, per lui il seminario era imperdibile; doveva essere una cosa seria perché c' era il patrocinio dell' amministrazione comunale ed era sponsorizzato dall' Associazione nazionale partigiani che premierà il relatore. Il Professore avrebbe dovuto essere l' uomo sul palco con il microfono in mano, sulle cui parole sarebbe stato utile prendere appunti. Renato Curcio.
Tony non sa niente di più, se non che questo signore è un sociologo, si occupa di tematiche legate alla disabilità e alle immigrazioni, argomenti perfetti per ottenere sovvenzioni pubbliche e private per la sua cooperativa editoriale e sociale dal nome dolcemente ungarettiano: Sensibili alle foglie.
Questo c' era scritto nella presentazione pubblicata su Foggia Today. Una gran brava persona, a tal punto che il sindaco di Orsara, Tommaso Lecce, avrebbe dovuto indossare la fascia tricolore per tributargli un riconoscimento da parte dell' Anpi, in quanto nipote benemerito dell' Armando Curcio, partigiano della divisione Garibaldi morto a 21 anni «lottando per la libertà».
arresto curcio franceschini archivio alberto coppo
Avrebbe potuto andare avanti per decine di minuti, ore, forse giorni a leggere la brochure dell' evento (il mitico storytelling renziano) annunciato con i violini e poi fatto saltare ieri sera, con un sussulto di buon senso. Ci avrebbe trovato approfondimenti di ogni genere: sulle carceri, su uomini e donne con problemi psichici, sull' arte, la formazione e il teatro come strumenti per combattere «il malessere delle persone».
Ma da nessuna parte, neppure in una nota a margine, in un inciso stampato nel corpo del bugiardino dei farmaci o delle clausole delle assicurazioni, Tony avrebbe trovato una notizia non del tutto marginale. Prima di fondare la cooperativa sociale, nel 1971 - con l' effetto di aumentare la capienza degli orfanotrofi e di diminuire quella degli istituti per anziani -, Renato Curcio fondò le Brigate Rosse, gruppo terroristico di estrema sinistra che con attentati, rapine e omicidi imperversò in Italia negli Anni di piombo.
Il Professore sociologo dalle cui labbra Tony avrebbe rischiato di pendere domani alle 17.30 fu arrestato nel 1974, evase l' anno dopo, fu ripreso, condannato a 28 anni per costituzione di associazione sovversiva, mandante morale di alcuni omicidi e non si è mai dissociato. Tony a questo punto avrebbe alzato il sopracciglio per capire. Roba da vecchi: non ha mai rinnegato quella stagione, limitandosi a prendere atto che la guerra era finita e che si poteva passare a occuparsi d' altro. Una delle sue frasi più celebri, che ancora oggi fa fremere di piacere certi happy few con le borse sotto gli occhi e la sdraio a Capalbio, è infatti: «Che la nostra generazione sia stata sconfitta è ormai un luogo comune. Quel che non mi è chiaro è chi, in realtà, abbia poi vinto la partita».
Decine di morti fabbricati a mano li chiama partita. L' importante è che l' abbia persa lui e che non dimentichi la scia di sangue che s' è lasciato alle spalle. Sia chiaro, nessuno vorrebbe negargli il diritto di parlare della sua esperienza nel percorso di redenzione.
Ma sarebbe stato singolare che Comune, Anpi, Scuola internazionale che organizzavano la conferenza nella stessa regione dove nacque Aldo Moro (ucciso dalle Br, non da un' auto targata Brindisi), avessero come avvertito fino all' ultimo, fino al tardivo ripensamento, la pelosa necessità di nascondere ciò che soprattutto è stato Renato Curcio. Non un prigioniero di moda, non l' uomo sbagliato, non un manovale riciclatosi intellettuale di quella che Francesco Cossiga definiva «la nota lobby». Ma un terrorista.
Neppure lui, orgoglioso difensore delle proprie deliranti scelte, nell' età della saggezza (ne ha appena compiuti 77) arriverebbe a chiedere il diritto all' oblio. Per la Storia non esiste. Nella Storia vince sempre quel vizio che l' ex pm Gherardo Colombo un giorno definì «il vizio della memoria».
arresto di curcio e franceschini br
Tony, che a questo puntò non dovrà bersi la lezione di bontà e dedizione alle buone cause di uno dei fondatori delle Brigate Rosse (con la moglie Mara Cagol e Alberto Franceschini), sappia comunque un paio di altre facezie sul Professore e sulle sue credenziali. La prima è una dichiarazione di Marco Boato, rilasciata ad Aldo Cazzullo per il libro I ragazzi che volevano fare la rivoluzione: «Fondò le Brigate Rosse nel 1971, ma già due anni prima ai tavolini dei caffè mi spiegava la differenza fra la guerra di guerriglia di Che Guevara e la guerra di popolo di Mao, sostenendo la superiorità di quest' ultima». La seconda è la smentita di Guido Viale all' ipotesi che Lotta Continua avesse a suo tempo chiesto alle Br di confluire in un' unica organizzazione: «L' opinione che c' eravamo fatti di Curcio era tale che escludo che Giorgio Pietrostefani abbia potuto chiedergli di venire con noi». Troppo pericoloso.
alberto franceschini renato curcio
Acqua passata, e del resto Curcio su un palco c' è già salito. Ma per tutti i Tony di vent' anni che domani avrebbero potuto ascoltarlo a Orsara è fondamentale sapere chi è stato per giudicare ciò che dice.
Paradosso, alla fine la cosa più sensata arriva dall' Anpi: «Siamo completamente estranei a questa manifestazione», dice Michele Galante, presidente dei partigiani di Foggia. «Rendiamo onore a questo partigiano che ha combattuto ma non sappiamo nulla della manifestazione e non siamo stati nemmeno invitati». Amen.