CI VOLEVA TRUMP PER FARE LA TREGUA A GAZA – È VERO CHE L’ACCORDO TRA ISRAELE E HAMAS È FRUTTO DELL’AZIONE DIPLOMATICA DI BIDEN, MA È STATO L’INVIATO DEL TYCOON, STEVE WITKOFF, A CONVINCERE NETANYAHU A CAPITOLARE. E LO HA FATTO CON LE CATTIVE: PROSPETTANDO UNA RIDUZIONE DEGLI AIUTI MILITARI ALLO STATO EBRAICO – IL CESSATE IL FUOCO PASSERÀ CON I VOTI DELL’OPPOSIZIONE, MA DA DOMANI “BIBI” RISCHIA GROSSO: I DUE PARTITI DI ULTRA DESTRA DI BEN GVIR E SMOTRICH MINACCIANO DI USCIRE DAL GOVERNO E FAR CADERE IL PREMIER…
CRISI NOTTURNA TRA NETANYAHU E SMOTRICH SULL'ACCORDO'
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(ANSA) - Il motivo del ritardo nell'annuncio del primo ministro israeliano sull'accordo di cessate il fuoco e rilascio degli ostaggi è "la crisi con il ministro sionista religioso Bezalel Smotrich e gli sforzi di Netanyahu per garantire l'integrità del governo dopo l'approvazione dell'accordo".
Lo riferisce una fonte molto vicina al dossier citata dalla tv pubblica Kan. Secondo la fonte, gli uffici di Smotrich e Netanyahu erano molto vicini ad un'intesa durante la notte ma è intervenuta una crisi e attualmente "Smotrich rappresenta una vera minaccia per la sopravvivenza del governo".
IL VOLTAFACCIA DI NETANYAHU FA INFURIARE LA DESTRA RELIGIOSA
Estratto dell’articolo di Fabio Tonacci per “la Repubblica”
https://www.repubblica.it/esteri/2025/01/16/news/netanyahu_accordo_hamas_israele_destra-423941763/
La svolta è arrivata di shabbat , quando in Israele di solito niente si muove. E invece sabato scorso, a metà mattina, Steve Witkoff, l’inviato di Trump in Medio Oriente, ha preteso di incontrare Benjamin Netanyahu.
BENJAMIN NETANYAHU DONALD TRUMP
[… Netanyahu alla fine ha accettato ciò che Witkoff gli stava chiedendo a nome del prossimo inquilino della Casa Bianca: sbloccare la trattativa di Doha prima dell’insediamento del 20 gennaio. Quattro giorni dopo, la tregua a Gaza è siglata, ma Netanyahu rischia di pagarne un prezzo politico salato.
Witkoff è stato chiaro. «Se non saranno liberati al più presto gli ostaggi, l’inferno che scatenerà Trump non sarà solo per Hamas… ». Gli analisti politici israeliani ipotizzano che l’inviato del tycoon abbia prospettato seriamente al premier una possibile riduzione del sostegno militare allo Stato ebraico. O comunque un mutato approccio diplomatico su questioni per lui cruciali come la lotta all’Iran, l’espansione degli insediamenti in Cisgiordania e la normalizzazione dei rapporti con l’Arabia Saudita.
È un fatto che dopo quell’incontro, la bozza per il cessate il fuoco a Gaza è diventata d’un tratto accettabile, nonostante sia nella sostanza la stessa presentata sette mesi fa da Biden.
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[…] Netanyahu dovrà tenere d’occhio quel che già si agita nella sua coalizione. La destra messianica e radicale è contraria alla tregua, l’unica linea ammessa è l’intransigenza, la guerra a oltranza fino alla resa di Hamas.
Insieme, i tre partiti che la compongono e che sorreggono il governo contano 14 seggi alla Knesset: Potere ebraico di Itamar Ben Gvir ne ha 6, il Partito sionista religioso di Bezalel Smotrich ne ha 7, Noam ne ha 1. Considerato che la coalizione si regge su 68 seggi, 8 in più della maggioranza assoluta, i voti di Ben Gvir e Smotrich sono cruciali per governare.
trump con netanyahu con i ministri degli esteri di bahrein e emirati arabi uniti
Il primo, ministro della Sicurezza nazionale, ha già detto che intende rassegnare le dimissioni se l’accordo sarà approvato - oggi dal gabinetto di sicurezza e dal Parlamento. «Invito il collega Smotrich a fare lo stesso», ha detto. Ma il ministro delle Finanze prende tempo: va ribadendo che la tregua è «una pessima notizia per la nazione » e si mostra fermamente contrario, però non sembra intenzionato a lasciare la coalizione. […]
Gli scenari sono questi: senza i voti di Ben Gvir e Smotrich, l’accordo alla Knesset passa lo stesso con l’appoggio già dichiarato dei centristi e dell’opposizione. Se poi si dimette solo Ben Gvir, il governo resta in piedi anche se per poco.
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A lungo andare gli ostacoli sulla strada dell’esecutivo israeliano si moltiplicheranno, e non tanto per i tre procedimenti giudiziari che pendono sulla testa del premier, quanto per la necessità di riconoscere l’Autorità palestinese come interlocutore per il dopoguerra a Gaza ma anche come pre-condizione posta dal principe saudita Mohammed bin Salman per intavolare il discorso della normalizzazione.
Dopo il massacro del 7 ottobre, Netanyahu aveva promesso che avrebbe cambiato tutto il Medio Oriente. Quindici mesi dopo, la Striscia di Gaza, il Libano, la Siria e anche l’Iran non sono più quelli di prima, non c’è dubbio. E tuttavia Hamas sopravvive […]. Anche un giornale moderato e solitamente istituzionale come il Jerusalem Post non può fare a meno di notare che […] «l’accordo di tregua incentiva la tattica della presa degli ostaggi», «saranno rilasciati migliaia di terroristi di Hamas, centinaia dei quali hanno il sangue sulle mani», e «Hamas, alla fine, è ancora in piedi ».
bombardamenti sulla striscia di gaza 9 ottobre 2023 preghiera per i funerali di yahya sinwar a khan younis, gazaSINDROME DEL COLONO IRRITABILE - MEME BY SHILIPOTI sfollati palestinesi in fuga combattimenti a gaza gaza distrutta dai bombardamenti israeliani BENJAMIN NETANYAHU E ISRAEL KATZ VISITANO LA STRISCIA DI GAZA
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