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COLPI DI TACCHETTO (LUCA) - SU “OGGI” IL MEMORIALE DELL’ARCHITETTO PADOVANO LIBERO DOPO 15 MESI DI PRIGIONIA (CON LA COMPAGNA) IN AFRICA: “LA PRIMA NOTTE DOPO IL SEQUESTRO ME LA SONO PROPRIO FATTA SOTTO. SONO DIVENTATO ANCH'IO UN UOMO DEL DESERTO, HO IMPARATO A LEGGERE LE STELLE E SONO RIUSCITO A LIBERARMI SEGUENDO LA LUCE DI VENERE…"

Anticipazione da “Oggi”

 

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«Sono diventato anch'io un uomo del deserto, ho imparato a leggere le stelle e sono riuscito a liberarmi seguendo la luce di Venere». Lo scrive Luca Tacchetto nella prima puntata del memoriale pubblicato nel numero domani in edicola di OGGI.

 

Il giovane architetto padovano sequestrato con la sua compagna Edith Blias il 17 dicembre 2018 in Burkina Faso e fuggito assieme a lei il 12 marzo scorso dopo una prigionia durata 15 mesi, da metà marzo si trova in isolamento da Covid-19 nella casa dei genitori a Vigonza (Padova), ha avuto il tempo di mettere ordine nei suoi ricordi e ha deciso di raccontare la sua avventura sul settimanale OGGI.

 

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Nella prima puntata in edicola, si legge il resoconto di un incredibile viaggio a bordo di una vecchia auto di famiglia, attraverso Italia, Francia e Spagna, il passaggio di Gibilterra e la discesa in Marocco, Sahara Occidentale, Mauritania, Mali e Burkina Faso, deciso mesi prima per portare aiuto a un amico impegnato in un villaggio del Togo.  Si vivono le fasi concitate e spaventose del sequestro: «Ne ho contati sei. Il turbante copriva i loro volti e lasciava scoperti solo gli occhi. Ognuno di loro imbracciava un Kalashnikov. Mi sono sentito gelare… Edith e io ci siamo guardati e abbiamo pensato la stessa cosa.  Ci piantano una pallottola in testa, fanno un video e addio. La prima notte me la sono proprio fatta sotto».

 

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Poi la solitudine della prigionia tra le dune del deserto e la fuga disperata attraverso il nulla: «Mi hanno tenuto in catene giorno e notte. Sono andato avanti così per mesi, poi per buona condotta, mi hanno incatenato solo di notte. Ero rassegnato. Ma a gennaio Edith è tornata (prima era separata da lui, ndr). Mi scoppiava il cuore di gioia. Eravamo stremati.

 

Ma in quel vuoto assoluto, il solo fatto di vederci vivi e di essere nuovamente insieme ha liberato energie che non sapevamo più di avere. Con l’arrivo di Edith, mi hanno tolto le catene anche di notte. Avevo l’unico obbligo di consegnare acqua e sandali prima di andare a dormire. Ma chi dormiva? Da quel momento abbiamo pensato solo a scappare».

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